Cent'anni ... il tempo che ci ho messo a leggerlo!

malafi

Well-known member
Non volevo aggiungere un ennesimo commento in Piccola Biblioteca a Cent'anni di solitudine... ma .....

Io davvero non ho capito dove stia la grandezza di questo libro.
Non posso e non voglio dire che è sopravvalutato, sarei presuntuoso.
Più probabile che non ne abbia capito la chiave di lettura.
L'ho trovato noioso, farraginoso, in certe parti inutilmente prolisso, in altre eccessivamente sintetico.

Solo il finale è davvero magistrale, quasi epico.
Ma non posso pensare che la grandezza planetaria di un romanzo di 400 pagine stia nella chiave di lettura data dall'ultima pagina.

Cosa ho sbagliato? :?
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Uhm, questo è un argomento interessante.

Quando un libro ritenuto SPETTACOLARE non ci prende neanche un po' dobbiamo sentirci in colpa perchè non siamo stati in grado di comprenderne la sua grandezza?
Uhm, per me no.
Secondo me è semplicemente un libro che, per un motivo o per un altro, è lontano dalla nostra sensibilità e quindi non ci 'prende'.

Finchè non ti accorgi che ti piace solo Fabio Volo non dovrebbe essere un problema :mrgreen:
 

malafi

Well-known member
Nessuno che mi spieghi cosa mi è sfuggito di questo libro?
Dove sta la sua grandezza che io non ho apprezzato?
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Anch’io credo che nessuno si debba sentire in colpa per non aver apprezzato un libro. Qualsiasi esso sia.

Così come non si deve sentire investito da qualcosa di divino per averlo apprezzato. Personalmente amo molto il confronto quando "è diverso", almeno in letteratura.

Ti posso dire perché questo è un romanzo che ha trascinato me in qualcosa di veramente speciale e indimenticabile. Questo si.


E’ un romanzo strano, molto strano e molto intricato, con tanti di quei personaggi che, alla fine, nemmeno si sa bene cosa facciano e da dove vengano.

La trama è quasi superflua in questo libro che fa dell’immaginazione e dell’immaginifico la sua carta vincente.

Ci sono tante belle cose nel paese di Macondo e in cento anni non cambia nulla o quasi, il paese è sempre lì con i suoi colori e con la sua anima, quando tutto, invece, cambia nei personaggi.


Macondo è il vero protagonista di questo romanzo, il resto, che ci balla dentro per niente, è totalmente supefluo.


Siamo polvere, ma pensiamo di avere, chissà perché, qualcosa di eterno dentro di noi. Dio, i pensieri, i nostri figli. Pensiamo, chi per un verso, che per un altro, di avere una fiammella che non si spegnerà mai.


Invece siamo un niente che per caso si ritrova a fare cose inspiegabili per un attimo e che fra cent’anni non ci sarà più in nessuna forma. Mentre tutto ciò che rimane fuori, il contesto, la natura, sarà ancora lì, anche tra mille anni, quando di noi nemmeno il ricordo del ricordo. In nessun luogo, nemmeno a Macondo, che non a caso non esiste.

Descrive per metafora l’indifferenza della natura. Una totale indifferenza di fronte allo scorrere inesorabile del nostro tempo. Compito arduo per un romanzo solo, ma Cent’anni di solitudine è questo, e ci prova a partire dal titolo.

Tutto è magnificamente fermo attorno alla famiglia Buendia che si sta estinguendo in un vortice di passioni incontrollate e incomprensibili.

Spero di averti spiegato, più o meno, perché a me questo romanzo è piaciuto tantissimo.
Se vuoi, possiamo proseguire il discorso, qui ho solo accennato ciò che avrei da dire per pagine e pagine (quindi non so se ti conviene :D)
 
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Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Decisi di leggerlo dopo aver ascoltato ed amato l'album dei Modena City Ramblers, Terra e libertà (album) - Wikipedia , ispirato a Marquez, Sepulveda e Ignacio Taibo.

Però anche io sono rimasta un po' delusa, soprattutto perché mi era stato vivamente consigliato da un'amica con cui condivido molto e me l'aspettavo diverso :boh:.

Lo trovai poco incline al mio gusto proprio per la sua mancanza di una trama ben delineata, ma forse rileggendolo oggi potrei cambiare idea... anzi, come proposito per il 2015, quasi quasi lo metto in lista e poi potrò averne un'idea più precisa :wink:.
 

Cocci

New member
Personalmente l'ho amato proprio perchè per me è stata una lettura difficile e impegnativa, a tratti sfinente, a tratti noiosa, a tratti assurda e a tratti da lanciare dalla finestra. La fine mi ha completamente stravolto, l'ho amata alla follia e mi ha fatto dire: "per queste tre pagine si è meritato il Nobel e il mio amore incondizionato". Perchè è come una camminata in montagna, di quelle toste, che mentre cammini con lo zaino vorresti solo ridiscendere rotolando, poi quando arrivi in cima col fiatone e le gambe stanche il paesaggio è indescrivibile e la sensazione che ti dà impagabile. Secondo me quelle tre pagine fanno il libro e compensano tutti gli scivoloni e la pesantezza precedenti.
 

Lark

Member
Quel che per prima cosa impressionò me fu la fluidità della scrittura di Marquez, assolutamente travolgente. La sua capacità, conservata anche negli altri romanzi, di passare da un tema all'altro, da un argomento all'opposto, con la più grande naturalezza - leggere un suo libro, e Cent'anni tra questi, è come essere cullati nel suo mondo.
Poi, e la cosa che penso l'abbiano in comune tutti i grandi autori, è innamorato dei suoi personaggi, e la trama diventa quasi una scusa per raccontare di loro. Dei personaggi magnifici, come ne ho incontrati pochi altri nella mia esperienza di lettore, ben caratterizzati ed allo stesso tempo sfuggenti, quasi onirici, inafferrabili e veri. Non condivido pienamente il parlare di "realismo magico" (lui stesso si è sempre sottratto a questa definizione, ed io la ritengo - col senno di poi - una generalizzazione un po' superficiale da primo mondo) non ho visto neanche Macondo come il fulcro del tutto, perché un vero fulcro mi sfugge. La lettura ti trascina come in una corrente, irregolare e stordente a volte, ma unica, continua, leggera come una brezza. La sua capacità di raccontare le vicende più tragiche con la stessa leggerezza, l'ironia di cui è imperniato il romanzo, è come un fluire continuo in cui non ti resta che perderti, ed augurarti non termini.
Posso immaginare che possa non piacere, ma ti consiglio comunque di riprenderlo, magari tra qualche tempo, senza pregiudizi e condizionamenti, come un qualsiasi libro senza pretese.

PS. In ogni caso penso sia normale avere le proprie preferenze, e che qualche romanzo anche "eccellente" possa non piacere. A me è di recente successo col Pasticciaccio di Gadda, e non penso sia una tragedia!
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
è innamorato dei suoi personaggi, e la trama diventa quasi una scusa per raccontare di loro.
verissimo, c'è un amore molto profondo in Marquez, quasi melodioso.

Non condivido pienamente il parlare di "realismo magico" (lui stesso si è sempre sottratto a questa definizione, ed io la ritengo - col senno di poi - una generalizzazione un po' superficiale da primo mondo)
Sul famoso discorso del "realismo magico" ci sarebbe molto da dire..diciamo che è una definizione e come tale, in uno scrittore complesso come Marquez, è riduttiva. Lui, a dire il vero, l'ha ricusata solo in alcune circostanze...

non ho visto neanche Macondo come il fulcro del tutto, perché un vero fulcro mi sfugge.
In effetti vedere Macondo come il fulcro di tutto, come ho detto io, è un'ennesima riduzione superficiale. Ma in un solo post non volevo dilugarmi più di tanto...diciamo che, per astratto, intendevo dire che il contesto nel quale la vicenda si svolge è fondamentale. E il fatto che il contesto sia "evanescente" ci fa capire quanto, come dici, un vero fulcro in questa storia non ci sia.
 

bernoccolo

Vivo, e vegeto.
Per me, i cent'anni sono il classico "romanzo mondo", un'espressione che ho sentito per la prima volta associata a "La Festa del Caprone" di Vargas Llosa, altro mostro sacro della letterature americana. E siccome sono sempre riconoscente agli autori che mi permettono di perdermi in un libro, che l'intreccio sia secondario rispetto ai personaggi non è, ai miei occhi, un capo d'accusa. Anzi: i libri che rileggo sono spesso quelli che non puntano troppo sulla prima lettura esplorativa.
 

malafi

Well-known member
Personalmente l'ho amato proprio perchè per me è stata una lettura difficile e impegnativa, a tratti sfinente, a tratti noiosa, a tratti assurda e a tratti da lanciare dalla finestra. La fine mi ha completamente stravolto, l'ho amata alla follia e mi ha fatto dire: "per queste tre pagine si è meritato il Nobel e il mio amore incondizionato". Perchè è come una camminata in montagna, di quelle toste, che mentre cammini con lo zaino vorresti solo ridiscendere rotolando, poi quando arrivi in cima col fiatone e le gambe stanche il paesaggio è indescrivibile e la sensazione che ti dà impagabile. Secondo me quelle tre pagine fanno il libro e compensano tutti gli scivoloni e la pesantezza precedenti.

Guarda, condivido molto quello che scrivi: il finale è davvero epico e bellissimo. Ti fa vedere tutto il libro in un modo diverso, ti scorre davanti in poche righe ed 1 minuto tutta la lettura precedente.
Però per me, come ho scritto nei primi post, questo non è sufficiente a farmi dire: questo libro mi è piaciuto.

Sul tuo paragone con la salita della montagna sono solo parzialmente d'accordo: lì sai già che la fatica sarà ripagata, inoltre potrai bearti di quella vista anche a lungo.
Nella lettura di Cent'Anni di solitudine, fai fatica, tanta fatica (almeno nel mio caso) e mica lo sai che alla fine sarai in larga parte ripagato. Dunque è una fatica doppia, che ho affrontato solo per non esserne sconfitto.
 

velmez

Active member
Personalmente con Cent'anni di solitudine ho scoperto un genere (il realismo magico appunto) che è diventato l mio preferito in assoluto!
Avendone letti altri di questo genere, posso dire che difficilmente riescono a essere completi e fluidi come Cent'anni di solitudine che ho trovato un libro a tutto tondo! In particolare mi sono divertita a cercare di ricordare tutti i nomi e i collegamenti parentali, ricordo che sapevo citarli ancora a memoria fino a un paio d'anni fa e ora potrei fare uno schema non dettagliato!
non so spiegare perchè ma è un libro che mi ha preso... insomma poi per citarlo De Andrè... :HIPP
 
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