Kampusch, Natascha - 3096 giorni

DoppiaB

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Natascha è una bambina di dieci anni quando una mattina di marzo del 1998 viene rapita mentre va a scuola da un giovane uomo, Wolfgang Priklopil.
Natascha passerà con quest'uomo otto terribili anni della sua vita. Vivrà rinchiusa in cella piccolissima sottoterra, verrà schiavizzata , torturata fisicamente e psicologicamente, picchiata e umiliata. Priklopil arriverà persino a cambiarle il nome, in modo da annullare completamente la sua personalità e sottometterla totalmente.
Natascha però ha un carattere forte che, nonostante le violenze fisiche e psicologiche, il rapitore non riesce a compromettere completamente. Così a 18 anni trova il coraggio di scappare da quella casa che per tanto tempo era stata il suo mondo.

Quello che più mi ha colpito di questo libro, oltre alla terribile storia vissuta da questa ragazza, è stato come sia riuscita a sopravvivere psicologicamente alla prigionia.
Leggendo le descrizioni di ciò che ha vissuto ( ha sofferto la fame, la sete ed era costretta a stare giorni interi al buio più completo) sembra impossibile che non sia impazzita.
Natascha non è diventata pazza semplicemente perché essendo stata rapita quando era ancora una bambina, si è adattata a quel modo di vivere. Wolfgang era l'unico adulto con cui avesse contatti, e per quanto può sembrare assurdo, quello era diventato il suo mondo, la sua normalità. Il rapitore era riuscito a cancellare il suo breve passato ed era riuscito a farle credere che quel modo di vivere fosse per lei l'unico modo possibile. Una cosa non è mai riuscito a cancellare, la dignità di Natascha e la sua voglia di libertà.
Impressionante anche il rapporto che si era creato con il suo rapitore. Lei non lo ha mai considerato come un mostro (anche se ne era terrorizzata) ma come una persona debole e malata che cercava affetto in un modo tutto suo e viveva in una realtà distorta. In un certo senso è sempre riuscita a perdonarlo. Dipendevano uno dall'altra e sapeva che se prima o poi la sua prigionia avesse avuto una fine, uno dei due sarebbe morto. E così è stato.
 
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