Guccini, Francesco - Dizionario delle cose perdute

Descrizione (fonte ibs.it)
Una volta, c'era la banana: non il frutto amato dai bambini, bensì l'acconciatura arrotolata che proprio i bimbi subivano e detestavano ma che veniva considerata imprescindibile dai loro genitori. I quali, per bere un buon espresso, dovevano entrare al bar e chiedere un "caffè caffè", altrimenti si sarebbero trovati a sorbire un caffè d'orzo. Una volta, per scrivere, non c'erano sms o e-mail, ma si doveva dichiarare guerra ai pennini e uscire da scuola imbrattati d'inchiostro da capo a piedi. Una volta, si poteva andare dal tabacchino, comprare una sigaretta - una sola - e fumarsela dove meglio pareva: non c'erano divieti, e i non fumatori erano una gran brutta razza. Una volta, i bambini non cambiavano guardaroba a ogni stagione, andavano in giro con le braghe corte anche d'inverno e - per assurdo contrappasso - col costume di lana d'estate. Una volta, la Playstation non c'era, si giocava tutto il giorno per strada e forse ci si divertiva anche di più. Una volta, al cinema pioveva... Con un poco di nostalgia, ma soprattutto con la poesia e l'ironia della sua prosa, Francesco Guccini posa il suo sguardo sornione su oggetti, situazioni, emozioni di un passato che è di ciascuno di noi, ma che rischia di andare perduto, sepolto nella soffitta del tempo insieme al telefono di bachelite e alla pompetta del Flit. Un viaggio nella vita di ieri che si legge come un romanzo: per scoprire che l'archeologia "vicina" di noi stessi ci commuove, ci diverte, parla di come siamo diventati.


Questo libro a mio modestissimo parere è una suggestiva finestra prospicente sul nostro recente passato, a mio avviso dovrebbe essere letto soprattutto dai più giovani (come me, anche se non mi considero propriamente un giovane) che per ragioni anagrafiche non hanno ricordi di simili oggetti, ma anche dalle persone che certe cose le hanno vissute; durante la lettura quando fra le varie cose descritte mi si apriva un cassetto della memoria esclamavo fra me "questo lo conosco" oppure "ne avevo uno!", "l' ho usato!", viaggiando con la memoria ai temi della mia fanciullezza.
E' un libro molto leggero e divertente, la cosa che mi ha affascinato maggiormente è la magistrale conoscenza della lingua italiana, ho dovuto ricorrere più volte all'utilizzo del dizionario; Guccini oltre ad aver composto delle canzoni con dei testi che possono essere definiti poesie, mi ha stupito anche come scrittore, non oso nemmeno paragonarlo con altri autori in quanto il libro un questione è un testo "leggero" che non ha nulla a che vedere con un opera letteraria, ma questo testo e mi ha ancor più convinto che Francesco Guccini è un artista a tutto tondo, non solo in campo musicale.
 
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Meri

Viôt di viodi
Libricino nostalgico e divertente. Veramente leggendolo ricordi cose che hai visto e usato nel tuo passato di cui ti sei dimenticato.
 
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