Bolano, Roberto - Stella distante

Dory

Reef Member
"Chi è stato Carlos Wieder? Un poeta o un assassino? Un artista o un criminale? Un pilota spericolato che si esibiva in performance di "scrittura aerea" o un autore di snuff movies? E ha veramente arrestato e torturato e ucciso, nei mesi successivi al golpe di Pinochet, decine di persone, per poi esporre le foto dei cadaveri ridotti a brandelli perché convinto della assoluta, gratuita purezza del male - perché solo il dolore è in grado di rivelare la vita, e perché lo scopo della sua è "l'esplorazione dei limiti"? Nulla, sembra ribadire Bolaño, è più sfuggente della verità. Tant'è che, una pagina dopo l'altra, un tassello dopo l'altro - attraverso un accumulo di indizi, molti dei quali di natura squisitamente letteraria, e di storie parallele, alcune tragiche, alcune grottesche, alcune paradossalmente fiabesche (ma tutte, sempre, eccessive, "come il Cile di quegli anni") -, il nostro percorso di avvicinamento a quella che potrebbe essere la verità diventa via via più sdrucciolevole, come se l'autore medesimo ci invitasse a dubitare degli eventi che narra non meno che degli scrittori che cita, delle poesie, delle riviste, dei movimenti letterari a cui allude. Nonché, in definitiva, della esistenza stessa di un uomo chiamato Carlos Wieder."
[dal risvolto di copertina dell'edizione Adephi]

Nei libri di Bolano tutto è effimero, compresa la trama, se pure si può dire che ne esista una. Non avrei saputo cosa dire, da dove iniziare e dove fermarmi, così ho delegato, vigliaccamente lo ammetto, al risvolto di copertina.
Per me la scrittura di Bolano è magnetica, non saprei trovare aggettivo più azzeccato. Anche se questo libro non mi ha scosso dalle fondamenta come 2666, l'ho letto occhi incollati e stupore generosamente sparso sul viso. Credo che questo autore sia per me uno di quegli innamoramenti comprensibili solo da chi ne sia altrettanto innamorato.
Sono innamorata della sua scrittura, del modo in cui parla del mare (forse perché i cileni hanno con il mare un rapporto speciale credo, sarebbe comprensibile, vista la sua geografia e che la sua economia si regge molto sulla pesca), anche se il mare c'entra marginalmente con questo libro, c'entrava molto di più in 2666, ma comunque sto divagando, il punto è che anche se questo libro non è bello come 2666, non può fare a meno di incantare, perché al di là della trama, che c'è ma non c'è, un finale che c'è ma non c'è, dei personaggi che ci sono ma non ci sono proprio del tutto, c'è lo sguardo di un uomo che non è quello di un uomo comune, uno sguardo magico e sorprendente, allo stesso tempo preciso e sfuggente.


Per stemperare il momento dico che nelle pagine di questo libro ho trovato un grillino ante-litteram (e se sia un complimento o meno 'ai posteri l'ardua sentenza').
E il narratore della storia (che è l'alter ego di Bolano) sembra amare i panini alla mortadella ma poi quando si tratta di ordinare un panino in un bar ne prende uno al prosciutto. Mi sono chiesta se è perché sapeva che la mortadella non ce l'avevano o se perché a volte i forti desideri è meglio lasciarli tali.
 
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Ondine

Logopedista nei sogni
Bolano in questo romanzo ci pone di fronte, fin dall’inizio, ad un personaggio misterioso ed ambiguo che provoca negli altri personaggi attrazione e rifiuto allo stesso tempo e il primo capitolo si conclude con un episodio drammatico che determinerà il filo conduttore dell’intera narrazione. Le gemelle Garmendia sono l’anello di congiunzione tra il narratore, l’enigmatico poeta/aviatore, il poeta Bibiano che comincia per primo ad investigare spinto da motivi personali, i professori Stein e Soto, Marta Posadas (figura apparentemente marginale ma importantissima), fino ad arrivare al detective Romero. La trama principale ad un certo punto prende una traiettoria parallela con le storie degli altri personaggi, storie accomunate da un tono drammatico spezzato da una vena sottilmente umoristica e caratterizzata dalla descrizione di particolari senza alcuna importanza oppure di momenti in chiara contrapposizione alla situazione tragica (il che secondo me rende la narrazione più vivace e stimolante perché Bolano non si sofferma mai troppo in descrizioni inutili ma dà ad essi il giusto spazio). L’investigazione poliziesca si serve dell’investigazione letteraria ma non si ha la certezza che la produzione letteraria menzionata e i suoi autori siano interamente reali oppure se siano invenzione così come non si ha la certezza del finale (ognuno può darne un proprio punto di vista). La narrazione è concentrata sul dubbio, il narratore spesso non ricorda le date precise o non ricorda precisamente gli avvenimenti, sembra la narrazione di un sonnambulo tanto che dichiara che le allucinazioni non erano infrequenti in quel periodo. La cosa importante del romanzo a mio avviso è la possibilità data al lettore di compartecipare al mistero e non tanto il suo disvelamento (l’investigazione poliziesca e insieme letteraria non solamente nel caso di Wieder ma anche nella vicende di Stein e di Soto appare come piena di limiti e lo dimostrano i finali ambigui di queste vicende). Arturo Belano è un testimone poco attendibile, è ironico e spesso fa delle domande a se stesso per autogiustificare le proprie versioni dei fatti, ciò che gli interessa riportare è lo stato emotivo di fronte all’orrore, la confusione e lo smarrimento. Appassionante poi il tema del doppio: ogni personaggio ha un proprio personaggio opposto e complementare. Bolano sovverte le certezze del poliziesco, direi le certezze in generale, per mettere in risalto i limiti umani.
 
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