"La lingua perduta delle gru", che significa? Perché questo titolo che apparentemente non c'entra niente con il resto del libro? Non ve lo dico perché sarebbe una sorta di spoiler, anche se mi prudono le mani; è ben spiegato nella postfazione di Fernanda Pivano. So solo che il capitolo così intitolato è una delle cose più belle e toccanti che abbia letto negli ultimi tempi, o forse che abbia mai letto.
Se non volete leggere il libro potete anche leggere solo quel capitolo, ha valore anche di per se stesso, fatelo
Philip è omosessuale nella New York degli anni '80, e devo dire che tutto sommato se la passa bene; è vero che frequenta quasi soltanto amici omosessuali ma, per il resto, vive le sue storie con molta tranquillità, con le gioie e i dolori di ogni storia, omo o etero che sia; non subisce particolari vessazioni o discriminazioni, non è costretto a nascondere il suo stato al mondo (forse da questo punto di vista siamo tornati indietro, senza considerare che la mentalità newyorkese era senz'altro più aperta della nostra). Ma Owen e Rose, i suoi genitori, appartengono a un'altra generazione, una generazione con molti più limiti e, per questo, più ipocrita. Leavitt tratteggia con grande sensibilità e con uno stile lineare, chiaro e sincero i tre protagonisti, tra cui, a parer mio, Owen è il personaggio più triste - al limite del patetismo - e controverso. Scava nel loro animo, ci rende partecipi dei loro sentimenti, nei quali possiamo immedesimarci di volta in volta. Mette in dubbio principi talvolta scontati, come il fatto che la verità deve sempre venire a galla ed essere condivisa; è davvero sempre giusto? Ci permette di entrare in empatia ora con l'uno ora con l'altro personaggio, anche se ragionano in modo opposto, e qui sta la sua bravura.
Racconta in modo realistico (credo) l'omosessualità, soffermandosi sull'amore fisico ma anche sulla nascita di un amore tenero e nato pian piano.
Bellissimo libro, intenso e profondo; solo verso la fine avrei evitato qualche pagina. Finale struggente, che non lascia via d'uscita, o almeno non per tutti.