Wells, Herbert George - Il paese dei ciechi

bouvard

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Questo breve racconto è stato scritto da Wells nel 1904, quando ancora era possibile immaginare che esistesse qualche luogo sperduto della Terra non ancora raggiunto dalla civilizzazione. In effetti il villaggio al centro del racconto, non era proprio estraneo alla civiltà, in quanto in un lontano passato aveva avuto contatto con gli spagnoli, ma poi a causa di un cataclisma naturale era rimasto completamente isolato e il "sapere" acquisito grazie a quei contatti si era perso.
Con il passare delle generazioni si era verificata anche un'altra anomalia, gli abitanti del villaggio erano diventati ciechi, ed avevano imparato ad organizzare la propria vita facendo affidamento sugli altri sensi.
Nunez, il protagonista del racconto, arriva in questa valle a causa di una caduta durante un'arrampicata. Egli resta all'inizio perplesso, perché pur avendo sentito parlare del "paese dei ciechi", come tutti pensava fosse solo una leggenda. Con la presunzione dell'uomo che vede e che pensa di avere qualcosa in più degli altri cerca all'inizio di spiegare ai ciechi cosa significa "vedere" e cosa sia la "vista", ma tutti i suoi tentativi vengono messi in ridicolo. Quando viene preso per pazzo, comincia a pensare di poter sfruttare il suo vantaggio - la vista - per dominare questa gente. "In terra di ciechi il monocolo è re" perciò non pensa di trovare ostacoli al suo tentativo. Ma le cose non sono così scontate.
La lettura è scorrevole, ma si ha la costante sensazione che dietro quello che si legge vi sia qualcosa di ben più profondo. Cosa è davvero questo racconto? Una condanna dei danni compiuti dalla dominazione spagnola sulle popolazioni andine e in generale una condanna per ogni forma di dominazione/oppressione tra popoli? Una condanna della presunzione umana, visto la pochezza del nostro sapere? Una condanna dell'inutilità e della inconcludenza degli atteggiamenti da "partito preso"? Probabilmente tutto questo ed altro ancora.
 
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estersable88

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Nel paese dei ciechi è un raccontino di appena sessanta pagine su cui si potrebbe stare a parlare per delle ore, tanti sono gli spunti, le suggestioni, le esattezze e le imprecisioni sui ciechi che ci regala. Pubblicato per la prima volta ad inizio Novecento, Nel paese dei ciechi (o Il paese dei ciechi secondo il titolo originario), risente molto delle conoscenze scientifiche e della cultura dell'epoca: Wells era egli stesso uno scienziato evoluzionista e le convinzioni – oggi ampiamente superate - che negli anni in cui scriveva imputavano l'insorgere della cecità a germi o imperfezioni genetiche permeano il racconto.
Nuñez, un viaggiatore colombiano al soldo degli inglesi, in seguito ad un incidente precipita in una valle luminosa e verdeggiante in cui scorge casupole dalla forma e dai colori alquanto strani; scorgendo l'ordine, la singolare geometria e la totale assenza di asperità nel terreno, finalmente egli comprende di essere giunto nel leggendario Paese dei ciechi di cui si favoleggia senza che nessuno l'abbia effettivamente visto da decenni se non secoli. Egli è giunto, effettivamente, in una valle circondata da monti e rocce, i cui abitanti da quindici generazioni sono afflitti da un morbo che li rende completamente ciechi; nessuno di loro ha mai visto la luce, anzi, nessuno di loro ha la minima idea di cosa sia la vista, né tantomeno che ci sia un altro mondo oltre le rocce che racchiudono la loro valle conosciuta e familiare. Così, quando Nuñez con la sua superiorità, i sogghigni, la spocchia, il tono saccente e vagamente professorale da vedente avvantaggiato e più colto degli stolti ciechi, giunge a portare la buona novella della vista e a parlare di luna, stelle, sole, cielo, Bogotà, mondo, città… quelli lo considerano un idiota, appena nato e perciò imperfetto, malato, pazzo. Decisamente avvincente, ironica, sagace l'avventura di quest'uomo che si inoltra con fare da sapiente in qualcosa che non conosce. Il finale dà da pensare, ma nel complesso il racconto getta interrogativi e apre a riflessioni molto, molto interessanti. Un racconto breve che merita più riletture e può dare la stura a molte discussioni.
 
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