Fontane, Theodor - Il signore di Stechlin

bouvard

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“…è la storia di un vecchio che muore e di due giovani che si sposano…” così una volta T. Fontane riassunse questo suo romanzo. In effetti è un romanzo in cui non succede molto, ricco com’è di dialoghi che sembrano non portare da nessuna parte, proprio come le conversazioni da salotto, eppure non bisogna lasciarsi ingannare dalle parole dell’autore, perché la storia d’amore ed il funerale sono solo la scusa per parlare del rapporto tra il “vecchio ed il “nuovo”, tra il passato ed il futuro, tra le tradizioni e l’innovazione. “Dobbiamo amare ciò che è vecchio finché lo merita, ma in fondo vivere per il nuovo” questa è la saggezza del signore di Stechlin.
La Prussia delle grandi famiglie aristocratiche, affezionate ai loro vecchi stemmi e privilegi, alle buone maniere dei salotti, alla fine dell’Ottocento è sempre più costretta a lasciar spazio alle nuove classi sociali e alle loro idee. In questo il libro mi ha ricordato molto I Buddenbrook di T. Mann, stesso attaccamento di alcuni personaggi – in questo caso la badessa del monastero di Wurz, suor Adelheid, sorella del signore di Stechlin – al loro passato, alla grandezza ormai superata della loro famiglia e stessa cecità di fronte agli errori e alle inadeguatezze della propria classe sociale nell’affrontare i cambiamenti sociali.
Ma se la badessa si mostra incapace di stare al passo con i tempi – risultando agli occhi delle nuove generazioni “arretrata e preistorica” – in ben altro modo si presenta il signore di Stechlin. Intendiamoci neppure lui è felice dei cambiamenti, ed è anche lui attaccato ai tempi passati, ma è anche un uomo abbastanza intelligente da capire che è inutile opporsi al nuovo. L’apparente leggerezza con cui affronta la vita - compreso il voltafaccia in una votazione politica da parte delle stesse persone che ne avevano sollecitato la candidatura – è la cosa che più colpisce in lui, la sua ironia, il suo disincanto verso gli uomini e i cambiamenti storici fanno sì che Dubslav von Stechlin resti impresso nella mente del lettore. Il suo disincanto gli avrebbe benissimo consentito di pronunciare la frase del principe Salina “tutto deve cambiare perché tutto possa rimanere uguale”.
Lettura scorrevolissima, dialoghi sul nulla, una dose non indifferente di ironia, un personaggio amabile e ironico come pochi e per di più dotato di raro buon senso, di un disincanto verso la vita che non è mai ingenuità, tutto questo è Il signore di Stechlin. Bello.
 
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