Zweig, Stefan - La novella degli scacchi

bouvard

Well-known member
Due uomini, il rozzo Czentovic e l’enigmatico dottor B. giocano una partita a scacchi. Ma a fronteggiarsi non sono solo i due uomini, ma anche i due opposti mondi che essi rappresentano. Il dottor B. rappresenta, infatti, quell’Europa colta e raffinata che sembra destinata a soccombere sotto l’avanzata del “nuovo” – il nazismo – di cui Czentovic con la sua ignoranza, rozzezza, è la personificazione.
Ma il dottor B. non gioca semplicemente una partita contro Czentovic - il campione mondiali di scacchi, l’uomo che a mala pena sa leggere, che non sa giocare una partita “alla cieca”, ma che ben comprende il valore dei soldi, tanto da arrivare a “vendere” per soldi il suo aspetto o ogni suo momento libero (beh questo per noi ormai non è affatto una cosa sorprendente o scandalosa, ma all’epoca di Zweig lo era, e soprattutto era di cattivo gusto) - egli gioca una battaglia anche contro se stesso, contro i ricordi di quell’esperienza che lo ha portato quasi alla follia e da cui era stato salvato proprio dagli scacchi.
“Voler giocare contro se stesso, costituisce negli scacchi un paradosso, come voler saltare la propria ombra”, effettivamente le pagine in cui Zweig descrive i tentativi del prigioniero dottor B. di giocare una partita a scacchi contro se stesso per non impazzire mettono i brividi, perché non si riesce a non pensare a tutta l’atrocità del nazismo che vi è dietro.
 
G

giovaneholden

Guest
Stefan Zweig Novella degli scacchi

Quello che più mi ha affascinato in questo magistrale racconto breve e' la straordinaria capacità dell'autore nel calarci,con brevi tratti di abilissima scrittura,nella psicologia complessa dei due personaggi protagonisti della partita a scacchi,rappresentanti due mondi opposti,la vecchia Europa ormai avviata alla sua distruzione dopo gli orrori delle due guerre mondiali,e il nuovo spregiudicato modo di comportarsi,solo materialistico e privo di pietas,tipico di un arido idiot savant senza sentimenti,che ormai purtroppo domina incontrastato. In questo senso le doti di chiaroveggenza di Zweig brillano,ma di un'amara luce che infatti lo porto' pochi mesi dopo al suicidio. Molto asciutto nella narrazione,mi ha ricordato molto un'altra grande partita tra virgolette,quella dei due protagonisti de Le Braci di Marai. Tra i capolavori della letteratura sugli scacchi,insieme a La difesa di Luzin di Nabokov.Un'ultima considerazione che riguarda la cosiddetta appartenenza di Zweig al gruppo di scrittori minori della Mitteleuropa che francamente trovo del tutto fuori luogo e impietosa nei confronti di un grandissimo narratore quale egli fu.
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Finito la settimana scorsa. Debbo ammettere che non era proprio ciò che mi aspettavo. Non sapevo assolutamente quale fosse l'argomento e non avevo mai letto nulla a riguardo, quindi partivo "alla cieca", a mente libera.
La presentazione di Czentovic, la sua irruzione nel mondo degli scacchi, il suo carattere particolare e i suoi modi sgarbati hanno destato subito il mio interesse. La sua ascesa scacchistica e la curiosità suscitata nel narratore con la conseguente partita a pagamento, m'avevano fatto apprezzare immediatamente il lungo racconto; già pregustavo un'imminente sfida come quella de "Il maestro di go", invece...
Giunge il dottor B. e la magia si rompe; da Kawabata si passa a Maurensig. Ecco che la si butta sul nazismo, sui suoi orrori, ecc, ecc. Da quel momento il tutto prende un altro percorso, un diverso significato, più profondo, più impegnato. Pregustavo uno scontro di "culture", di modi di pensare, di strategie, di personalità ma mi sono dovuto arrendere all'evidenza del testo.
Molto scorrevole e di semplice lettura ma non proprio "leggero". L'ho apprezzato ma non quanto avrei "dovuto"/"potuto"; ammetto di provare fastidio (disinteresse?) nell'affrontare libri su nazismo, ebrei e olocausto. Essendo inizialmente all'oscuro della materia trattata l'ho vissuto più come un "agguato"; speravo in una graziosa vicenda scacchistica e ho trovato il solito pippone... (ottimo fino all'avvento del dottor B, crolla dall'inizio del racconto del medesimo).
Promosso con riserva.
 

Lark

Member
Non mi è piaciuto molto, a dire il vero. Bella la parte introduttiva, ma le buone premesse per ottimi personaggi non sono state soddisfatte, e questi sono rimasti in stato embrionale, affrontati e descritti molto superficialmente. Molto interessante la descrizione dell'esperienza del dottore (non conoscevo quella forma di tortura, ed è toccante). Bella la trovata del libro e degli scacchi, per mantenere in una situazione estrema quella sanità mentale che nella realtà finisce per diventare un'ossessione folle. Un po' banale il resto, finale quasi frettoloso.
 
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Dallolio

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Due uomini, entrambi perduti nel loro universo interiore, irrimediabilmente chiuso alla normalità e alla condivisione, si scontrano in due indimenticabili partite a scacchi.Il testo di Zweig è breve, essenziale e asciutto; egli non ha bisogno di utilizzare inutili tecnicismi del mondo degli scacchi perchè è interessato unicamente a farci entrare nella psiche dei due giocatori.
Non avevo mai letto nulla di questo autore: è un capolavoro.
Voto: 10
 

Dallolio

New member
Finito la settimana scorsa. Debbo ammettere che non era proprio ciò che mi aspettavo. Non sapevo assolutamente quale fosse l'argomento e non avevo mai letto nulla a riguardo, quindi partivo "alla cieca", a mente libera.
La presentazione di Czentovic, la sua irruzione nel mondo degli scacchi, il suo carattere particolare e i suoi modi sgarbati hanno destato subito il mio interesse. La sua ascesa scacchistica e la curiosità suscitata nel narratore con la conseguente partita a pagamento, m'avevano fatto apprezzare immediatamente il lungo racconto; già pregustavo un'imminente sfida come quella de "Il maestro di go", invece...
Giunge il dottor B. e la magia si rompe; da Kawabata si passa a Maurensig. Ecco che la si butta sul nazismo, sui suoi orrori, ecc, ecc. Da quel momento il tutto prende un altro percorso, un diverso significato, più profondo, più impegnato. Pregustavo uno scontro di "culture", di modi di pensare, di strategie, di personalità ma mi sono dovuto arrendere all'evidenza del testo.
Molto scorrevole e di semplice lettura ma non proprio "leggero". L'ho apprezzato ma non quanto avrei "dovuto"/"potuto"; ammetto di provare fastidio (disinteresse?) nell'affrontare libri su nazismo, ebrei e olocausto. Essendo inizialmente all'oscuro della materia trattata l'ho vissuto più come un "agguato"; speravo in una graziosa vicenda scacchistica e ho trovato il solito pippone... (ottimo fino all'avvento del dottor B, crolla dall'inizio del racconto del medesimo).
Promosso con riserva.

Non condivido completamente, a mio avviso il fatto che la sua persecuzione avvenga a causa dei nazisti non è fondamentale, più importante è il tormento interiore nella stanza e lo sdoppiamento della psiche, nella delirante partita contro se stessi, in tal senso questo libro si salva a mio avviso dal rischio di essere letteratura di "occasione" e diventa un interessante contributo alla natura umana di ogni tempo. Però ti laiko perchè il dubbio era venuto anche a me, e il rischio pippa era forte...
 

velmez

Active member
E' il primo libro che leggo (in un paio d'ore) di Zweig e l'ho trovato molto soddisfacente!...
Per il tema della sfida sulla nave mi ha ricordato un po' l'ambiente di Novecento di Baricco, anche se in epoca e con esiti differenti...
Anch'io non sono una grande amante dei libri sul nazismo (solitamente li evito), ma in questo caso concordo con Dallolio, il libro tratta più di persecuzione mentale, tra l'altro una dinamica poco raccontata nelle vicende naziste, al quale il dottor B riesce persino a scappare...
Io lo consiglio vivamente! direi un 4/5
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Racconto molto interessante, autore sicuramente da approfondire... Non so perchè, ma sebbene questo libro mi sia piaciuto, ho rimandato molto il mio commento perchè, rispetto ad altre volte, non mi è sgorgato spontaneo e "copioso"...:p
Anch'io non ho potuto fare a meno, fin dal titolo, di pensare a Il maestro di go di Kawabata, ma non tanto per un confronto - che ritengo impossibile trattandosi di lunghezze e persino generi differenti (il libro del Nobel giapponese è la trasposizione romanzata di un evento realmente accaduto) -, quanto per la comunanza del tema della "sfida individuale" come metafora di uno scontro fra due modi diversi e opposti di vivere la realtà.

Ho trovato molto particolare l'introduzione preposta alla mia edizione (che ora non ricordo, avendo preso il libro in prestito in biblioteca). Forse mi ha condizionato un po' (avrei preferito leggerla dopo il racconto), ma l'ho trovata interessante: il critico quasi "rimprovera" a Zweig il non aver fatto del russo Czentovic il vero "eroe" del proprio romanzo, sebbene - sempre secondo questo critico - attiri naturalmente le simpatie del lettore... Bè, in realtà non credo sia proprio così, anche se forse interpretare tutta questa novella alla luce non di uno scontro fra un "buono" e un "cattivo" (come infatti non è) ma fra due personaggi che sono entrambi il frutto di un'epoca e di un tipo di civilità (sebbene tra loro diverse), entrambi in qualche modo "vittime" di questa stessa società, rende sicuramente questa lettura più complessa e profonda, per cui varrebbe forse la pena tornarci, in seguito.
Consigliato.
 
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Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
E' un peccato che io non abbia mai imparato giocare a scacchi, avrei di certo potuto apprezzare anche le parti con le descrizioni più tecniche di questo "gioco dei Re". Invece non ci capisco nulla. Però mi sono goduta il resto della narrazione.
C'è un ritmo serrato e angosciante, ma anche appassionante, nei ricordi dello sconosciuto, soprattutto sul suo sdoppiamento di personalità.
Le condizioni in cui è avvenuto il suo primo approccio con gli scacchi sono state tremende, quindi non era difficile intuire un successivo crollo, però ho letto comunque con piacere fino alla fine questo delicato racconto.
 

Nefertari

Active member
Finito ieri sera e devo dire che mi ha lasciato senza parole. Circa a metà ho avuto qualche difficoltà a seguire il filo per qualche pagina ma poi è tornato coinvolgente come all'inizio. Anche se le pagine sono poche l'ho trovato ricco e si prosegue riga dopo riga con curiosità. Mi ha lasciato un gran senso di angoscia: le pagine dove descrive il trascorrere delle giornate all'interno della stanza sempre solo mi hanno messo un po' d'ansia e lo stesso le sensazioni dovute alla maniacalità degli scacchi.

Lo consiglio.
 

ila78

Well-known member
Zweig non delude mai, seppure dei racconti che ho letto questo non sia, a parer mio, il migliore il livello è altissimo. Le partite a scacchi si trasformano in un vortice claustrofobico di ansia, a questo proposito, trovo di una crudeltà sopraffina il sistema di prigionia a cui è sottoposto il Sig.B. Un vero e proprio tuffo nella paranoia e nella psicosi.
Molto bello, se amate Zweig non potete perdervelo.
 

gamine2612

Together for ever
Mi è piaciuto davvero, non so aggiungere di più perché i commenti precedenti dicono tutto.
Lo consiglio vivamente.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Zweig, Stefan - Novella degli scacchi

"Novella degli scacchi" è un breve racconto nel quale, con la metafora neanche troppo velata della partita a scacchi, Stefan Zweig vuole raffigurare e mostrarci la decadenza e l'inesorabile declino del mondo. Se il "gioco" degli scacchi – che non è un gioco, ma la sublimazione dell'intelligenza, l'arte del calcolo e della pianificazione – può essere praticato anche da un ignorante zotico che vince sostituendo la meccanica al ragionamento, allora tutto va a rotoli e il mondo è finito.
L'abbrutimento è qui rappresentato proprio dal campione del mondo di scacchi, un giovane russo incapace di scrivere una frase senza errori di grammatica, assolutamente privo dell'immaginazione e della creatività di gioco, incapace di immaginare e vivere le partite senza una scacchiera davanti agli occhi. A contrapporglisi c'è il dottor B, un eminente avvocato che, dopo molte traversie, ha dovuto abbandonare la patria – l'Austria – per via delle persecuzioni naziste. Potremmo dire che a quest'uomo gli scacchi hanno salvato la vita, eppure ha posato le mani sulla scacchiera solo rarissime volte… Questo breve racconto è un elogio all'intelligenza, all'arte, alla ragione e alla filosofia; un racconto nel quale ritroviamo tanto del vissuto e delle emozioni dello stesso Zweig che l'ha scritto pochi mesi prima di soccombere alla depressione e suicidarsi. Una breve considerazione a margine: Hitler ordinò che i libri di Zweig fossero dati alle fiamme… leggendo questo breve testo non si fa fatica a capirne il perché.
 

Lark

Member
Ritorno a scrivere di un libro che ho letto qualche anno fa e che non mi era piaciuto particolarmente, a cui ho ripensato oggi perché ho un po' d'influenza e nel delirio febbrile ho immaginato ossessivamente alcune soluzioni a enigmi scacchistici, la prima volta che mi capita una cosa del genere. Non sapevo nulla della biografia dell'autore, e scoprire che è stato il suo ultimo racconto scritto nel '41, l'anno prima del suo suicidio, mi ha commosso profondamente e me l'ha fatto rivalutare. La sua morte ed il racconto sono resi molto più tragici e intensi dal non aver potuto assistere alla fine della guerra.
 
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