Galbraith, Robert - Il richiamo del cuculo

Dory

Reef Member
Un reduce di guerra congedato perché ha perso una gamba diventa investigatore privato, ma l'attività non va molto bene.
Dopo l'ennesimo litigio con la fidanzata, senza un quattrino, si istalla su una brandina nel suo ufficio, senza potersi nemmeno permettere una segretaria. Ma l'agenzia interinale le manda Robin, molto carina, intelligente ed efficiente, e il fratello di un suo vecchio amico di infanzia, morto molto giovane, lo ingaggia per indagare sulla morte della sua sorellastra. La ragazza era una famosissima modella e la sua morte era stata archiviata tempo prima come suicidio.

Un giallo e basta, un giallo puro, e, secondo me, molto ben congegnato e scritto.
Per la prima metà non mi ha entusiasmato per niente; l'avevo letto a fatica e mollato e ripreso molte volte. La settimana scorsa, l'ho ripreso dopo alcuni mesi e sono arrivata ad un punto dal quale le cose si fanno molto più interessanti, finendolo in un attimo.

Dietro Galbraith, per chi non lo sapesse, si nasconde JK Rowling, la mamma di Harry Potter, che con la trama gialla credo sia una vera maestra. La sua scrittura mi piace moltissimo, è molto figurativa e ricca di dettagli, i dialoghi molto ben scritti.
Però questo lo definirei un esercizio lineare, nel senso che è ben scritto ma non eccezionale, niente che ti fa scuotere davvero, freddino insomma.
Se il libro fosse stato più corto di 1-2 centinaia di pagine credo sarebbe stato un ottimo giallo. Per essere un libro di oltre 500 pagine avrei voluto di più, qualcosa che andasse oltre la trama gialla. Il mio riferimento in questo genere è Fred Vargas, perché i suoi sono i miei gialli preferiti; se penso al numero di pagine mi viene in mente Nei boschi eterni, il mio preferito in assoluto. Se penso invece ai classici,la Christie o Conan Doyle, gialli puri, come questo, non vanno oltre le 200-300 pagine, come pure quelli di altri giallisti classici, Simenon, Rex Stout, che non mi piacciono, però non sono mai molto voluminosi. C'è una ragione secondo me, si deve dare la possibilità al lettore di ricordare.
Nel libro di Galbraith, dopo 2-300 pagine di descrizioni di luoghi e persone e del detective che va qui e là a vedere luoghi e interrogare persone mi stavo annoiando e non memorizzavo nulla. Poi, dopo la metà, quando prende una certa svolta, allora comincia a farsi interessante.
 
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Lark

Member
Appena letto, mi è piaciuto molto. Sono affezionato alla Rowling per una questione nostalgica e forse generazionale (i suoi Harry Potter mi hanno accompagnato nell'adolescenza, leggendo il primo a 11 e l'ultimo a 17 anni) ma questo non mi ha impedito di notare i molti limiti di una serie scritta in un inglese un po' povero e che a livello narrativo e logico fa acqua da tutte le parti. La struttura del giallo non estranea alla saga e al suo stile (in fondo un mistero, un'indagine, una verità da svelare è presente in ogni libro, con tanto di "spiegone" finale alla Poirot) non nutrivo molte aspettative per questo libro, dopo che anche l'altro libro apocrifo (il seggio vacante) mi aveva deluso. Mi sbagliavo.
Lo stile è avvincente, scorrevole, travolgente. La trama è lineare, con una logica perfetta e senza ombre, degna della Christie migliore, con una buona dose di ironia e realismo. Delizioso il personaggio di Robin, originale e ben caratterizzato l'investigatore, Strike - un po' dannatamente sfortunato come molti ispettori dei gialli, ma realistico nel modo di essere e di fare. Promossa, insomma, per il primo libro di una serie con lo stesso protagonista che ne vede per ora altri due.
Lo consiglio, anche a chi non abbia amato Harry Potter!
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Molto carino! Un giallo senza troppe pretese, con personaggi ben caratterizzati, ben scritto e ben pensato. Prova superata, libro assolutamente gradevole!
 

Jessamine

Well-known member
Ammetto che, se non ci fosse stato lo zampino della Rowling, un libro del genere probabilmente non lo avrei mai aperto. I gialli non mi appassionano, e ormai riesco a pensare alla mamma di Harry Potter senza sentirmi in colpa nel riconoscere che è un essere umano che, sì, ha scritto la saga che ha strutturato la mia infanzia, ma non è esattamente un'autrice da Nobel (e va benissimo così).
Il libro è all'altezza di ciò che promette: un mistero discretamente cognegnato, personaggi interessanti che incarnano bene il proprio ruolo, una trama avvincente al punto giusto. Qualcosa che si legge con piacere, pur senza lasciare un segno profondo.
Ci fosse stata un po' piu d'azione mostrata, ma non raccontata, probabilmente la storia mi sarebbe piaciuta ancora di più.
Continuerò a leggere di Cormoran Strike? Può essere. Con calma, senza stracciarmi le vesti dalla gioia, senza aspettarmi nulla di eclatante.
 
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