Monicelli, Mario - Camera d'albergo

Brandy Alexander

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Un gruppo di giovani cineasti piazza delle telecamere nascoste in un albergo, riprendendo momenti privati degli ignari avventori.
Decidono di farne un film.
Vogliono dare vita a una nuova ed estrema forma di Neorealismo e contattano allora un vecchio regista fallito (Gassman).
Inizia un'avventurosa e farsesca collaborazione per realizzare questo improbabile film-verità.

"Camera d'albergo" (1981) è per molti un film minore del maestro Monicelli, ma io ci sono particolarmente affezionato. Innanzitutto la sola interpretazione di Gassman è già qualcosa di straordinario. Divertentissima. Un personaggio di "fallito" che ricorda alcuni ruoli di Vittorio De Sica. Ma mentre in De Sica ci troviamo spesso di fronte a nobili decaduti che conservano la propria classe anche di fronte alle difficoltà economiche e a volte approfittano spietatamente degli altri (vedi "Il segno di Venere", "Il medico e lo stregone"...), il regista interpretato da Gassman ha perso - o non ha mai avuto - la sua aura mitica di nobiltà, essendo egli un vecchio cinematografaro, un artigiano surclassato dal mondo moderno e costretto a vivere da poveraccio; ma ha comunque qualcosa da insegnare ai giovani che vengono a bussare alla sua porta... se non nel campo cinematografico e professionale, sicuramente sul piano pratico ed umano. Un uomo d'altri tempi, ma non per questo appartenente al passato. Non certo un modello da seguire, ma neanche uno perfido approfittatore. Un uomo costretto a racimolare i soldi del pranzo senza mai risultare patetico o meschino. Truccato in maniera volutamente teatrale e antiquata, Gassman è a tratti davvero irresistibile mentre declama il vecchio cinema degli anni '40 come fosse ieri... quel cinema che Gassman stesso visse da dentro, quando era relegato a ruoli drammatici sempre nella parte del cattivo tenebroso. Un tempo lontano, prima che il suo amico Monicelli lo facesse esordire nella commedia con "I soliti ignoti"...
"Camera d'albergo" vede anche la partecipazione di Montesano e Monica Vitti, una coppia che vive in bilico fra la finzione del film in via di realizzazione e la realtà che da esso è continuamente messa alla prova.
Forse in questo film Monicelli non butta dentro tutta la cattiveria che lo ha reso celebre, e non si esce dalla visione con il consueto amaro in bocca. Ma è un film dove i buoni sentimenti (il personaggio di "Sor Cesare" è per me indimenticabile") tendono a rimanere più impressi, stranamente e forse imprevedibilmente più autentici, più vivi nel ricordo dello spettatore.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Che altro aggiungere dopo questa magistrale recensione dell'amico Brandy :ad: ?

Ho visto questo film (che -concordo- non è affatto minore, ma forse solo meno noto) perché nel gioco Regista a sorpresa mi è capitato Monicelli di cui avevo già visto la maggior parte delle opere più famose. Perciò ho cercato qualcosa che fosse una commedia con attori per cui nutro ammirazione (Gassman e la Vitti).
Uno dei tre cineasti è Nando Paone (quello che con Salemme ha fatto molto teatro e film divertenti :mrgreen:), però credo sia stato doppiato, la voce non mi sembrava la sua :??.
L'attore che interpreta il Sor Cesare è Nestor Garay, quello che, sempre con Monicelli, aveva lavorato ne "Le due vite di Mattia Pascal" e impersonava il Malagna.
 
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