Eugenides, Jeffrey - La trama del matrimonio

velmez

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Madeleine Hanna era l'unica laureanda a non aver capito. Siamo, significativamente, all'inizio degli anni Ottanta, e mentre tutti gli altri attorno a lei leggono Roland Barthes e studiano lo strutturalismo ("la prima cosa che profumava di rivoluzione"), Madeleine rimane felicemente attaccata a Jane Austen, George Eliot e Henry James. Un po' troppo elegante per i gusti dei suoi amici bohémien, Madeleine è la studentessa perfetta e avvenente la cui vita amorosa non è mai stata all'altezza delle proprie aspettative. Ma ora, all'ultimo anno di università, si è iscritta al corso di semiotica: visto che tutti ne parlano, sedotti e affascinati, vuole almeno capire di cosa si tratta. Non sa che da quel momento, indipendentemente dallo studio, per lei vita e letteratura non saranno più le stesse. Tutto cambia quando, imbattutasi nei "Frammenti di un discorso amoroso" ed essendone rimasta folgorata, decide di cedere al fascino di Léonard Bankhead, un giovane dallo strano carisma che soffre di profonde crisi depressive, fino a convincersi di esserne davvero innamorata. Ma siccome la vita spesso sembra giocare con quei romanzi che Madeleine ha tanto amato, ricompare anche all'improvviso Mitchell Grammaticus, un vecchio amico che ha preferito dedicarsi allo studio delle religioni, ossessionato dall'idea che Madeleine è la donna della sua vita. Nel corso di un anno, da quando si laureano e muovono i primi passi nel mondo, si vedranno costretti a rimettere in discussione tutto quello che hanno imparato...

Libri abbastanza interessante da un certo punto in poi... anche il finale non è affatto scontato... stile molto scorrevole, certo non un capolavoro (ho preferito di gran lunga Middlesex) ma anche questo libro ha qualcosa per cui vale la pena leggerlo... Questo scrittore si immedesima bene con i "casi umani"!
 

Jessamine

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Mi sono avvicinata a questo romanzo con tanta curiosità e qualche aspettativa, dopo essermi imbattuta mesi fa nel piacevolissimo incontro con Le vergini suicide, che mi aveva colpita e toccata profondamente. Insomma, se un autore non lo si può giudicare da un solo romanzo, speravo di poter trovare qui una conferma delle impressioni più che positive che Eugenides mi aveva suscitato.
Insomma, ho cominciato a leggere con l'animo decisamente bendisposto. E forse è stato questo a “fregare” Jeffrey, perché accanto al mio animo bendisposto, inevitabilmente, anche l'aspettativa cresceva, e quando alla fine mi sono resa conto che questa aspettativa non era stata per niente rispettata la delusione è stata forse più cocente.
Certo non posso nemmeno dire che La trama del matrimonio non mi sia per niente piaciuto, sarebbe una bugia: Eugenides sa scrivere, ha uno stile scorrevole che prende per mano il lettore e lo invita a gettarsi a capofitto nelle sue trame, il libro si fa leggere con piacere e non si sente il bisogno di staccare dopo poco, i temi sono potenzialmente interessanti e fecondi... eppure qualcosa non va.
La trama di questo matrimonio - di questa relazione tra la bella Madeleine, ragazza di buona famiglia, vittorianista, studentessa brillante ma non eccezionale, con Leondard, giovane dall'intelligenza sopra le righe, tormentato dalla psicosi maniaco-depressiva, e infine Mitchell, giovane appassionato di religione, alla ricerca di sé stesso, di una sua identità spirituale e non solo, follemente innamorato dell'ideale di una donna - fatica ad essere concepita come vera e propria trama. Non è un intreccio di fili diversi volta a formare un tessuto unitario, ma piuttosto sembra un dipanarsi di fili in direzioni diverse, colma di divagazioni, con a volte qualche intreccio, certo, ma non basta un nodo a formare un tessuto. Sembra quasi che Eugenides abbia voluto cercare di infarcire il suo romanzo di tutto, di tantissimi temi e spunti (la complessità delle relazioni, la malattia mentale, il viaggio spirituale, la semiotica, critica letteraria...) fino a perdere le redini della sua stessa trama. E' come se lo stesso Eugenides fosse rimasto travolto dalla mole di temi che avrebbe voluto trattare, che alla fine gli sfuggono di mano e si confondono, si mescolano e perdono la forza che potenzialmente potrebbero avere.
Ed il castello di carte crolla.
Restano sprazzi, spunti, scene che trovano forza e si imprimono nella mente del lettore, ma si tratta solamente di momenti. Nel complesso l'intero romanzo si rivela una bolla di sapone: qualcosa di curioso, di piacevole, ma di talmente effimero da scoppiare senza lasciare tracce evidenti nelle sensazioni del lettore (e questo sia in positivo che in negativo).
Eppure non voglio pensare che Le vergini suicide sia l'eccezione per quanto riguarda Eugenides, quindi seguirò i consigli delle tante recensioni che esortano a “dimenticare” questa Trama del matrimonio per dare importanza a quello che viene acclamato come il capolavoro di Jeffrey, Middlesex, e speriamo in bene.
 
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