considerazioni generiche
Allora... per quanto riguarda lo stile, è vero che si sentono le diverse mani, ma a mio parere questo non va a discapito della coerenza o della comprensione, perchè credo che gli autori si siano divisi il compito per "generi"... Intendo dire che quando il nostro amico si trova nei guai, è braccato da ogni parte, ecc ecc... ecco che lo stile è crudo, diretto, le frasi spezzate, si sente l'incalzare degli eventi e il modo di recepirli - da parte del personaggio - senza filtri. Quando invece prevale il racconto, allora c'è come un rilassamento, il testo diventa più lineare e comprensibile, la modalità che prevale è quella del ricordo e, con esso, la riflessione.
Quanto poi (facendo riferimento a un commento di Zingaro direttamente nella mia bacheca) al dubbio circa la coerenza di un certo modo di vivere e raccontare gli eventi se contestualizzati nell'epoca storica (
penserebbe/parlerebbe così un uomo del 500?), effettivamente il dubbio è giustificato... Non l'ho percepito in modo esplicito, ma è certo che il protagonista gode di una posizione provilegiata di protagonista/spettatore che sembra scavalcare più di un secolo di storia.
Ad ogni modo l'identità stessa del narratore, nella Prima parte evidentemente secondaria rispetto ai grandi (e "reali") protagonisti degli eventi raccontati, si va delineando meglio nella Seconda Parte... pian piano il personaggio acquista un certo spessore non dico psicologico, ma almeno narrativo... e comincia a pensare/agire non per conto di altri, o comunque "rapito" dal loro grande carisma, ma in modo indipendente.
Certo che questo libro spinge a interrogarsi su tante cose... sulla forza, sul carisma appunto, che avevano alcuni grandi personaggi capaci di avere da una parte uno sguardo attento e lucido
quaggiù, ai mali della loro epoca e alle loro possibili cause e soluzioni, dall'altra uno sguardo rivolto
lassù... Se è vero che nella Chiesa di quei secoli (almeno fra l'alto clero con annessi e connessi) resta ben poca traccia di una fede "autentica", è anche vero che probabilmente molte correnti considerate (spesso a ragione) eretiche erano mosse, almeno all'inizio, da un sincero anelito divino, da un bisogno di ritrovare la purezza perduta...
E anche qui... i commenti potrebbero proseguire... ci sarebbe da chiedersi come mai, quando sembra ci venga data l'occasione per realizzare i nostri "ideali" (che magari all'inizio erano condivisibilissimi, e ci sembravano ispirati da vera buona fede), improvvisamente il sogno di un rinnovato Eden si infrange e il male torna a farla da padrone... Ecco, al punto in cui sono arrivata adesso, non posso non interrogarmi su queste tematiche, certamente più grandi di me, ma che comunque mi fanno riflettere...
continua...