Murakami, Haruki - L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

bonadext

Ananke
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Dalla quarta di copertina:
"Quando vieni tradito dagli unici amici che hai, quando all’improvviso le persone piú care ti voltano le spalle senza una spiegazione, nel tuo cuore si spalanca un abisso dentro il quale è facile precipitare. Tazaki Tsukuru ha convissuto con il dolore di quell’abbandono per troppo tempo. Dopo sedici anni capisce che non può nascondersi per sempre: deve rintracciare gli amici della giovinezza e scoprire il motivo di quel gesto. Ma piú di tutto deve scoprire chi è veramente Tazaki Tsukuru. Il nuovo romanzo di Murakami Haruki è una meditazione sulla natura della felicità, sull’amicizia e il desiderio. Sul prendere coscienza di una cosa: che iniziamo a vivere davvero soltanto quando iniziamo a morire un po’."
 

velmez

Active member
cos'è? cos'è? cos'è?
un nuovo libro di Murakami???
non lo conosco lo voglio!!! :sbav:
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Murakami, mon amour!

Murakami è riuscito a non essere logorroico e ha scritto un bellissimo libro!
Il mio preferito, senza dubbio! :sbav:
L'unica pecca forse è il finale. Io mi ero sognata una conclusione completamente differente...ma giustamente è lui lo scrittore, non io! :mrgreen:
5/5

Consigliatissimo!
 

bonadext

Ananke
Da grande ammiratore di Murakami devo confessare che questo suo ultimo romanzo (che ho letto quest'estate) mi ha deluso totalmente.
Sarà che adoro il Murakami onirico e questo fa parte insieme a “Norwegian wood” e “A sud del confine” ai suoi romanzi realistici, ma a differenza di questi l'ho trovato veramente insignificante, non mi ha lasciato niente, non mi ha trasportato da nessuna parte e non mi ha coinvolto.

Certo è scritto bene e il finale è in pieno stile murakamiano, ma non me la sento di dargli la sufficenza.

Adoro tutti i racconti e i romanzi di Haruki Murakami... ma questo (al contrario di quel che dice Ugly Betty :mrgreen:) non lo consiglierei a nessuno :wink:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
E’ il mio secondo di Murakami, il primo è stato “Kafka sulla spiaggia”, che ho trovato quasi geniale.

Di questo, invece, non sono rimasto particolarmente entusiasta.

Si capisce fin da subito dove vuole andare a parare l’autore e nulla, o quasi, lascia al ragionamento. Ovvi fin da subito i banali riferimenti freudiani che dovrebbero sottostare alla trama.

Sono in sintonia, perfetta, con il commento sopra di Bonadext. Nemmeno io sono stato trascinato da nessuna parte, benché il romanzo sia scritto ben(ino).

Forse Murakami dà il meglio di sé quando si tratta di sognare e, forse, la realtà non gli si addice. Un po’ è questo il senso che ne ricavo dalle prime letture di quest’autore che senz'altro leggerò ancora.

Questo romanzo mi ha deluso.

Votato 2/5
 

velmez

Active member
se non fosse che le parole che escono dalla penna di Murakami hanno il potere di incantarmi questo libro l'ho trovato piuttosto vacuo... in questo caso Murakami ha poco amore per il lettore...
mi ha ricordato un po' La fine del mondo e il paese delle meraviglie...
 

SilviaL

Member
Questo è uno dei libri che ho letto durante la mia assenza dal forum.

È stato il primo libro di Murakami che ho letto perché mi è stato consigliato da qualcuno dopo che gli ho raccontato una cosa che mi è successa qualche tempo fa, una cosa per certi versi simile a quella che succede al protagonista di questo libro.
Per questo non so dare un giudizio oggettivo su questo libro: a me è piaciuto parecchio perché molte cose che vi ho trovato le avrei potute scrivere io, mi ha quasi sconvolto la precisione con cui Murakami riesce a descrivere quello che si prova quando le persone a cui si tienedi più spariscono da un giorno all'altro senza motivo, tanto che in alcuni momenti mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi.

Per cui non so se è un libro che consiglierei a tutti, ma sicuramente ringrazio chi me l'ha consigliato.
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Un altro bel libro di Murakami, ma non è il suo meglio. Trama interessante ma un po' piatta, anche se l'ho sentita parecchio. Qualche sensazione di copia e incolla da altri suoi libri, non eccessiva comunque.
Il finale è il tallone d'Achille di questo libro: ultimo capitolo lentissimo, un po' noiosetto. La storia resta aperta ma va bene, visto il protagonista.

Mi è piaciuto comunque il modo in cui ha trattato il tema della solitudine e dell'isolamento, alias vuoto interiore, nonché la bella analogia sull'amore per mezzo di una stazione.

Come sempre non possono mancare i continui riferimenti al sesso, stavolta più rudi e pesanti del solito, almeno per me.
 
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