Ugly Betty
Scimmia ballerina
August è un ragazzo normale, ma con una faccia… straordinaria! Nato con il volto deforme, protetto dalla sua meravigliosa famiglia per i primi dieci anni della sua vita, adesso, per la prima volta, deve affrontare la scuola. Chi gli siederà vicino? Chi lo guarderà dritto negli occhi? Auggie è sfortunato, ma tenace e sa vedere il lato buffo delle cose. Riuscirà a convincere i suoi compagni che lui è proprio come loro, nonostante le apparenze?
Per apprezzare a pieno questo libro bisogna dimenticarsi il finale, che è proprio un'americanata, e immergersi nella vita di August, resa benissimo dall'autore.
La scelta dell'autrice di far narrare la storia ai personaggi, un capitolo ciascuno, mi è piaciuta molto: permette di vedere la stessa realtà sotto vari punti di vista!
Banalmente sembrerebbe voler trasmettere che non bisogna fermarsi apparenze e che, così come non si giudica un libro dalla copertina, non bisogna giudicare una persona dalla faccia. Volendo fare un passo successivo, l'insegnamento potrebbe essere quello di accettare se stessi, così come si è, con tutti i difetti. Solo amando noi stessi, potremo essere amati e accettati dagli altri per quello che siamo veramente. :wink:
In verità questo è un libro per ragazzi, ma a mio avviso può (anzi, deve) essere letto benissimo anche da adulti. Si avrà semplicemente una prospettiva leggermente diversa rispetto a quella di un ragazzino di 14 anni, ma questo, se vogliamo, accade con ogni libro! :wink:
4+/5
Per la cronaca: Palacio è uno pseudonimo, J.R. sono le iniziali del vero nome dell'autrice.
Come è nata l’idea di Wonder?
L’idea mi venuta nel 2007 quando ero seduta su una panchina con i miei due figli e ho visto passare una bambina che aveva evidentemente la sindrome di Treacher-Collins, una rara malattia ereditaria che colpisce le fattezza di una persona lasciando inalterato tutto il resto. Ciò che mi ha colpito non è stata la ragazzina ma la mia reazione: sono stata presa dal panico, temevo che mio figlio di tre anni vedendola avrebbe reagito urlando come aveva fatto alla festa di Halloween. Mi sono alzata di scatto come punta da una vespa, ho chiamato l’altro figlio mi sono allontana di corsa. Alle mie spalle ho sentito la madre della ragazzina che con voce molto calma diceva ”Forse è ora di tornare a casa”. Mi sono sentita un verme e non riuscivo a dimenticarmi di quest’esperienza.
Poi, quando ho sentito la canzone di Natalie Merchant WONDER, una canzone dedicata ad un bambino disabile, mi è venuta in mente la prima frase del mio libro. E così ho iniziato, il libro si è quasi scritto da solo.
Da una intervista con The Telegraph.
Per apprezzare a pieno questo libro bisogna dimenticarsi il finale, che è proprio un'americanata, e immergersi nella vita di August, resa benissimo dall'autore.
La scelta dell'autrice di far narrare la storia ai personaggi, un capitolo ciascuno, mi è piaciuta molto: permette di vedere la stessa realtà sotto vari punti di vista!
Banalmente sembrerebbe voler trasmettere che non bisogna fermarsi apparenze e che, così come non si giudica un libro dalla copertina, non bisogna giudicare una persona dalla faccia. Volendo fare un passo successivo, l'insegnamento potrebbe essere quello di accettare se stessi, così come si è, con tutti i difetti. Solo amando noi stessi, potremo essere amati e accettati dagli altri per quello che siamo veramente. :wink:
In verità questo è un libro per ragazzi, ma a mio avviso può (anzi, deve) essere letto benissimo anche da adulti. Si avrà semplicemente una prospettiva leggermente diversa rispetto a quella di un ragazzino di 14 anni, ma questo, se vogliamo, accade con ogni libro! :wink:
4+/5
Per la cronaca: Palacio è uno pseudonimo, J.R. sono le iniziali del vero nome dell'autrice.
Come è nata l’idea di Wonder?
L’idea mi venuta nel 2007 quando ero seduta su una panchina con i miei due figli e ho visto passare una bambina che aveva evidentemente la sindrome di Treacher-Collins, una rara malattia ereditaria che colpisce le fattezza di una persona lasciando inalterato tutto il resto. Ciò che mi ha colpito non è stata la ragazzina ma la mia reazione: sono stata presa dal panico, temevo che mio figlio di tre anni vedendola avrebbe reagito urlando come aveva fatto alla festa di Halloween. Mi sono alzata di scatto come punta da una vespa, ho chiamato l’altro figlio mi sono allontana di corsa. Alle mie spalle ho sentito la madre della ragazzina che con voce molto calma diceva ”Forse è ora di tornare a casa”. Mi sono sentita un verme e non riuscivo a dimenticarmi di quest’esperienza.
Poi, quando ho sentito la canzone di Natalie Merchant WONDER, una canzone dedicata ad un bambino disabile, mi è venuta in mente la prima frase del mio libro. E così ho iniziato, il libro si è quasi scritto da solo.
Da una intervista con The Telegraph.