Volgere Altrove
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La seconda morte.
Un libro, quest’anno,ha cercato,senza riuscirci, di infrangere il silenzio, di “rompere il muro del suono”- per citare un verso, per altro bello,di una canzone meritatamente in voga:
Quando hanno aperto la cella. Storie di corpi offesi, di Luigi Manconi e Valentina Calderone( Il Saggiatore ed.),
luogo perfetto di ecologia istituzionale.
Da Pinelli a Cucchi,da Aldo Bianzino a Michele Ferrulli, narra le vicenda di uomini entrati ben vivi nelle questure e nelle carceri, e usciti morti, o ammazzati a bastonate per strada.
Belle storie di voli da balconi quanto di false testimonianze, tra insabbiamenti, corruzione, depistaggi, dietro omertà e botte di Stato. Zagrebelsky in prefazione (qualcuno lo dica alle Procure, l’uomo deve aver eccessi di fantasia e problemi di vaneggiamenti) li definisce “luoghi inespugnabili dove (…) regna la legge dell’arbitrio”. Inespugnabili.
Gente che si picchia da sola, folli totali che denunciano cose inesistenti, mai nessun teste a fronte di frotte di gente che sa, ha sentito o visto, ecc.
E su tutto questo, su tutto questo non-detto (ma che si sa benissimo) aleggia la seconda morte,che della prima è sorella e compagna in siffatti casi. E’la degradazione delle personalità e delle biografie delle vittime da parte degli apparati responsabili delle violenze.
Metterla bene in luce è uno dei meriti di questo libro.
La seconda morte passa oltre la distruzione e l’umiliazione dei corpi, si occupa,con scienza e dispiegamento di capacità tecniche, di distruggere la credibilità pubblica delle persone, è volta con attenzione ad ottenere la svalutazione della loro dignità, anche attraverso il denial e la minimizzazione. La grande, somma italica arte della minimizzazione.
Che siano morte non basta, e poi ci sono i familiari non arrendevoli da ridurre al silenzio,da stremare, annichilire, mettere all’angolo, far uscire di testa.
In postfazione Ilaria Cucchi scrive:”Quando ti tocca in sorte una simile tragedia,devi mettere in conto tante e dolorose conseguenze. E il solo strumento che hai è lottare, con quel briciolo di forza che ti rimane, spesso contro tutto e tutti. E’ il solo modo in cui le persone “ comuni” escano dallo stato di assuefazione i cui tutti noi siamo ridotti (…).”
Si, infatti. Tacciamo tutti. Abbiamo tutti altro da fare. Che il “ muro del suono” non sia infranto.
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Un libro, quest’anno,ha cercato,senza riuscirci, di infrangere il silenzio, di “rompere il muro del suono”- per citare un verso, per altro bello,di una canzone meritatamente in voga:
Quando hanno aperto la cella. Storie di corpi offesi, di Luigi Manconi e Valentina Calderone( Il Saggiatore ed.),
luogo perfetto di ecologia istituzionale.
Da Pinelli a Cucchi,da Aldo Bianzino a Michele Ferrulli, narra le vicenda di uomini entrati ben vivi nelle questure e nelle carceri, e usciti morti, o ammazzati a bastonate per strada.
Belle storie di voli da balconi quanto di false testimonianze, tra insabbiamenti, corruzione, depistaggi, dietro omertà e botte di Stato. Zagrebelsky in prefazione (qualcuno lo dica alle Procure, l’uomo deve aver eccessi di fantasia e problemi di vaneggiamenti) li definisce “luoghi inespugnabili dove (…) regna la legge dell’arbitrio”. Inespugnabili.
Gente che si picchia da sola, folli totali che denunciano cose inesistenti, mai nessun teste a fronte di frotte di gente che sa, ha sentito o visto, ecc.
E su tutto questo, su tutto questo non-detto (ma che si sa benissimo) aleggia la seconda morte,che della prima è sorella e compagna in siffatti casi. E’la degradazione delle personalità e delle biografie delle vittime da parte degli apparati responsabili delle violenze.
Metterla bene in luce è uno dei meriti di questo libro.
La seconda morte passa oltre la distruzione e l’umiliazione dei corpi, si occupa,con scienza e dispiegamento di capacità tecniche, di distruggere la credibilità pubblica delle persone, è volta con attenzione ad ottenere la svalutazione della loro dignità, anche attraverso il denial e la minimizzazione. La grande, somma italica arte della minimizzazione.
Che siano morte non basta, e poi ci sono i familiari non arrendevoli da ridurre al silenzio,da stremare, annichilire, mettere all’angolo, far uscire di testa.
In postfazione Ilaria Cucchi scrive:”Quando ti tocca in sorte una simile tragedia,devi mettere in conto tante e dolorose conseguenze. E il solo strumento che hai è lottare, con quel briciolo di forza che ti rimane, spesso contro tutto e tutti. E’ il solo modo in cui le persone “ comuni” escano dallo stato di assuefazione i cui tutti noi siamo ridotti (…).”
Si, infatti. Tacciamo tutti. Abbiamo tutti altro da fare. Che il “ muro del suono” non sia infranto.
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