Tsai Ming-liang - Che ora è laggiù?

elisa

Motherator
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Cosa succede quando un venditore ambulante di orologi, a cui è appena morto il padre, si innamora di una ragazza in procinto di partire per Parigi e che insiste per comprargli l'orologio che porta al polso, eredità del padre? Succede che l'ra di Parigi diventa un'ossessione e il giovane metterà indietro di sette ore tutti gli orologi che ha e non solo. Nel frattempo la madre non si rassegna alla perdita del marito e mette in scena un rituale perché torni da lei. La ragazza a Parigi poi non se la passa proprio bene, sperduta in una metropoli incomprensibile per lei.

Secondo film che vedo del regista taiwanese di origini malesi, minimale e lento, fatto di silenzi e di inquadrature fisse, pieno di simbolismi, dove la solitudine è simile a Taipei come a Parigi, ma è meno alienante di come la racconta Antonioni con la sua incomunicabilità, meno occidentale nella continua ricerca di comunicazione e di parlare per riempire il vuoto. Ma è proprio questo modo di raccontare che affascina.
 
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