Non so per la Lessing, ma riguardo a Roth non credo che i suoi romanzi siano incompatibili con la sensibilità e il gusto femminile. Ci sono molte lettrici innamorate artisticamente di Philip Roth, alcune anche in maniera fanatica. E certamente Roth ha più lettrici di quanti lettori abbia la Lessing.
Non ho mai creduto granchè alla misoginia di Roth.
Certo, è uno scrittore sincero. Riversa in maniera esplicita le conflittualità presenti nel rapporto di coppia. Penso che quello che può dar fastidio è il suo (o dei suoi personaggi) atteggiamento libero, animale, ossessivo verso il sesso. E' questo probabilmente cio' che disturba.
Lui usa il sesso come detonatore, come energia eversiva, sempre in equilibrio precario tra istinto e ragione, impulsi animali e sovrastrutture sociali.
I personaggi femminili non sono sempre positivi, ma è anche vero che non TUTTI i personaggi femminili sono trattati male. Ovviamente se uno legge Ho sposato un comunista può farsi un'idea sbagliata. Solo che lì, oltre alla questione del maccartismo, Roth voleva probabilmente rispondere all'attacco della sua ex moglie Claire Bloom. Il personaggio della moglie è ricalcato su quello della Bloom.
E se la madre di Portnoy è asfissiante non è certo imputabile alla misoginia. Là è la grande madre ebraica come "archetipo" che Roth scompone con supremo gusto x lo sberleffo.
Se Seymour Levov nella Pastorale americana si ritrova una figlia bombarola e una moglie gelida e superficiale non mi pare che questo fa di Roth un misogino inviso al pubblico femminile. Ci sono molti libri (Operazione Shylock, Lezione di anatomia, Everymen) nei quali i personaggi femminili non sono completamente negativi, ma anzi, hanno forza, coraggio, intensità.
Non che gli uomini vengano descritti e trattati con i guanti di velluto. Nei libri di Roth sono quasi sempre dei falliti, vittime delle più comuni miserie umane. E' la condizione umana quella che viene messa sotto torchio da Roth. Non tanto la questione ebraica, e certamente non le donne in quanto tali. Direi che il vero bersaglio della sua brutalità è l'uomo americano.
La macchia umana. Anche lì bisogna intendersi. Può sembrare che il vecchio professore abusi di questa povera disgraziata, Fauna. Che eserciti un potere maschilista per via dell'analfabetismo della donna e della subalternità del suo ruolo sociale. Sono le stesse accuse che gli muovono i suoi colleghi accademici. Però, in realtà, non è forse Faunia stessa che confessa "Mi sta a sentire, non mi prende a bastonate in testa, non mi fa rimproveri. Non trama contro di me. Lo hanno spogliato e da me è venuto nudo. Il dolore sparisce con quest'uomo"?
Ho lasciato per ultime le considerazioni sul Teatro di Sabbath, il libro più brutale, amaro e perverso di Roth.
Quello che più si presta alla teoria di Roth come Grande Misogino.
E' vero: Mickey Sabbath è un sessantenne bavoso e lascivo, un antieroe sadico ed eccessivo. La moglie è alcolista, lui ci prova con tutte, il suo passato è fatto di donne scomparse e ragazze fragilissime.
Eppure lo strazio di Sabbath per la morte di Drenka (l'amante slava che per 13 anni ha ispirato e partecipato alle sue più ardite fantasie sessuali) è senza fine e senza via di scampo. Drena è forte, pragmatica, calorosa e vitale. Forse l'unico personaggio positivo dell'intero libro. Certo, Roth la fa morire. Ma Sabbath, in compenso, non perde forse tutto e si avvia alla follia?