Turgenev, Ivan - Acque di primavera

bouvard

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Acque di Primavera è un libro malinconico, a dire il vero lo è nelle prime tre pagine e nel finale, il resto della narrazione è allegra, positiva, ma sono proprio quelle tre pagine iniziali a mettere in guardia il lettore che non si lascerà così ingannare sulla durata di quell’allegria e felicità. E’ un libro malinconico perché si sofferma a considerare il trascorrere inesorabile del tempo e l’impossibilità di far rivivere il passato. E’ normale, quando gli anni che restano ancora da vivere sono meno di quelli che si son vissuti, fare dei bilanci della propria vita. Se si ha avuta una vita piena, come quella di Gemma nel libro, magari anche non fatta di grandi cose, ma piena di affetti, allora si ripensa al passato senza rimpianti, nonostante i dolori o le amarezze che comunque si sono vissuti, e si guarda il futuro con serenità. Se, invece, si arriva a cinquant’anni soli, come capita a Sanin, allora si viene assaliti dall’angoscia per la morte. Ad angosciare Sanin è soprattutto la consapevolezza di aver avuto la possibilità di esser felice, di essere amato, di avere una famiglia, e di aver sciupato da solo questa opportunità, infatti non può incolpare altri, per la sua perdita, se non la propria stoltezza, e la consapevolezza di aver perso tutto per dei motivi futili, per la follia di un attimo rende ancora più angosciosa la sua perdita. Bello.
 
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ayuthaya

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Acque di Primavera è un libro malinconico, a dire il vero lo è nelle prime tre pagine e nel finale, il resto della narrazione è allegra, positiva, ma sono proprio quelle tre pagine iniziali a mettere in guardia il lettore che non si lascerà così ingannare sulla durata di quell’allegria e felicità. E’ un libro malinconico perché si sofferma a considerare il trascorrere inesorabile del tempo e l’impossibilità di far rivivere il passato. E’ normale, quando gli anni che restano ancora da vivere sono meno di quelli che si son vissuti, fare dei bilanci della propria vita. Se si ha avuta una vita piena, come quella di Gemma nel libro, magari anche non fatta di grandi cose, ma piena di affetti, allora si ripensa al passato senza rimpianti, nonostante i dolori o le amarezze che comunque si sono vissuti, e si guarda con serenità il futuro. Se, invece, si arriva a cinquant’anni soli, come capita a Sanin, allora si viene assaliti dall’angoscia per la morte. Ad angosciare Sanin è soprattutto la consapevolezza di aver avuto la possibilità di esser felice, di essere amato, di avere una famiglia, e di aver sciupato da solo questa opportunità, infatti non può incolpare altri, per la sua perdita, se non la propria stoltezza, e la consapevolezza di aver perso tutto per dei motivi futili, per la follia di un attimo rende ancora più angosciosa la sua perdita. Bello.

ok... uno di quei libri che è certo che leggerò, che è certo che mi piacerà e che è certo che mi farà versare un sacco di lacrime... :mrgreen:
 

Minerva6

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E finalmente sono riuscita a leggerlo anche io, era introvabile in cartaceo e ho dovuto sborsare 10 euro per la versione digitale, ma sono stati tutti meritati, mi è davvero piaciuto molto.
Pur essendo un autore diverso dal mio amato Dosto, più proteso verso l'occidente, ho gradito anche tutti i suoi romanzi finora letti. I personaggi non sono così tormentati e sofferenti come in Fedor, sono solo turbati, deboli, spesso in crisi e sprecano la loro vita con scelte sbagliate di cui in seguito si pentiranno.
Per fortuna questo racconto (perché così è catalogato) non è stato troppo romantico come temevo e il lieto fine c'è stato solo per metà (negli ultimi tempi sto preferendo quando non si verifica proprio). Si sarebbe addirittura potuto scriverne il seguito perché è aperto a possibili sviluppi.
Come ha già detto bou, la malinconia c'è ma per me non è stata così marcata durante la lettura (strano, visto che io sono una ancora troppo legata al passato), forse ha prevalso la scorrevolezza della storia, tra l'altro si parla anche bene dell'Italia e delle italiane :wink:.
Domani posterò qualche citazione o commento specifico segnato sul lettore.
 
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Minerva6

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citazioni personalizzate

Si abbandonò alle sensazioni dell’amore di cui si era appena reso conto, sensazioni inutili da descrivere: chi le ha provate ne conosce il languore e la dolcezza, a chi non le ha provate è inutile tentare di spiegarle.

Abitudine di curiosare,propria di ogni russo
... allora io sono russa :mrgreen: (anche se da un po' di tempo sto facendo come la scimmietta che non parla, non vede e non sente :paura:)

Bombolone, è il termine simpatico usato da Maria per chiamare il marito :mrgreen: a cui ad un certo punto dice: Ti sei arrabbiato? Ti fa bene alla salute: altrimenti finiresti per intorpidirti del tutto. (ma non per averlo chiamato così :wink:)

Gli uomini deboli non pongono mai fine a niente. Aspettano la conclusione.
Ahimè, conosco questa debolezza :W

Non mi dispiace riflettere… È divertente, ed è per questo che ci è stata data l’intelligenza. Ma non rifletto mai sulle conseguenze di quello che faccio e quando capita qualcosa, non me ne lamento, nemmeno un poco: non vale la pena. Io ho un motto: «Cela ne tire pas à conséquence!» – non so come dire in russo. E infatti, che cosa tire à conséquence? Nessuno qui, su questa terra, mi chiederà di render conto delle mie azioni, ma lassù (e alzò un dito verso l’alto), ebbene, lassù facciano come credono. Quando sarò lassù a farmi giudicare non sarò più io!
Io invece non riesco a non riflettere sulle conseguenze e a non lamentarmi, ma non perché penso a quando sarò giudicata lassù, non ci riesco proprio :boh:
 
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