Mastrocola, Paola - E se covano i lupi

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Di fronte ad un libro intitolato ‘E se covano i lupi’, che ha rappresentati in copertina un lupo seduto su una poltrona intento a leggere un libro e, accanto, un’anatra con tre uova in mano, non si può non rimanere sorpresi. Se poi, spinti dalla curiosità, si ha il coraggio di prendere in mano il libro per leggerne la quarta di copertina, si scopre che narra la storia di un lupo filosofo, che ama passare le giornate a pensare e scrivere, ma che improvvisamente decide che vuole diventare meno astratto, e di un’anatra, un’anatra e basta, che svolazza spensierata, cova le sue uova, ma le sembra di non sapere niente del mondo. E così succede che il lupo decide di occuparsi delle uova (ebbene si, l’anatra e il lupo sono, inverosimilmente, marito e moglie) in modo tale che la sua consorte potrà sentirsi libera di viaggiare per il mondo, di scoprirlo e di conoscerlo, mentre lui, covando le uova, cercherà di diventare meno astratto. Tempo a disposizione: 28 giorni, il tempo necessario alle uova per iniziare a schiudersi. L’anatra scoprirà un mondo bizzarro fatto da gatte giornaliste, tacchini manager, struzzi direttori e treni che non si fermano mai. Il lupo, seduto immobile a covare in una prateria, conoscerà un vecchio riccio triste e solitario, che gli terrà compagnia e, da buon amico, lo aiuterà a risolvere i problemi che strada facendo dovrà affrontare. Riuscirà l’anatra a scoprire qualcosa del mondo? E il lupo diventerà meno astratto? Chissà…! Quel che è certo è che, passati i 28 giorni, le uova cominceranno a schiudersi. Cosa si nasconderà al loro interno? Piccoli lupi o piccole anatre?
A questo punto le reazioni possibili sono due: o si sorride curiosi di leggere qualcosa di strampalato e insolito, oppure si ripone il libro pensando che sia una sciocca storia per bambini.
È sì un romanzo-fiaba, ma gli occhi di un adulto possono riuscire a scorgere, per esempio, una riflessione sull’importanza dell’attesa, un valore che oggi è quasi dimenticato: siamo troppo abituati ad avere tutto e subito per ricordarci quanto sia bello aspettare qualcosa.
"...nessuno, in questo mondo, sapeva più cos'era l'attesa.
Tutto era immediatamente a portata di mano, bastava premere un tasto, accendere un computer, mandare un SMS, prendere un aereo, cliccare su un sito. Se un giovane doveva fare una ricerca per la scuola, non occorreva che studiasse i libri, bastava che andasse su internet e scaricasse i dati. Se desiderava una maglietta nuova, non doveva aspettare che fosse Natale o che se la meritasse dopo mesi i buona condotta, se la trovava il mattino dopo nel cassetto, perché la mamma era corsa a comprargliela. I genitori non sopportavano più che i figli vivessero nel desiderio di qualcosa, volevano vederli felici e sorridenti subito. Così, si dimenticarono di insegnar loro l'attesa.
"
In queste righe non si può non notare una critica nei confronti della società moderna e nei confronti del progresso. Paola Mastrocola, che nella vita, oltre a scrivere, fa l’insegnante di lettere in un liceo, non fa mai mancare nei suoi libri delle urla di sfogo da docente stressata alle prese con ragazzi che hanno sempre meno voglia di studiare e che sono sempre più spesso assecondati da genitori che li viziano e non gli fanno mai mancare nulla, facendogli dimenticare cosa voglia dire impegnarsi, attendere e sudare sette camicie per ottenere qualcosa. Ecco, forse l’autrice torinese, pur facendo delle considerazioni tristemente vere, ha una visione un po’ esagerata, catastrofica e soprattutto stereotipata del mondo dei giovani del duemila, che emerge benissimo nel libro “Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare”.
Ma adesso torniamo alla nostra Anatra e al nostro Lupo. Non si può non notare la stranezza di questa coppia: chi hai mai sentito parlare di un’anatra che sta assieme ad un lupo? Nessuno. Al massimo il lupo se la mangia l’anatra! Forse l’autrice vuole farci riflettere sul fatto che Amore non guarda in faccia a nessuno, e che due persone possono amarsi e stare assieme indipendentemente dal loro sesso e dalla loro specie. “Omnia vincit amor, et nos cedamus amori.”, diceva il buon Virgilio, che tradotto per chi non mastica il latino vuol dire: “L'amore vince tutto, e noi cediamo all'amore.” Cosa cambia allora se ad amarsi sono un uomo e una donna, due uomini, due donne o un lupo e un’anatra? Evidentemente nulla, questo vuole comunicarci l’autrice raccontandoci la storia di un’insolita e bizzarra coppia fuori da ogni schema.
Insomma, vedete che dietro ad una favola che può sembrare banale, si nascondono riflessioni più profonde. Ma non è detto che queste arrivino a tutti. Prendendo spunto dalla tecnica appresa leggendo Foto di gruppo con signora di H. Boll, che si serve delle testimonianze delle persone che hanno conosciuto la protagonista del romanzo, Leni, per descrivercela, vorrei ora mostrarvi due giudizi opposti su questo libro.
Tale Alea, su aNobii, recensisce questo libro così: “E se qualcuno che fa l’insegnante facesse solo quello, e non anche lo scrittore? Imparate ragazzi la struttura base della favola: animali umanizzati e morale esplicita. Disaminate tutte le problematiche del mondo: i politici corrotti e i giornalisti a caccia di sensazionalismi, il ruolo della donna e quello dell’uomo, il fondamentalismo e il bisogno di lentezza, il consumismo e l’egocentrismo, e infine tutti gli ismi che vi passano per la testa. Ed ora, esercizio di scrittura creativa. È come prendere dei pezzetti di plastilina colorata e impastarli tutti insieme: ne viene fuori una pallottola grigia. Quando si vuole parlare di tutto in termini semplicistici e sempliciotti, alla fine non si parla di niente. E, solo per soffermarmi sui personaggi di quest’ultima “fatica” della Mastrocola, rifletto sulla siderale distanza dalle caratterizzazioni icastiche delle favole classiche, o di quelle contemporanee, colorite e sostanziose (Fortunata e Zorba e la miriade di personaggi “minori” della Gabbianella e il gatto di Sepulveda). Scialbo, banale e insapore.
La disamina delle problematiche del mondo, troppo sempliciotta secondo Alea, è invece apprezzata da chi recensisce con queste parole: “…l'autrice sfodera la sua ironia per prendere in giro un po' tutti: gli insegnanti in esubero, i mass-media, i reality show, l'hi-tech...E anche i riferimenti non sono solo letterari, c'è il lavoro precario, la guerra in Iraq, i TAV e perfino un Premier che affoga nella melma! Nella tenera storia del lupo che cova, nella spasmodica attesa che prelude alla nascita, si fondono i pensieri e le problematiche della vita quotidiana. Un libricino che è quasi una filastrocca, da leggere tutto d'un fiato, che aiuta a (sor)ridere dei nostri vizi e dei nostri paradossi.”
Chi ha ragione? Nessuno, o entrambi. Dipende, anche in questo caso, dai punti di vista.
Prima di concludere, volevo riportarvi quella che ai miei occhi è apparsa come una stupenda descrizione di una biblioteca: "E qui il lupo parlò al gufo di quel meraviglioso luogo chiamato biblioteca, pieno di libri, e di silenzio, e di gente che c'è ma sembra non esserci, quindi non ti disturba ma ti tiene compagnia, così tu ti senti solo ma anche non solo, condizione che è la migliore per studiare, scrivere e pensare: cioè, in una parola, covare."
Ho parlato abbastanza. Ora sta a voi decidere se avrete voglia di gustarvi un libro leggero come la piuma di un'anatra e profondo come il pensiero di un lupo filosofo.

P.S.: questo libro vuole essere il seguito di “Che animale sei? Storia di una pennuta.”, ma può benissimo essere letto da solo.

5/5
 
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