Maalouf, Amin - Le crociate viste dagli arabi

Un popolo colto, raffinato, tollerante, all'improvviso si vede assalito da un'orda di barbari ignoranti, assetati di sangue e di potere. Sono spazzati via, massacrati, i fiumi della Galilea si colorano di rosso. Usurpano le terre, violentano le donne, ammazzano gli uomini, schiavizzano i bambini. I luoghi di culto son distrutti, ben che vada trasformati in chiese.
Ci vorranno 90 anni prima che Saladino riconquisti Gerusalemme, ma a differenza dei primi crociati non rade al suolo il Santo Sepolcro, non lo trasforma in moschea, ma vista la litigiosità delle varie confessioni cristiane, ne consegna la chiave ad un musulmano, costui apre e chiude il S. Sepolcro, la sua famiglia le conserva ancora oggi.

L'epopea delle Crociate che immensa risonanza gode nel mondo occidentale, nel vasto impero islamico, visto dal Califfo e dal Sultano di Baghdad è poco più che una scaramuccia. I problemi non arrivano da Occidente, ma da Oriente, l'Islam ha rischiato di esser spazzato via dai mongoli, ma nel momento peggiore i seguaci del Profeta hanno tirato fuori il loro Leone Magno, quello schiavo mamelucco di nome Baibars.

Libro da leggere, insieme con Le crociate di Jean Flori
 

Meri

Viôt di viodi
Non mi ha preso, troppi nomi e troppi avvenimenti simili tra loro. Ciò che mi ha colpito sono le conclusioni dell'autore. Il fatto che il fanatismo presente in una parte del mondo musulmano abbia origini dalle crociate.
Ogni atto ostile nei confronti dell' Occidente è una rivendicazione legittima. Tremendo! Messa così non ne usciremo mai.
 
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