bouvard
Well-known member
Trama: Katharina Blum è una giovane, bella collaboratrice domestica, una persona molto riservata e irreprensibile, ben voluta da tutti. Durante una festa di carnevale conosce un giovane di cui si innamora immediatamente, ma il giovane ha qualche problema con la giustizia. Proprio a causa di questi problemi Katharina viene sbattuta in prima pagina dai giornali scandalistici, tutta la sua vita, le sue amicizie e conoscenze vengono messe sotto la lente di ingrandimento, fatti, parole vengono travisati e distorti, fino a quando Katharina esasperata non uccide il giornalista responsabile di tutto (Non ho segnalato lo Spoiler perché il libro si apre con Katharina che confessa il suo omicidio, perciò lo spoiler non sussiste).
Devo fare una piccola premessa: ho un debole per i titoli dei libri, come ho già detto in un’altra recensione il titolo è il primo “strumento” che l’Autore ha per aiutare o depistare il lettore. I titoli dei libri di Boll sono sempre affascinanti, a prima lettura possono sembrare depistanti, ma a libro letto si è d’accordo con la sua scelta. L’onore perduto di Katharina Blum non fa eccezione, perché letto il titolo il lettore si aspetta ben altro libro, e ben altro argomento, spinto forse a pensare che “l’onore” perduto sia di ben altra natura, ma a lettura finita non può che trovare il titolo semplicemente perfetto.
Questo libro costituisce una presa di posizione, netta e forte, da parte di Boll contro un certo tipo di “giornalismo” in voga negli anni settanta in Germania – ma a ben guardare tutt’altro che scomparso ai nostri giorni e niente affatto limitato alla Germania – quello dei titoloni, del sensazionalismo, quel “giornalismo” che non si cura di verificare la veridicità delle notizie pubblicate, capace di distruggere la vita di persone pur di riuscire a vendere qualche copia in più. Un “giornalismo” basato sulla violenza verbale, sul “chi grida più forte”, sull’esasperazione dei toni – un po’ come avviene oggi in tanti salotti televisivi, in cui personaggi di effimera fama e di ancor più scarse capacità e conoscenze, si sentono autorizzati a parlare come dei “professionisti” di fatti di cronaca e ad emettere sentenze – sul travisamento di fatti e parole in modo che possano portar acqua alla propria tesi. Infatti questo tipo di “giornalisti” non parte dall’analisi dei fatti per giungere alla Verità, ma parte dalla propria verità e interpreta tutto in funzione di questa, omettendo ovviamente ciò che la confuterebbe.
Boll tratta l’argomento con la sua consueta pungente ironia, che non poche volte sfocia in autentico sarcasmo. Sarcasmo verso chi “salva” il proprio onore – che a ben guardare neppure c’è – a discapito di quello altrui; sarcasmo anche verso il lettore di giornali perché invece di esercitare le sue capacità critiche si limita ad una lettura passiva, rimanendo così sempre "un manichino" per la stampa, che può "manipolarlo" a suo piacimento. Lo scopo di Boll è quello di dimostrare la forza della parola, il suo potenziale di violenza, in quanto capace di creare notizie false, e far capire che questa forza può esser contrastata solo utilizzando la propria testa, riflettendo e sviluppando un proprio pensiero indipendente da ogni condizionamento.
Il libro è molto scorrevole e la lettura piacevole e veloce, inoltre è ancora - purtroppo - di un'attualità imbarazzante e disarmante e se si considera che è stato scritto negli anni '70 non è un merito da poco, non a caso mentre lo si legge scorrono nella propria mente le immagini delle tante "Katharine Blum" che la stampa ha creato, senza troppe remore, negli ultimi anni, anche per colpa nostra, quando ci limitiamo ad esser dei lettori poco consapevoli, perciò lo consiglio vivamente.
Devo fare una piccola premessa: ho un debole per i titoli dei libri, come ho già detto in un’altra recensione il titolo è il primo “strumento” che l’Autore ha per aiutare o depistare il lettore. I titoli dei libri di Boll sono sempre affascinanti, a prima lettura possono sembrare depistanti, ma a libro letto si è d’accordo con la sua scelta. L’onore perduto di Katharina Blum non fa eccezione, perché letto il titolo il lettore si aspetta ben altro libro, e ben altro argomento, spinto forse a pensare che “l’onore” perduto sia di ben altra natura, ma a lettura finita non può che trovare il titolo semplicemente perfetto.
Questo libro costituisce una presa di posizione, netta e forte, da parte di Boll contro un certo tipo di “giornalismo” in voga negli anni settanta in Germania – ma a ben guardare tutt’altro che scomparso ai nostri giorni e niente affatto limitato alla Germania – quello dei titoloni, del sensazionalismo, quel “giornalismo” che non si cura di verificare la veridicità delle notizie pubblicate, capace di distruggere la vita di persone pur di riuscire a vendere qualche copia in più. Un “giornalismo” basato sulla violenza verbale, sul “chi grida più forte”, sull’esasperazione dei toni – un po’ come avviene oggi in tanti salotti televisivi, in cui personaggi di effimera fama e di ancor più scarse capacità e conoscenze, si sentono autorizzati a parlare come dei “professionisti” di fatti di cronaca e ad emettere sentenze – sul travisamento di fatti e parole in modo che possano portar acqua alla propria tesi. Infatti questo tipo di “giornalisti” non parte dall’analisi dei fatti per giungere alla Verità, ma parte dalla propria verità e interpreta tutto in funzione di questa, omettendo ovviamente ciò che la confuterebbe.
Boll tratta l’argomento con la sua consueta pungente ironia, che non poche volte sfocia in autentico sarcasmo. Sarcasmo verso chi “salva” il proprio onore – che a ben guardare neppure c’è – a discapito di quello altrui; sarcasmo anche verso il lettore di giornali perché invece di esercitare le sue capacità critiche si limita ad una lettura passiva, rimanendo così sempre "un manichino" per la stampa, che può "manipolarlo" a suo piacimento. Lo scopo di Boll è quello di dimostrare la forza della parola, il suo potenziale di violenza, in quanto capace di creare notizie false, e far capire che questa forza può esser contrastata solo utilizzando la propria testa, riflettendo e sviluppando un proprio pensiero indipendente da ogni condizionamento.
Il libro è molto scorrevole e la lettura piacevole e veloce, inoltre è ancora - purtroppo - di un'attualità imbarazzante e disarmante e se si considera che è stato scritto negli anni '70 non è un merito da poco, non a caso mentre lo si legge scorrono nella propria mente le immagini delle tante "Katharine Blum" che la stampa ha creato, senza troppe remore, negli ultimi anni, anche per colpa nostra, quando ci limitiamo ad esser dei lettori poco consapevoli, perciò lo consiglio vivamente.
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