Perseguitato dalle visioni provocate dallo shining, la luccicanza, il dono maledetto con il quale è nato, e dai fantasmi dei vecchi ospiti dell'Overlook Hotel dove ha trascorso un terribile inverno da bambino, Dan ha continuato a vagabondare per decenni. Una disperata vita on the road per liberarsi da un'eredità paterna fatta di alcolismo, violenza e depressione. Oggi, finalmente, è riuscito a mettere radici in una piccola città del New Hampshire, dove ha trovato un gruppo di amici in grado di aiutarlo e un lavoro nell'ospizio in cui quel che resta della sua luccicanza regala agli anziani pazienti l'indispensabile conforto finale. Aiutato da un gatto capace di prevedere il futuro, Torrance diventa Doctor Sleep, il Dottor Sonno. Poi Dan incontra l'evanescente Abra Stone, il cui incredibile dono, la luccicanza più abbagliante di tutti i tempi, riporta in vita i demoni di Dan e lo spinge a ingaggiare una poderosa battaglia per salvare l'esistenza e l'anima della ragazzina. Sulle superstrade d'America, infatti, i membri del Vero Nodo viaggiano in cerca di cibo. Hanno un aspetto inoffensivo: non più giovani, indossano abiti dimessi e sono perennemente in viaggio sui loro camper scassati. Ma come intuisce Dan Torrance, e come imparerà presto a sue spese la piccola Abra, si tratta in realtà di esseri quasi immortali che si nutrono proprio del calore dello shining. Uno scontro epico tra il bene e il male, una storia agghiacciante e meravigliosa, un ritorno al fantastico e all'horror dei primi lavori di King. Doctor Sleep inquieta e fa paura, ma soprattutto commuove ed emoziona.
Il grosso problema di questo libro è la prolissità nella prima parte. Fino al 50% non succede niente, King si limita a gettare le basi per quella che sarà una lotta all’ultimo sangue tra le due protagoniste femminili indiscusse del romanzo. Capisco, figlio mio, che devi preparare il terreno per inquadrare il background familiare/psicologico/sociale dei personaggi, però nell’economia della trama mi chiedo cosa c’entri la storyline di Andi, novella Jucas Casella, oppure tutta la prima fase post-Overlook Hotel con Danny ancora bambino. Il succo del mio discorso è che ci sarebbero almeno 100 pagine da sforbiciare. E a me che non amo i mattoni sono pesate parecchio. Quando si arriva al 50% si entra nel vivo della vicenda (alla buon’ora) e a quel punto sono il primo ad ammettere che non riesci più a staccare dalle pagine perché vuoi sapere come va a finire, nonostante l’esito sia piuttosto prevedibile e mezzo telefonato. Anzi, non solo prevedibile, io l’ho trovato fin troppo a tarallucci e vino. Molto, troppo semplicistico e sbrigativo il modo in cui Danny si sbarazza dei membri del Nodo e sinceramente anche la sfida finale tra Abra e Rose dura un tiro di schioppo, forse due paginette (alla Harry Potter che fa fuori Voldemort in quattr’e quattr’otto, per intenderci).
Per quanto riguarda il personaggio di Danny, ho trovato banale da parte di King farlo finire alcolizzato come il padre e inventarsi questa dote da “accabadora” dello zio Sam. Che dire degli altri protagonisti? Mi lascia piuttosto perplesso il fatto che un dottore e un padre di famiglia, così dal nulla, maneggino con tanta disinvoltura pistole e fucili e non abbiano remore o la minima esitazione ad uccidere altre persone. Vabbè.
Il libro è scritto bene, sia chiaro, il Re sa il fatto suo e su questo non si discute, però quello che sindaco è l’eccessiva lunghezza (a tratti la prima parte è soporifera) e la prevedibilità di certe scelte. Nella nota dell’autore King dice che la pulce nell’orecchio che lo ha pungolato fino a decidersi a scrivere questo romanzo gliel’ha messa a una sessione di autografi un fan, che gli chiese che fine avesse fatto il piccolo Danny Torrance di Shining. Ecco, mi sento di dire che saremmo vissuti benissimo lo stesso anche senza saperlo.
Il grosso problema di questo libro è la prolissità nella prima parte. Fino al 50% non succede niente, King si limita a gettare le basi per quella che sarà una lotta all’ultimo sangue tra le due protagoniste femminili indiscusse del romanzo. Capisco, figlio mio, che devi preparare il terreno per inquadrare il background familiare/psicologico/sociale dei personaggi, però nell’economia della trama mi chiedo cosa c’entri la storyline di Andi, novella Jucas Casella, oppure tutta la prima fase post-Overlook Hotel con Danny ancora bambino. Il succo del mio discorso è che ci sarebbero almeno 100 pagine da sforbiciare. E a me che non amo i mattoni sono pesate parecchio. Quando si arriva al 50% si entra nel vivo della vicenda (alla buon’ora) e a quel punto sono il primo ad ammettere che non riesci più a staccare dalle pagine perché vuoi sapere come va a finire, nonostante l’esito sia piuttosto prevedibile e mezzo telefonato. Anzi, non solo prevedibile, io l’ho trovato fin troppo a tarallucci e vino. Molto, troppo semplicistico e sbrigativo il modo in cui Danny si sbarazza dei membri del Nodo e sinceramente anche la sfida finale tra Abra e Rose dura un tiro di schioppo, forse due paginette (alla Harry Potter che fa fuori Voldemort in quattr’e quattr’otto, per intenderci).
Per quanto riguarda il personaggio di Danny, ho trovato banale da parte di King farlo finire alcolizzato come il padre e inventarsi questa dote da “accabadora” dello zio Sam. Che dire degli altri protagonisti? Mi lascia piuttosto perplesso il fatto che un dottore e un padre di famiglia, così dal nulla, maneggino con tanta disinvoltura pistole e fucili e non abbiano remore o la minima esitazione ad uccidere altre persone. Vabbè.
Il libro è scritto bene, sia chiaro, il Re sa il fatto suo e su questo non si discute, però quello che sindaco è l’eccessiva lunghezza (a tratti la prima parte è soporifera) e la prevedibilità di certe scelte. Nella nota dell’autore King dice che la pulce nell’orecchio che lo ha pungolato fino a decidersi a scrivere questo romanzo gliel’ha messa a una sessione di autografi un fan, che gli chiese che fine avesse fatto il piccolo Danny Torrance di Shining. Ecco, mi sento di dire che saremmo vissuti benissimo lo stesso anche senza saperlo.