Lee Su-jin - Han Gong-ju

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Corea del Sud. La taciturna diciassettenne Han Gong-ju viene trasferita dalla sua scuola del suo villaggio in una più grande a Incheon; ad accompagnarla è un suo ex professore molto premuroso. Un brevissimo flashback fa capire come la ragazza sia stata espulsa dal precedente istituto scolastico senza avere particolari colpe, infatti il professore le ribadisce di stare tranquilla. Han Gong-ju, che ha i genitori divorziati (il padre è alcolizzato) e nessuno che possa occuparsi di lei, verrà ospitata, controvoglia, dalla madre single del professore (nemmeno a lei viene svelato il motivo del trasferimento; tante che incalza sgradevolmente la ragazza con un: "non sarai incinta?"). Nella nuova scuola Han Gong-ju è molto schiva, evita qualsiasi rapporto con le compagne. Solo Eun-hee, che prova un'istintiva simpatia per lei, riuscirà a scalfire il suo guscio portandola a interessarsi al piccolo coretto scolastico; infatti Gong-ju ha una bellissima voce e viene ripresa dalle compagne che mettono la sua esibizione in rete. Gong-ju, senza spiegarne il motivo, è molto irritata da questo fatto e ne ha tutte le ragioni. Mentre la vicenda si dipana, dei fuggevoli flashback svelano via via il "segreto" della ragazza. Gong-ju, durante tutta la pellicola manifesta solo un desiderio: imparare a nuotare; nel finale se ne comprenderà il motivo.

Opera prima di Lee Su-jin che ha fatto incetta di premi in tutto il mondo. Il tema trattato non è nuovo ed è spinosissimo ma viene sviscerato nella maniera più oggettiva possibile. Il regista costruisce, attraverso un buon uso del montaggio, una vicenda drammatica che tiene con il fiato sospeso per via del lento disvelamento del tremendo misfatto. I flashback mostrano pochissimo ma già dal terzo si intuisce l'insostenibile verità. L'incomunicabilità tra le persone, la bassissima capacità di comprensione, l'indifferenza, l'egoismo e il modo di relazionarsi con il presunto "reietto" sono i temi su cui il regista ha fondato la sua indagine filmica. Dalla Corea del Sud un ottimo prodotto che non sceglie la via più comoda, quella del suscitare un'emotività sfrenata nello spettatore, ma vuole indagare in maniera obiettiva nel profondo del comportamento umano. Bravissima la spaesata protagonista (Woo-hee Chun). Un difetto potrebbe essere riscontrabile nel modo in cui sono rappresentati i flashback: a volte lo stacco non è così nitido, può ingenerare confusione. Si poteva fare meglio in fase di regia ma per un esordio non è niente male! La pellicola è tratta da una vicenda vera (e già questo mette i brividi). Potrebbe urtare le persone più sensibili a causa della situazione affrontata.
 
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