Morante, Elsa - Aracoeli

Dorylis

Fantastic Member
Scritto nel 1982, Aracoeli è l'ultimo, intenso, romanzo di Elsa Morante. Tema centrale, costante nell'opera dell'autrice, è il mistero del legame madre figlio. Con una prosa magica ed evocativa, l'autrice - attraverso un io narrante angosciato e deluso - tratteggia il ritratto doloroso di un diverso e del suo viaggio, reale e della memoria, alla ricerca della madre perduta e irraggiungibile. Manuel, non più giovane, vive in solitudine, angosciato dalla propria bruttezza ed omosessualità, e decide di andare a cercare il senso della propria esistenza nella terra natale della madre andalusa, di nome Aracoeli, ormai morta da anni. Sulla spinta di un enthusiasmo�, quasi guidato da un disegno divino, sulle note della memoria (Anda nià, anda que Dios te lo manda), Manuel parte da Milano per El Almendral, un piccolissimo villaggio nel territorio di Almeria: El Almendral io non lo trovai su nessuna carta. Ma intanto quel minimo punto periferico, ignorato dalla geografia, da ultimo era diventato l'unica stazione terrestre che indicasse una direzione al mio corpo disorientato. Il suo era un richiamo senza nessuna promessa, né speranza. Sapevo, al di là di ogni dubbio, che esso non mi proveniva dalla ragione, ma da una nostalgia dei sensi, tale che nemmeno la certezza della sua esistenza non mi era una condizione necessaria. Ha così inizio il viaggio della memoria tra i ricordi dell'infanzia e le impressioni della maturità, in una continua sovrapposizione di luoghi ed immagini alla coscienza presente del fallimento come uomo .

Il racconto, anche se in certi punti manca di fluidità e non segue un flusso temporale preciso ,saltanto disordinatamente dal ricordo al presente, è abbastanza piacevole. 8)
 
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alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
E' l'unico romanzo che ho letto della Morante e credo che leggerò anche gli altri...Leggendo la prima metà del romanzo, a parte l'indiscussa bravura e il bellissimo stile dell'autrice, non sono riuscita a lasciarmi coinvolgere dalla storia nè ad affezionarmi ai personaggi. Ma dopo aver superato un certo punto, nel momento in cui i ricordi d'infanzia di Emanuele legati alla sua vita con la madre Aracoeli cominciano a diventare più nitidi e lentamente si delinea il suo passato, non so come spiegarmi, ma è come se il romanzo fosse "esploso" ; la vita del protagonista, il suo dolore, il suo strazio (è un libro a dir poco struggente) sono diventati anche miei. Ti lascia un po' di amaro in bocca, ma vale assolutamente la pena di leggerlo per intero, anche se all'inizio non dovesse appassionare, come è successo a me.
 

Grantenca

Well-known member
Aracoeli

Ho appena finito di terminare (con una qualche difficoltà) questo libro. della Morante avevo letto, da ragazzo, "L'isola di Arturo" che avevo molto apprezzato. Sarà forse per l'età molto più matura e disincantata ma questo testo mi sembra un'esercizio di perfetta scrittura dove l'autrice mostra tutto il suo grande talento letterario ma, in definitiva, sterile, poichè alla fine della lettura mi sono chiesto: cosa resta?
L'argomento mi sembra forzato e di maniera, anche il carattere dei personaggi non si impone all'attenzione del lettore con la dovuta forza e nitidezza, ed il passaggio continuo tra sogno e realtà appesantisce, a mio avviso, la fluidità della narrazione.
Anche l'espediente del viaggio di ritorno alle origini della madre non mi ha molto convinto.
Ritengo che questa grande autrice abbia fatto opere nettamente migliori.
 

bouvard

Well-known member
Commento con SPOILER

Mi trovo molto in difficoltà a commentare questo libro, perché finora non mi era mai capitato di trovare un libro brutto (leggi da chiudere e lasciarlo a prendere polvere) per metà delle sue pagine e bello (leggi bello) per l’altra metà. Ho trovato le prime 150 pagine lente, pesanti, macchinose, quasi farraginose, a tratti ripetitive, l’unica emozione che riuscivano a trasmettermi è stata una forte antipatia per il protagonista, e mentre ero indecisa se abbandonarlo o trascinarmi in una lettura sterile – solo per un “dovere morale” verso una scrittrice che con L’isola di Arturo e La Storia era riuscita a rapirmi il cuore - ecco che inaspettatamente mi ritrovo a leggere un libro diverso, la storia diventa interessante, appassionante, la scrittura scorrevole e per niente ripetitiva. Non riuscivo quasi a credere che le due metà fossero state scritte dalla stessa mano. La Morante della seconda metà del libro è la “mia” Morante, quella di cui amo leggere i libri, quella della prima metà mi è sembrata troppo inutilmente cervellotica.
Ma ho trovato la seconda metà del libro anche sconvolgente – pur nella sua bellezza - mi faceva quasi male leggerla, se nella prima parte non riuscivo a provare empatia per il protagonista, nella seconda parte non sono riuscita a non infuriarmi per la sua storia. Infatti in questa parte del libro a suscitarmi, non semplice antipatia, ma vera e propria rabbia, sono stati i personaggi che ruotano intorno a lui, ed è davvero difficile stabilire a chi spetta il primato dell’insensibilità, della cattiveria gratuita.
L’Aracoeli del titolo è la madre del protagonista, una donna che non sono riuscita a capire del tutto, e forse proprio per questo neppure a giustificare. Il dolore per la morte della figlia non spiega, secondo me, un comportamento così egoistico, a tratti insensibile verso il figlio, né tantomeno giustifica il suo cambiamento di vita. A tratti madre dolce, sensibile, a tratti egoista, distaccata, francamente non penso che ci sia dolore, infelicità che possa giustificare l’abbandono di un figlio. Ma ancora più incomprensibile mi è sembrato il comportamento del Comandante (il padre del protagonista), il suo distacco, la sua freddezza dovuta forse alla sua educazione molto rigida, il suo non riuscire a parlare con il figlio, ad avere con lui un qualsiasi contatto che si possa chiamare umano e che andasse oltre la semplice formalità, mi hanno scioccata. I nonni – le Statue Parlanti – quasi neppure li ho considerati delle persone nella loro insensibilità, ma d’altronde anche la zia Monda nel suo volersi “disfare” del nipote nei momenti critici non mi è sembrata migliore degli altri.
Aracoeli è un libro in cui domina il senso della solitudine, quella del protagonista, ma non solo la sua. Francamente non ho capito il suo viaggio in Spagna per recuperare le radici materne, visto che alla fine più che una ricerca di “qualcosa” si trasforma in un auto-commiserarsi. Se la prima parte fosse stato scritta con lo stesso pathos della seconda ne sarebbe venuto fuori un altro Capolavoro della Morante, così è invece un capolavoro mancato.
Non so se consigliarvi la lettura o meno, mi sento solo di dire a chi decidesse di leggerlo di tenere duro nella prima parte perché poi leggerà un libro diverso.
 
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alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
A distanza di diversi anni dalla lettura, concordo e ricordo perfettamente la netta differenza tra la prima e la seconda parte e la sgradevolezza del protagonista adulto.
Ricordo che invece non mi ero posta troppi interrogativi su Aracoeli, il suo comportamento mi sembrava tipico di una persona affetta da un serio disturbo mentale e come tale, secondo me - seppur non giustificabile e tantomeno condivisibile - non giudicabile, nel senso che la reazione al dolore non è più controllabile se la ragione ci abbandona.
Ricordo un libro, come dice bouvard, pervaso da un senso di solitudine; tutti i personaggi sono soli, ricordo vagamente la zia come un personaggio tristissimo e il padre totalmente incapace di comunicare.
Secondo me vale decisamente la pena di soffrire durante la prima parte e andare avanti, la seconda parte è straziante ma bellissima.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Elsa Morante era scrittrice raffinatissima. Lontana dalle mode e dalle discipline, scriveva in modo sublime. Questo suo ultimo romanzo è un romanzo sussurrato, quasi in punta di penna e quasi oltre l’abisso della solitudine estrema.

Che la Morante fosse donna lo si nota dalle sue frasi, abilissime, dolci e impreziosite da orpelli senza tempo. Una fragilità interiore che qui racconta disegnando un personaggio quasi allo specchio: un maschio omosessuale, riservato e gentile. Aracoeli è sua madre e sul rapporto tra i due è incentrato praticamente tutto il romanzo, fino alla conclusione. Una conclusione decisamente sopra le righe.

La Morante si fa formalmente perfetta, vien da dire fin troppo, fino a esasperare il dettaglio in paginate infinite. Si perde un po’ il contenuto, quasi ci si annoia, ma (almeno io), non ho potuto lasciare il libro inconcluso. Ero come attratto, come calamitato, da qualcosa di profondo, forse troppo profondo.

Non votato. Consigliato, ma non a tutti indistintamente.

Ps concordo con Alessandra e Bouvard. Il romanzo è fatto di due parti molto diverse tra loro, senz'altro la prima è molto più lenta.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La scrittura della Morante è magica e densa nello stesso tempo, ti incanta tanto è potente e questo è il primo motivo per cui anche questo libro, pur con pecche, è un capolavoro. Scrittori italiani che scrivono come lei ce ne sono pochissimi.
 
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