Vivere senza lavorare. Cosa ne pensate?

Dallolio

New member
Vorrei invitare i forumlibrosi a riflettere su questo argomento che un paio di anni fa venne in primo piano per un libro proprio con questo titolo. Alcune mie considerazioni:
1) Secondo me il culmine della felicità non si giunge nel non - lavoro, che non può che portare alla lunga, al tedio esistenziale e alla solitudine. A mio avviso una condiziona ideale sarebbe quella di fare un lavoro che piace, che impegni per 6 ore al giorno per al massimo 4 giorni di settimana.
2) Il non-lavoro se frutto di una scelta può in effetti portare alla possibilità di leggere e acculturarsi di più, tuttavia è necessario che sia una scelta del soggetto e non il portato della situazione in cui s vive; nessuno insomma deve restare dissoccupato senza che questa sia una libera scelta.
3) Coloro che portano alle estreme conseguenze questi ragionamenti sono i senzafissa dimora, che rifiutano tutta la società contemporenea, ma non il denaro che essa può regalare.

Pareri? Opinioni?
 

malafi

Well-known member
Mi piacerebbe poterti rispondere a ragion veduta ... dopo averci provato :mrgreen:

A parte gli scherzi, un'esistenza senza lavoro - retribuito o meno che sia, perchè volontariato, faccende domestiche, ecc... sono di certo un lavoro - non me la immagino proprio.
Anche se tutti noi sogniamo di vivere in una perenne vacanza in crociera dai Caraibi all'Antartide fino alle cime del Nepal, credo che ce ne stancheremmo, se il tutto non fosse collegato a qualcosa di concreto (anche solo scriverci un libro).

Concordo sul fatto che l'ideale sarebbe un lavoro di 3/4 giorni a settimana (meglio 3 che quattro :mrgreen:): per questo farei un patto col diavolo.:ad:
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Lavorare e guadagnarsi da vivere penso sia indispensabile a tutti per una questione di autostima e di realizzazione personale! :wink:
 

Reid

Member
Lavorare e guadagnarsi da vivere penso sia indispensabile a tutti per una questione di autostima e di realizzazione personale! :wink:

Non sono particolarmente d'accordo; tu pensi così perché rivedi negli altri un minimo del tuo carattere volitivo, ti assicuro che parecchi miei colleghi, volentieri non lavorerebbero e non farebbero nulla...
 

SALLY

New member
Credo che la felicità sia fare un lavoro che piaccia e appassioni, in quel caso non esistono feste e orari perchè in realtà ti diverti, nel caso contrario, purtroppo buttiamo via 3/4 della nostra vita per sopravvivere e pagare....non nascondo che a volte ho invidiato i clochard.
Io ho perso il lavoro 2 anni fa, quel lavoro dove entravo alle 9 e uscivo alle 18, senza mettere fuori il naso nemmeno per mangiare, ora lavoro in posti diversi e part-time, ho la metà dei soldi di prima e il doppio del tempo, ma sono sicuramente più felice e meno isterica, ho avuto così modo di coltivare un hobby che ora mi dà qualche guadagno extra, ed è facile che certe sere sia ancora li alle 2 o le 3 di notte...e non mi pesa per niente, anzi...mi dispiace mollare li....:YY
 

Karmelj

New member
Vivere senza lavorare è la vita ideale, ma poi si arriva a un punto che ci si annoia e ci si sente inutili.

Poi c'è gente che si adatta a fare tutto, anche ciò che non sognava di fare, altri che non fanno nulla di ciò che non gli piaccia o se sono costretti lo fanno senza motivazione.

Io ammetto di appartenere alla seconda categoria
 

Jessamine

Well-known member
Fare un lavoro per sopravvivere ma che non da alcuno stimolo e alcuna soddisfazione dubito possa portare alla minima realizzazione personale. Tuttavia, appunto, non tutti possono permettersi di scegliere. Voglio dire, credo anche io che fare un lavoro che ci gratifica, che amiamo e che ci appiassiona, e farlo magari 4 giorni alla settimana per sei ore, sarebbe meraviglioso, ma parliamoci chiaro, quanti possono permettersi di farlo?
Ormai ho rinunciato a sperare in un lavoro che mi piaccia e mi appaghi, e allora quello in cui spero è solo un lavoro che non mi faccia tornare a casa frustrata, che mi lasci il minimo di tempo ed energie (mi accontento anche solo del dopocena e della domenica, eh) per coltivare quanto basta i miei interessi.
Perché se si trattasse di non lavorare ma di avere comunque le possibilità economiche di impegnare il mio tempo libero con tutti i miei interessi, dedicandomi interamente a loro, allora ci metterei la firma, ma se si parlasse di rifiutare il lavoro per andare a vivere sotto un ponte allora il gioco non vale la candela, ovviamente per me :wink:.
In ogni caso, fra un paio d'anni sarà il lavoro a rifiutare me, e mi troverò come tanti neolaureati a vivere senza un lavoro, e allora forse potrò contribuire con cognizione di causa a questa discussione :mrgreen:
 

darida

Well-known member
Io faccio un lavoro che mi piace, se solo le tante gratificazioni professionali avessero anche un maggiore riscontro economico sarebbe perfetto, ma non si può avere tutto. Compenso adattando il più possibile le mie-nostre esigenze personali al lavoro e non il contrario. Non sono più una giovincella, ma al momento preferisco ancora lavorare, detesto annoiarmi :)
 

apeschi

Well-known member
Il problema, secondo me, non e' vivere senza lavorare, e' riuscire da un lato a fare un lavoro che ci piaccia, ci realizzi e ci permetta di vivere dignitosamente soddisfacendoci.
Il problema e' riuscire a lavorare per vivere e non vivere per lavorare. (e non voglio sembrare crozza che imita renzi... :mrgreen: )

Si tratta anche di definire cosa si intenda per lavoro.
Se per lavoro si intende una attivita' che consenta di guadagnare il necessario per vivere, a volte, purtroppo, e' necessario anche adattarsi, adeguarsi, pur di riuscire a portare a casa i soldi necessari per poter vivere. Purtroppo non sempre si riesce a fare il lavoro che piace, a sentirsi realizzati per il proprio lavoro, ad avere le giuste gratificazioni (non parlo di quelle finanziarie) con il lavoro.

Spesso ci si sente sfruttati, si fa un lavoro perche' e' necessario farlo per poter guadagnare il denaro necessario per vivere.

Alla fine cosa succede? Succede che si lavori per poter avere i soldi necessari per poter coltivare i propri hobbies, i propri interessi, e per fare cio' si finisce per lavorare gratis, anzi spendendo quanto si guadagna per fare qualcosa che ci possa gratificare.
Cosa sono alla fine gli hobbies, se non lavoro fatto nel tempo libero pagando invece di venire pagati per farlo?
L'assurdo e' che si passi la vita a fare un lavoro che ti stressa per poi passare il tempo libero per fare un'attivita' che ti possa realizzare (che spesso e' piu' impegnativa del lavoro ufficiale), spendendo per poterla fare. (Pensandoci siamo pazzi).

Alla fine, per assurdo, (tolti i soldi per vivere), uno lavora come un matto per avere i soldi per comprarsi oggetti, strumenti, che poi lo porteranno a spendere energie e soldi per fare qualcosa che ci arricchisce interiormente che non ci rende ma ci fa spendere.

Uno fa l'impiegato, sgobba e poi spende i soldi in viaggi a scattare fotografie comprandosi fotocamere ed obiettivi costosi, oppure fa il fotografo e poi passa il tempo a coltivarsi l'orto, oppure fa il contadino e poi spende i soldi per comprarsi un computer, o torna a casa e si occupa di cucina ... eccetera, eccetera... :? :? :mrgreen: (Sto esagerando ovviamente)... Per fortuna ci sono tanti casi di gente che sa realizzarsi sul lavoro. Non voglio sembrare pessimista e disfattista.

Il problema e' che non e' facile riuscire a fare cio' che piacerebbe, inoltre la differenza e' che un hobby uno lo fa per gratificare se' stesso, con i propri ritmi, senza obblighi temporali, mentre un qualsiasi lavoro, per quanto bello ed interessante possa essere, deve sempre e comunque essere fatto per accontentare chi ce lo commissiona nei tempi richiesti.

Tutto questo per dire cosa? Se vincessi la lotteria e potessi vivere di rendita, non avrei dubbi e smetterei istantaneamente di lavorare. Il giorno dopo pero' mi inventerei una qualsiasi attivita', un qualsiasi impegno, che, indipendentemente dal fatto che possa farmi guadagnare oppure no, possa inventarmi liberamente giorno dopo giorno, senza vincoli, senza obblighi, ma per il puro piacere di farlo. Magari anche lo stesso identico lavoro che faccio ma senza obblighi e con vincoli imposti solo da me.

Cioe' non concepirei mai una vita di ozio, ma una vita ricca e piena di interessi, di attivita' che possano gratificarmi, di qualsiasi genere, in cui io possa decidere se e quando farla, senza nessuno che possa farmi pressioni, che possa disporre del mio tempo, che possa decidere cosa io debba fare ma comunque dinamica.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Domande, giusto per ragionare:

Una vita contemplativa è ozio ?

Trascorrere l'esistenza in clausura è ozio ?

Passare ore giornate notti a ragionare sulla vita sull'universo su dio è ozio ?

Farlo non avendo incombenze materiali, per istituzione o per ricchezza, è ozio ?

Dove sta il confine tra pazzia e santità, tra filosofia e autismo, tra ozio e cerebralita' ...

Vivere senza lavorare è vivere senza fare nulla ?

Lavorare è vivere ? Vivere è lavorare ?

Cosa è lavorare ?

Cercare risposte è lavorare ?
 

darida

Well-known member
Domande, giusto per ragionare:

Una vita contemplativa è ozio ?

Trascorrere l'esistenza in clausura è ozio ?

Passare ore giornate notti a ragionare sulla vita sull'universo su dio è ozio ?

Farlo non avendo incombenze materiali, per istituzione o per ricchezza, è ozio ?

Dove sta il confine tra pazzia e santità, tra filosofia e autismo, tra ozio e cerebralita' ...

Vivere senza lavorare è vivere senza fare nulla ?

Lavorare è vivere ? Vivere è lavorare ?

Cosa è lavorare ?

Cercare risposte è lavorare ?

domande oziose my dear :mrgreen:
e soggettive,e contradditorie, io ad es.sono una pigra che detesta non fare nulla :wink:
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
domande oziose my dear :mrgreen:
e soggettive,e contradditorie, io ad es.sono una pigra che detesta non fare nulla :wink:

Sottilmente ironica...
Ti apprezzo per questo

Ma si sarà capito che quell'accozzaglia di quesiti mirava a considerare se non lavorare sia necessariamente oziare

:wink:
 

Lin89

Active member
La risposta, tutt'altro che semplice, anzi intricata e complessa (e le domande di Hotwireless lo fanno capire benissimo), è nell'Oblomov di Gončaròv. :D
 

darida

Well-known member
La risposta, tutt'altro che semplice, anzi intricata e complessa (e le domande di Hotwireless lo fanno capire benissimo), è nell'Oblomov di Gončaròv. :D

eccola là! perfetto lin :wink: la corrente oblomovista risponde ad ogni domanda :mrgreen: grande romanzo, nessuna noia mentre leggi tutte le possibili sfumature dell'ozio secondo Goncarov :wink:
 

darida

Well-known member
Sottilmente ironica...
Ti apprezzo per questo

Ma si sarà capito che quell'accozzaglia di quesiti mirava a considerare se non lavorare sia necessariamente oziare

:wink:

naturalmente no, non lavorare in senso classico e retribuito :BLABLA non significa per forza oziare ma seguire il personale bioritmo, il mio, ripeto, prevede più di una sosta fisica,il cervello se vuole può anche continuare a lavorare, ma da sdraiato
:mrgreen:
 

Grantenca

Well-known member
Il tema è veramente accattivante!! L'ideale sarebbe fare un lavoro che piace e per cui si è portati (artisti, sportivi ecc....) Se poi c'è un riscontro economico importante che ti permetta di vivere comodamente è "il non plus ultra". Ma è per pochi.... Da ragazzo, di famiglia molto modesta, amavo svisceratamente le vacanze estive. Tre mesi e mezzo di libertà assoluta da impegni nei quali coltivavo con grande passione tutte le attività ludiche da oratorio e nelle quali riuscivo benissimo... MA LA COSA IMPORTANTE E' CHE RIUSCIVO DISCRETAMENTE A SCUOLA NON PERCHE' AMASSI LE MATERIE DI STUDIO, MA PERCHE' AVEVO IL TERRORE DI NON AVER L'ESTATE COMPLETAMENTE LIBERA DA IMPEGNI. Successivamente, all'istituto tecnico, avevo un patto con i miei che se avessi perso l'anno scolastico avrei rinunciato alla scuola. Era una molla sufficiente per un regolare impegno scolastico, soprattutto quando vedevo molti miei coetanei che, dopo la suola media, facevano apprendistato in officine, falegnamerie, fabbrichette ecc.... e pensavo, giustamente, che la scuola era comunque meglio. Pertanto, pur essendomi accorto già dai primissimi anni, di essere molto più interessato alle materie umanistiche che a quelle tecniche, ho terminato regolarmente gli studi. Dopo di che avendo necessità economiche urgenti e non avendo molte possibilità di scelta, ho lavorato tutta la vita in attività relative al mio diploma, raggiungendo un livello decoroso anche se non eccelso, che mi ha comunque permesso una vita economica decente con la mia famiglia. Probabilmente se avessi potuto svolgere una attività più vicina ai miei interessi, forse sarei riuscito meglio e comunque avrei avuto una migliore salute mentale, che ho cercato di preservare coltivando qualche hobby compatibilmente con gli impegni di famiglia. A mente fredda però la consapevolezza di aver vissuto con i miei mezzi, senza dover niente a nessuno, attenua questi rimpianti e penso realmente che avrebbe potuto andarmi meglio, ma anche peggio.
Ora sono in pensione e rifiuto categoricamente ogni impegno di lavoro che mi viene proposto. La mia più impegnativa attività ora, oltre che praticare il gioco del biliardo e seguire il calcio (alla televisione....non ho più l'età da "curve") è la lettura, disordinata.
Certo, la felicità è un'altra cosa.
 
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