Agus, Milena - Mal di pietre

Palmaria

Summer Member
L'autrice racconta la storia di una nonna (nonna della narratrice), della sua vita, del suo matrimonio e dei suoi amori. In quest'ordine, appunto, perchè alla nonna tutto capita un po' in ritardo, quando ormai non ci spera più. Il matrimonio sembrava una possibilità sfumata (per via di una sentimentalità troppo accesa che faceva fuggire i pretendenti), quando a Cagliari, nel '43, arriva un uomo che viene ospitato dalla famiglia e si sdebita sposandone la figlia. Ma non è ancora l'amore, quell'amore vagheggiato e sognato da tutti i personaggi di Milena Agus, con tanto sfortunato ardore. Ed ecco che sembra arrivare inaspettato, durante un viaggio in Continente, durante una cura termale per curare il "mal di pietre", i calcoli renali.


Mi sono accostata alla lettura di questo libro con una certa curiosità a seguito del successo di pubblico e di critica riscontrato negli ultimi mesi e posso concludere di esserne rimasta soddisfatta. Infatti si trattava proprio del tipo di libro che mi aspettavo, essenziale, immediato ed estremamente evocativo, insomma una perla rara nella sua semplicità. Anche il periodare ricco di coordinate, infatti, è chiaramente destinato ad arricchire l'immediatezza e la forza dell'opera. Alcune frasi, poi, rimangono nel cuore, come ''Non preoccuparti del mondo che ti sta attorno. E' il mondo che si deve preoccupare di te. Il tuo compito è solo quello di esistere'', o ancora ''La nostalgia è una cosa triste, ma anche un pò felice''.
Insomma, a me è piaciuto, e si legge al massimo in un paio d'ore!
 
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zolla

New member
molto carino questo libro..ma non se ne era parlato in altro topic?
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Probabilmente in parte è dovuto al fatto che è una mia conterranea :YY
ma sento il modo di scrivere di questa autrice particolarmente vicino. Questo romanzo è brevissimo, si legge in poche ore eppure le sensazioni che ho provato leggendolo mi sono rimaste dentro. Lo stile, come dice Palmaria, è semplice ed essenziale, ma ricco di significati ed estremamente evocativo. La storia contiene la giusta dose di realtà e fantasia, di pessimismo e nel contempo di speranza. Non mancano i colpi di scena e tutto il libro si adatta perfettamente alla frase della stessa Agus "la vita senza magia è solo un grande spavento".
 

Valuzza Baguette

New member
Letto per l'adozione d'autore e sono felicissima di avere avuto la possibilità di conoscere questa scrittrice ( di cui ho già in programma di leggere altre opere).
Mi è piaciuto davvero molto lo stile narrativo,una scrittura come detto sopra semplice ma efficace,senza fronzoli ma con la capacità di farti entrare completamente nella storia.
Impossibile non adorare la nonna,una storia triste ma d'impatto con un finale dolce/amaro.
Consigliatissimo.
 

Jessamine

Well-known member
TRAMA
Il secondo romanzo di Milena Agus, definita dai giornali la vera rivelazione dell'anno, racconta la storia di una donna, del suo matrimonio e del suo amore extraconiugale per il Reduce, incontrato in un luogo termale dove entrambi curano il loro "mal di pietre", i calcoli renali, che finiscono per identificarsi col mal d'amore.

COMMENTO
Questo libro si è lasciato ascoltare in un paio di viaggi in auto, e non ha lasciato alcuna traccia.
Forse si tratta di uno di quei romanzi da leggere tutto d'un fiato e del tutto concentrati, ma a distanza di circa una settimana dalla sua fine, mi sembra di non ricordare assolutamente niente di lui.
Forse ho perso qualche dettaglio fondamentale, non lo so, ma qualcosa, tra me e lui, non ha funzionato.
Peccato, perché la follia latente, le generazioni, le pagine di quaderno scritte tenendolo in equilibrio sulle ginocchia promettevano molto.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
È difficile individuare dei motivi oggettivi per cui questo libro mi è piaciuto tanto. Non amo le storie di amore, eppure questa è una storia d’amore ed è così che ho voluto individuarla nella Reading Challenge. Una storia d’amore verso la vita, soprattutto.
Mi ha affascinato moltissimo la vicenda di questa donna ritenuta “pazza” perchè pretendeva di vivere una passione vera, autentica, trascinante. Indimenticabile l’immagine di lei ragazza che, per aver scritto di nascosto lettere infuocate ai propri pretendenti, li faceva scappare terrorizzati. Come indimenticabile è l’immagine di lei che si arrabbia con Dio, perchè, se non vuole che trovi l’amore, che la lascia vivere a fare? Ecco, questo libro è stato per me un susseguirsi di scene indimenticabili, toccanti, vive.

E la scrittura è ciò che rende questa materia, a ben vedere così semplice e poco originale, qualcosa di speciale. Basta pensare alla poesia del titolo, che tanto mi incuriosiva prima di sapere a cosa si riferisse... Magari “mal di pietre” per indicare i calcoli renali è solo un’espressione del dialetto sardo e Milena Agus non ha fatto che offrircela... Eppure dentro quel “mal di pietre” vi è tutto il dramma e insieme la forza che sprigionano da questo libro, tanto che, dopo essere tornata dalla cura presso gli stabilimenti termali “nel continente” - dove ha conosciuto “il reduce”, di cui si innamora e da cui viene finalmente amata - la donna sembra guarire non solo dai calcoli, ma anche dall'incapacità di avere figli o piuttosto di “trattenerli” nel grembo fino a darli alla luce. La malattia fisica è quindi strettamente intrecciata al "mal d’amore" e a una sorta di “mal di vita” dai quali però la donna sembra non guarire del tutto, fino alla fine della sua vita.

A raccontare tutto questo è la nipote della protagonista, l’io narrante. A ben vedere questo libro è anche la storia dell’amore di quest’altra donna per sua nonna, o piuttosto per tutta la sua famiglia. Il senso profondo della famiglia, delle proprie origini, è un elemento imprescindibile del romanzo, il suo filo conduttore.
Bello, bellissimo nella sua semplicità.

E la nostalgia è una cosa triste, ma anche un po' felice.

In una famiglia il disordine deve prendere qualcuno perchè la vita è fatta così, un equilibrio fra i due, altrimenti il mondo si irrigidisce e si ferma. Se la notte noi dormiamo senza incubi (...) è merito di nonna che ha pagato per tutti. In ogni famiglia c’è sempre uno che paga il proprio tributo, perchè l’equilibrio tra ordine e disordine sia rispettato e il mondo non fermi.

Non bisogna mettere ordine nelle cose ma assecondare il casino universale e suonarci sopra.
 
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estersable88

dreamer member
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Questa è la storia di una donna, una donna italiana – sarda, per la precisione – che tutti credevano matta. È la storia di una donna bellissima, malata di mal di pietre, calcoli renali li chiamiamo noi oggi, malata, in realtà, di mal d'amore. Una donna che cercava, voleva, sognava, sentiva l'amore con così tanto ardimento da diventarne folle e spaventando così, oltre alla sua famiglia, tutti i possibili pretendenti. Tutti, tranne uno, un uomo che, per una ragione o per un'altra, fosse quale che fosse il motivo, negli anni Quaranta la sposò. Il loro fu un matrimonio duraturo, ma sperequato, disequilibrato, strambo, senza vero sentimento. Per giunta il mal di pietre impediva a questa donna di portare a termine le sue gravidanze, così ad un certo punto partì, andò alle terme sul continente per curarsi. Fu proprio qui che questa donna trovò ciò che cercava da una vita: la cosa principale, l'amore. Che sia stato per l'aria del continente, per le cure del mal di pietre o per quelle del mal d'amore, di ritorno da quel viaggio anche lei ebbe la grazia di un figlio. Mal di pietre racconta, con semplicità e passione, una storia di insoddisfazione, povertà, incapacità di comunicare, necessità di comprensione e, sommamente, una storia d'amore. Una lettura delicata che, come una mattina di primavera, scalda coi colori di una natura magnifica, pur lasciando, tuttavia, qualche ventata di una brezza fresca, qualche pungolatura che ci costringe a riflettere. Un libro consigliato, magari da leggere col mare davanti.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Forse il momento in cui ho letto questo libro, delicatissimo, non era il momento adatto per apprezzarlo in tutta la sua profonda poesia, forse il mio animo è troppo amaro per poter empatizzare appieno con la scrittrice e con la sua visione dell’amore, forse nell’amore non ci credo più tanto. Mi sono identificata con la “pazzia” della nonna della scrittrice, con questo “mal di pietre” che ho tradotto come “mal di vivere”, questo bisogno di rifugiarsi nel sogno perché la realtà non è quella che volevamo per noi stesse. Questa parte onirica è davvero espressa magnificamente, l’isteria della nonna è drammatica e potente, ci ho visto tanta verità e l’ho apprezzata moltissimo. La lettera finale mi ha commosso, crolla il castello di sabbia e riconduce tutto il romanzo ad una dimensione umana e tutto si spiega (anche le parti che all’inizio mi erano sembrate stucchevoli). Bellissime le terme intese come mondo parallelo a quello reale, luogo di benessere, di cura non solo fisica ma soprattutto psichica, luogo in cui è possibile essere ciò che saremmo volute essere sempre. Verso il finale secondo me la scrittrice è stata un po’ retorica (o forse ripeto sono io che ho perso il romanticismo) come quando si esprime così (ho scelto questi due brani ma ce ne sono anche altri che ho trovato un pò troppo semplicistici, di solito mi piacciono poco i brani che tendono a dare una morale):

Mamma mi ha raccontato queste cose dopo che nonna è morta. Le ha sempre tenute per sé e non ha mai avuto paura di farmi allevare da sua suocera che amava molto. Anzi, pensa che dobbiamo essere grati a nonna perché si è presa tutto il disordine che magari sarebbe toccato a papà e a me. Secondo mamma, infatti, in una famiglia il disordine deve prendere qualcuno, perché la vita è fatta così, un equilibrio fra i due, altrimenti il mondo si irrigidisce e si ferma. Se la notte noi dormiamo senza incubi, se il matrimonio di papà e mamma è sempre stato senza scosse, se mi sposo con il mio primo ragazzo, se non abbiamo crisi di panico e non tentiamo di suicidarci, né di buttarci dentro i cassonetti della spazzatura, o di sfregiarci è merito di nonna, che ha pagato per tutti. In ogni famiglia c’è sempre uno che paga il proprio tributo perché l’equilibrio fra ordine e disordine sia rispettato e il mondo non si fermi.

Questa casa non è rimasta vuota anche perché veniamo qui con il mio ragazzo e penso sempre che abbia ancora l’energia di nonna e che se facciamo l’amore in un letto di via Manno, in questo posto magico con il solo rumore del porto e i versi dei gabbiani, poi ci ameremo per sempre. Perché in fondo, forse, nell’amore, alla fine bisogna affidarsi alla magia, perché non è che riesci a vedere una regola, qualcosa da seguire per far andare le cose bene, per esempio dei Comandamenti.
 
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