11° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Dopo una lunga pausa siamo di nuovo qui a commentare le nostre poesie preferite, poiché è ufficialmente riaperto il Poeticforum!!! :HIPP:HIPP

Si procede sempre allo stesso modo: ogni partecipante propone una poesia (che può essere SUA, ovvero da lui/lei scritta) e poi, dopo che tutti hanno proposto qualcosa, si commentano una ad una.

A voi la parola, anzi il verso :mrgreen:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Philip Larkin - Sia questo il verso



Mamma e papà ti fottono.
Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno.
Ti riempiono di tutte le colpe che hanno
e ne aggiungono qualcuna in più, giusto per te.

Ma sono stati fottuti a loro volta
da imbecilli con cappello e cappotto all’antica,
che per metà del tempo facevano moine
e per l’altra metà si prendevano alla gola.

L’uomo passa all’uomo la pena.
Che si fa sempre più profonda, come un’insenatura.
Esci, dunque, prima che puoi
e non avere figli tuoi.
 

bouvard

Well-known member
Un giorno esisterà la fanciulla e la donna - R.M. Rilke

Un giorno esisterà la fanciulla e la donna
il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile,
ma qualcosa in sé
qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine,
ma solo a vita reale: l'umanità femminile.
Questo progresso trasformerà l'esperienza dell'amore,
che ora è piena d'errore, la muterà a fondo,
la riplasmerà in una relazione da essere umano ad essere umano
non più da maschio a femmina.
E questo più umano amore somiglierà
a quello che noi faticosamente prepariamo,
all'amore che in questo consiste
che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda.
 

maclaus

New member
Esser poeti - Maclaus

Esser poeti
è un gran privilegio:
si guarda alla vita
con occhi diversi
e in ogni momento
si trova un suo pregio.

Esser poeti
è un pegno d'amore:
si combatte, si soffre
e si cercan parole,
forse banali,
ma dettate dal cuore.

Esser poeti
è assaporare la vita:
viverla appieno,
poich'ella fugge
e nemmeno t'avverte
quando è finita.

Ma essere poeti
è pure demagogia:
quando, talvolta,
imitando i ruffiani,
si vende la merce
come grande poesia...
 
G

giovaneholden

Guest
Billy Collins - Lo sviluppo del bambino

Lo sviluppo del bambino

Com'è sicuro che ai pesci preistorici spuntarono le gambe
e lasciarono le spiagge per andare a spasso nelle foreste
sviluppando alcuni verbi irregolari per le loro
prime conversazioni, così anche i bambini di tre anni
entrano nella fase dell'insulto.

Ogni giorno ne arriva uno nuovo che si aggiunge
al repertorio. Stupida Testa di Rapa,
Grossa Faccia di Fogna, Cacca-per-Terra
(quest'ultimo mi suona un po' Navajo)
li strillano dal livello-ginocchia, i musetti
rossi per la sfida.
Niente che Samuel Johnson si sarebbe spaventato a profferire
in un pub, ma in fondo i pargoletti non stanno provando
a distruggere qualche fatuo dilettante dell'Illuminismo.

Stanno solo tormentando i loro colleghi mocciosi
o attirando l'attenzione dei giganti
lassù con i loro cocktail e il fiato cattivo
a dire scemenze baritonali ad altri giganti,
aspettando di insultarli dopo averli ringraziati
per la splendida festa e aver sentito chiudersi la porta.

I grandi risparmiano le fantasie rabbiose
per cose come un martello traditore, catene da neve,
treni in partenza mancati per pochi secondi,
però nei loro cuori adulti sanno bene,
anche se minacciano di spedire Timmy a letto
per queste maniere orribili,
che i loro capi sono Stupidi Ciccioni,
le loro mogli Sceme Testevuote
e che loro, loro stessi sono Signori Cretinetti.
 
P

ParallelMind

Guest
C'era una stupenda poesia d'amore di Blake che avrei voluto postare,ma era troppo triste.
Questa di Salvatore Quasimodo almeno lascia un filo di speranza oltre al rimpianto..

IMITAZIONE DELLA GIOIA
Dove gli alberi ancora*
abbandonata più fanno la sera,*
come indolente*
è svanito l'ultimo tuo passo*
che appare appena il fiore*
sui tigli e insiste alla sua sorte.*

Una ragione cerchi agli affetti,*
provi il silenzio nella tua vita.*

Altra ventura a me rivela*
il tempo specchiato. Addolora*
come la morte, bellezza ormai*
in altri volti fulminea.*
Perduto ho ogni cosa innocente,*
anche in questa voce, superstite*
a imitare la gioia.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
IL SIGNORE D'ORO di Vivian Lamarque

Era un signore d'oro. Un signore d'oro fino, zecchino.
Per il suo carattere duttile e malleabile, per il suo caldo dorato
colore, per il luccichio dei suoi occhi, era un signore molto
ricercato.
I corsi dei fiumi venivano deviati, i fondali scandagliati e setacciati,
ma i signori che affioravano brillavano poco, erano signori
pallidi, opachi, non erano d'oro vero, erano signori falsi.
Non avevano aurifere vene?
No, le loro lente vene scorrevano quasi del tutto essiccate in
direzione dei loro minuscoli cuori, a fatica.
E dov'era il signore d'oro vero?
Lontano, in una casa assolata, pigro e paziente, aspettando di
essere trovato, in un angolino, il signore d'oro luccicava.


Se non arrivano altre proposte domani possiamo iniziare a commentare :wink:
 

Cocci

New member
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
-- Eugenio Montale
 

Cocci

New member
So che può sembrare una scelta banale...però io non amo molto la poesia, anzi di solito la snobbo brutalmente. Questa di Montale è l'unica poesia che riesce a commuovermi. Però non anticipo troppo...
 

maclaus

New member
L'incubo



Voli iperbolici della fantasia
creano figure irreali
che s'inseguono nella stanza
e fissano nella notte
la penombra del niente...
Adesso stai lì,
sospeso nel vuoto:
ti senti cadere,
cerchi un aiuto...
E mentre urli,
e mentre piangi
e cerchi invano un appiglio,
ti accorgi che sudi
e che sei già sveglio...
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Voli iperbolici della fantasia
creano figure irreali
che s'inseguono nella stanza
e fissano nella notte
la penombra del niente...
Adesso stai lì,
sospeso nel vuoto:
ti senti cadere,
cerchi un aiuto...
E mentre urli,
e mentre piangi
e cerchi invano un appiglio,
ti accorgi che sudi
e che sei già sveglio...

Una poesia a testa! Sceglila tra le due che hai proposto e la prossima te la conservi per il dodicesimo :wink:
 

maclaus

New member
Una poesia a testa! Sceglila tra le due che hai proposto e la prossima te la conservi per il dodicesimo :wink:

Chiedo venia:wink: Non avevo compreso il meccanismo... Io come le penso le scrivo, senza guardare "dove"...
Comunque se devo scegliere:?, tengo "Esser poeti" che mi sembra adatta alla discussione:YY
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
In realtà la proposta di Cocci "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale" è già stata commentata in un precedente poeticforum ma, essendo presenti diversi nuovi partecipanti, ho pensato di commentarla comunque, se siete tutti d'accordo :) (anche perché è troppo bella!)

Partiamo con i commenti sulla prima proposta :YY

Philip Larkin - Sia questo il verso


Mamma e papà ti fottono.
Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno.
Ti riempiono di tutte le colpe che hanno
e ne aggiungono qualcuna in più, giusto per te.

Ma sono stati fottuti a loro volta
da imbecilli con cappello e cappotto all’antica,
che per metà del tempo facevano moine
e per l’altra metà si prendevano alla gola.

L’uomo passa all’uomo la pena.
Che si fa sempre più profonda, come un’insenatura.
Esci, dunque, prima che puoi
e non avere figli tuoi.
 

Cocci

New member
Premetto che di solito la poesia non mi piace, non riesco a sentire i profondi echi lirici dentro di me e preferisco di gran lunga la prosa, MA devo anche ammettere che questa prima poesia non può lasciare indifferenti! è di una crudeltà e cinismo incredibile. Partendo dal presupposto della mia "giovine età" e considerando anche che per mia immensa fortuna non ho mai subito traumi particolarmente dolorosi, mi sento di dire che questa visione di Larkin della vita non mi appartiene. Sinceramente credo molto di più nella bellezza dell'esistenza e la considero un dono da regalare a sua volta a nuove vite, perchè possano avere la fortuna di godere anche loro nel bene e nel male del beneficio di questa esperienza.

L’uomo passa all’uomo la pena.
Che si fa sempre più profonda, come un’insenatura.
Esci, dunque, prima che puoi
e non avere figli tuoi.


Questo verso in particolare mi sembra di una cattiveria palpabile! Capisco le difficoltà, i problemi che alle volte dobbiamo superare, però ADDIRITTURA consigliare di farla finita presto e non avere figli, mi sembra eccessivo! Se anche la nostra vita è stata insoddisfacente perchè privare gli altri di una possibile esistenza che potrebbe essere felice e piena di serenità?

Continuo a preferire il mio mondo di arcobaleni e farfalle.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Philip Larkin - Sia questo il verso

La poesia di Larkin non dà adito a dubbi, non si può equivocare, il suo pensiero è lucido e le sue parole sono dirette, affilate come spade. Porta alle estreme conseguenze il pensiero leopardiano, non dà scampo all'uomo, incapace di trovare il positivo nell'esistenza. Non è un paradosso il suo, è pura misoginia, lo trovo purtroppo molto contemporaneo, lui che è nato nel 1922 ed è morto nel 1985, nel delineare un pensiero così distruttivo da negare a se stessi anche il mistero della vita, la sua continuazione.
E' un abisso quello in cui precipita l'uomo durante la sua vita, che di per sé è già una fregatura. anche io mi distacco completamente da questa visione, ma la riconosco in molte per persone che vivono senza riuscire mai a dare un senso alla propria vita, se non di crudele ed ineluttabile destino.
 

maclaus

New member
Questa poesia è l'antitesi del mio mondo poetico.
Nichilista. Disfattista. Estremista.
Non comprerei mai un libro di questo autore...nemmeno se mi pagasse lui.
E' il suo punto di vista. Probabilmente è il riflesso della sua vita...ma la vita per i miei gusti ha un altro sapore, per fortuna...
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
così come inizia però è un vero e proprio pugno nello stomaco, proprio per quel "mamma e papà" che ha un suono e un significato affettuoso e rassicurante, accompagnato a quel "fottono", colloquiale, gergale, volgare, che mai ti aspetteresti dopo. Mi ha colpito moltissimo, aldilà del significato arrivano come un diretto nella mente, rimani spiazzato.
 
P

ParallelMind

Guest


Mamma e papà ti fottono.
Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno.
Ti riempiono di tutte le colpe che hanno
e ne aggiungono qualcuna in più, giusto per te.

Ma sono stati fottuti a loro volta
da imbecilli con cappello e cappotto all’antica,
che per metà del tempo facevano moine
e per l’altra metà si prendevano alla gola.

L’uomo passa all’uomo la pena.
Che si fa sempre più profonda, come un’insenatura.
Esci, dunque, prima che puoi
e non avere figli tuoi.

Poesia tristemente realista,sebbene sia votata principalmente al disincanto e quindi solo ad un risvolto della medaglia.
Ma la poesia infondo,nella sua essenza,non e`forse questo?non mira a scardinare le apparenze,le sovrastrutture e trovare le note di fondo,le cose al di la`del Velo di Maya,disvelando l'essere e tutto cio`di cui si compone l'universo.
E`una denuncia di quanto di piu`sporco e assurdo ci sia nell'animo umano e nei suoi rapporti.
Proprio stasera ho rivisto un bellissimo film "Easy Rider"che affronta tematiche simili con lo stesso approccio del poeta di questa poesia..tutta quella dura cruda infame realta`(del mondo disilluso americano)messa alla luce sotto gli occhi di tutti,quegli stessi occhi incapaci di accettarne il peso e di pagarne lo sconto.
 

Jessamine

Well-known member
Sia questo il verso

Ammetto la mia ignoranza, non conosco questo autore, quindi mi baso semplicemente su quanto letto in questa poesia, e mi rendo conto che forse un'interpretazione del genere possa risultare riduttiva.
Comunque, mi pare ci sia una presa di posizione estrema, ma l'estremismo a me sembra arrivare solamente negli ultimi versi, con questa esortazione ad abbandonare il prima possibile questa vita e a non gettarci altri esseri. Per il resto, mi sembra una visione certo non particolarmente rosea, ma del resto anche abbastanza realistica (o, forse, vicina al mio modo di vedere). Devo fare le stesse premesse di Cocci, ossia che sono giovane e fortunatamente non ho mai subito traumi terribilmente dolorosi, e tuttavia mi trovo ad arrivare a considerazioni diverse su questa poesia.
Del restro trovo difficile negare che "le difficoltà" (passatemi il termine) dei genitori si riflettano sui figli: mi pare impossibile negare che nessuno è perfetto, e anche con le migliori intenzioni, un genitore non sarà mai perfetto nei confronti di un figlio, e non per cattiveria, per incapacità sua o altro, ma perché purtropppo succede, e i nostri traumi, le nostre difficoltà (grandi o piccole che siano) si riflettono sul nostro modo di rapportarci a tutti gli altri, e inevitabilmente anche nei confronti di un figlio. Questo poi non significa che tutti i genitori indiscriminatamente saranno per forza di cose cattivi genitori, o che questi "errori" se così vogliamo chiamarli condizioneranno a tal punto la vita dei propri figli da far preferire loro non essere mai nati, sarebbe decisamente estremo affermare una cosa del genere e mi rendo benissimo conto che questo è costantemente smentito dall'esperienza, però credo che in qualche modo il poeta vglia sottolineare l'incredibile responsabilità che comporta decidere di creare una nuova vita: il mondo può essere qualcosa di atroce, è inutile raccontarsi che non sia così (non per forza lo deve essere, per carità, ma può benissimo darsi che lo sia), e dobbiamo credo fare i conti con il fatto che potremmo non essere dei bravi genitori, che le nostre difficoltà influenzeranno in maniera inimmaginabile la vita di un nostro figlio. Forse è sbagliato concentrarsi solo su questo, probabilmente il poeta intendeva mettere l'accento anche su altro, concentrarsi più su quanto di negativo ci sia nel mondo, ma forse per una mia sensibilità, che ultimamente mi sta portanto spesso a riflettere su questi temi e credo (sarà colpa della mia giovane età, delle insicurezze di ora che poi passeranno, sarà immaturità o voglia di scappare dalle responsabilità, non lo so) che, ora come ora, io (ci tengo a sottolineare che, al contrario della poesia, non voglio generalizzare o esortare altri a fare lo stesso, ma sto parlando solamente della mia personalissima condizione) non vorrei mai avere dei figli, perché sento che non ne sarei all'altezza, sento di avere troppi "problemi con me stessa" e che questo rischierebbe di influenzare troppo in maniera negativa la vita di qualcun altro (e questo non vuole dire che mi sottrarrei a priori ad ogni responsabilità, ma finché posso scegliere... :mrgreen:).
Insomma, mi rendo conto dell'estremismo di questo messaggio, ma non posso nemmeno negare che mi tocchi molto da vicino, e che, per la mia sensibilità, non suoni nemmeno così estrema :wink:.
 
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