DeLillo, Don - Underworld

sun

b
Il 3 ottobre 1951 al Polo Grounds di New York si gioca una leggendaria partita di baseball tra i Giants e i Dodgers. Della palla con cui viene battuto l'altrettanto leggendario fuoricampo che assicura la vittoria del campionato ai Giants si impadronisce un ragazzino nero di Harlem Cotter, Martin. La ritroveremo cinquant'anni dopo in possesso di Nick Shay Costanza, un dirigente dell'industria dello smaltimento dei rifiuti che nel 1951 era a sua volta ragazzino un passo più in là, nel Bronx. Nel romanzo di De Lillo i passaggi di mano della mitica palla servono da pretesto per la costruzione di un gigantesco quadro dell'America dalla guerra fredda fino alla crisi di Cuba e al crollo dell'Unione Sovietica.

Un librone di quasi 900 pagine che però non ho mai "sentito" grazie soprattutto alla scrittura fluida di Delillo. Farò fatica a staccarmi da certi personaggi di questo romanzo.

Un libro a ritroso, pieno di salti temporali, personaggi inventati mescolati a personaggi veri (sublime la parte riferita al comico Lenny Bruce). Un bellissimo viaggio all'interno dell'America di ieri e di oggi con un occhio particolare al problema dell'inquinamento dei rifiuti e alle conseguenze degli esperimenti nucleari.
VOTO : 8
 
uhmmmmm......sembra molto interessante...ma non so se reggerei l'impatto di tante pagine....credo di non essere mai andata oltre le 500....e comunque sono arrivata a tanto in pochissimi casi..... :roll:


vabbè sarà arrivato il momento di battere il mio vergognoso record??? :mrgreen:
 

sun

b
dai dai provaci. Credimi è una lettura non pesante, le pagine volano che è un piacere dietro ai mille intrecci dei personaggi.

Continuo a pensare alle considerazioni finali del protagonista, non le scrivo per non togliere l'eventuale sorpresa a chi affronterà un giorno sto romanzo, comunque mi hanno proprio colpito.
 

elena

aunt member
Ho letto per ora solo i primi quattro capitoli (poco più di 100 pagine).......ancora non mi sento pienamente coinvolta da questo romanzo:(.....confermo l'opinione di sun...... la scrittura è veramente fluida......ma per ora ho come la sensazione di ascoltare una bella musica di cui non riesco ad afferare le parole :shock:!!!

ovviamente rimando ogni giudizio a lettura ultimata ;-)!!!!
 

sun

b
è un libro che comunque va letto con una certa calma. Bisogna aver pazienza. A me alla fine ha lasciato una sensazione strana (mi ha fatto pensare parecchio) soprattutto considerando la storia a ristroso del protagonista, anzi di uno dei protagonisti.
 

elena

aunt member
Infatti lo sto leggendo con molta molta calma :shock:..........devo dire che inizio anche ad assaporarne la trama, nonostante la frammentazione della narrazione ;). Ci sono alcune descrizioni del vissuto quotidiano che sono riportate in modo incredibile........sembra quasi di essere co-protagonista dell'evento descritto :D!!!!

O.T. mi è piaciuta tantissimo la descrizione del "cuscino da lettura" a forma di cuneo che si bilancia perfettamente in grembo e regge il libro o la rivista alla giusta angolazione ........ chissà se esiste veramente :? !
 

sun

b
quando compariva un nuovo personaggio, visto che la storia a ritroso sicuramente non aiutava, mettevo un segno sulla pagina per poi tornarci quando non ricordava chi fosse.
E' vero ci sono dei passaggi veramente fenomenali.

Solo una considerazione ... NY è proprio magica . Ogni volta che in un libro leggo delle descrizioni della vita quotidiana di questa città la qualità della scrittura cresce automaticamente,. Bravura dello scrittore ma anche piccolo aiutino da parte di una delle città + "magnetiche" al mondo.
 

elena

aunt member
Geniale l'idea di segnare la pagina ogni volta che entra in scena un nuovo personaggio :D! Penso l'adotterò anche io :wink:!!
Sicuramente l'ambientazione del romanzo contribuisce alla sua grandezza.......anche io sono affascinata da NY e ci torno sempre molto volentieri.......nonostante la prima volta avessi molte perplessità su questa città .............pensavo fosse fredda e anonima........ma è anche vero che che NY si presta ad essere descritta sotto diverse angolazioni.......viste anche le contaddizioni proprie di questo tipo di società........e non necessariamente lo sfondo di NY fa realizzare un "grande romanzo"!!!!:wink:
 

sun

b
elena quando lo finisci ricordati di scrivermi che fine ha fatto adesso la famosa palla eh (hahahahahahaha).

Anche perchè sta palla è alquanto forviante. Io inizialmente pensavo fosse l'oggetto attorno al quale girava tutto il libro , invece ..... buona lettura :)
 

elena

aunt member
NOOOOOOOOOOOOOOOO........non mi dire che tutto non ruota intorno alla palla :OO!!!!!!! Pensavo fosse il filo d'Arianna del romanzo.......:??.........ho capito .....sono ancora troppo "fuori".......devo ancora centrare bene la vicenda :wink:!
 

elena

aunt member
Meraviglioso!
Una volta superata la difficoltà iniziale di una narrazione nettamente frammentaria, con continui salti temporali e un costante ingresso di nuovi personaggi, mi sono lasciata completamente travolgere dalla trama, o meglio dalle diverse trame che si ricompongono in parte alla fine, apprezzando l’incredibile stile di scrittura di questo grande autore statunitense.

E’ un romanzo che ripercorre la storia americana di mezzo secolo attraverso vari personaggi (alcuni veri altri di fantasia), ognuno dei quali racchiude in sé un aspetto particolare di questa variegata società e offre lo spunto per affrontare diverse tematiche: dallo smaltimento rifiuti all’utilizzo del nucleare, dalla guerra fredda alla violenza delle metropoli, dalle minacce del terrorismo alle diverse forme di razzismo, dal crollo dell’Unione sovietica ai drammi privati.
I diversi piani di lettura riportano il lettore indietro nel tempo fino alla “storica” partita di baseball del 1951 che è anche il punto di partenza strategico di questo romanzo, da cui l’autore fa esplodere l’intera storia dell’America dal dopoguerra ad oggi; la partita, infatti, si svolge in contemporanea allo scoppio di una bomba atomica da parte dell’URSS che rappresenta il pretesto-simbolo dell’inizio della guerra fredda.

Veramente un romanzo grandioso……..ho trovato stupende le descrizioni sia dei grandi eventi (con le relative ripercussioni a livello personale) sia dei singoli aspetti della quotidianità…..alcune immagini mi sono rimaste impresse in modo particolare ………il Muro di South Bronx, la comunità italo-americana, gli effetti devastanti degli esperimenti nucleari……..ma anche alcune figure (positive e negative) che pur rivestendo il ruolo di “comparse” nel romanzo sono i veri “protagonisti” di questo spaccato di storia della società americana.


 

LowleafClod

e invece no
Dovevo leggere solamente il primo capitolo di questo libro, ma una volta iniziato ne sono stata trascinata fino alla fine. Una storia divisa dalle menti dei diversi personaggi, ma che viene legata dal percorso di una palla da baseball, che ogni tanto ricompare sulle strade dei protagonisti.
Ricca di eventi e riferimenti reali, tra cui il tema dominante della guerra fredda che fa da cornice e atmosfera nelle pagine, una sensazione di inquietudine continua, dalla fabbricazione di bombe, alla guerra, al cumulo di sporcizia, al tenore di vita. Mi piace parecchio come scrive DeLillo, una novità per me che ha funzionato e che mi ha inaspettatamente arricchito.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Una palla da baseball fa da formale testimone delle varie generazioni d’America. La storia si dipana tra i vari personaggi che durante i decenni possiederanno quell’oggetto simbolico. Vorrebbe essere un romanzo sociologico dell’America del XX secolo, ma le quasi mille pagine non centrano l’obiettivo. Balzac, che aveva tentato pure lui di definire i tratti della propria epoca, era ben altra cosa.

Don de Lillo è uno scrittore di forma, un post moderno, come si dice. Scrive molto bene, ma è troppo centrato su sé stesso, sui suoi artefici letterari, e poco, pochissimo sulla storia, sul contenuto.

E’ un’America che ha paura di sé stessa, della bomba atomica, della guerra, dei comunisti. E’ un’America per certi versi incomprensibile. Da questo punto di vista la scrittura dell’autore, alle volte leggera, alle volte surreale, ci restituisce bene il senso di vago di ciò che vuol dire essere americani nel XX secolo.

Don de Lillo sta alla parola come Andy Warol alla figura.

Un’esperienza di novità e di grande potere. Una realtà che già dalle origini si trova a guidare i destini del mondo. Come se un bimbo appena cosciente dovesse guidare una corriera piena di persone. Ovvio l’effetto di vaghezza, di estraneità e di “fuori fuoco”, come se tutti si trovassero al momento giusto nel posto sbagliato.

C’è chi lavora nella spazzatura, nel radioattivo e vi vede la sublimazione della vita “nuova”, moderna. Questo è un aspetto provocatorio interessante, ma non può bastare per la fatica di 900 pagine prolisse, lente e spesso fini a sé stesse.

C’è nostalgia, ma mai commozione, mai avventura dell’anima. De Lillo descrive con parole filtrate di bianco e nero la società degli anni ’50. Quelli della grande speranza e, certo, anche della grande paura. Quando invece si trova a fare i conti con i giorni della caduta del muro, la scrittura si fa affannosa, cerebrale, veloce e quasi priva di contenuto.

Libro ampiamente sopravvalutato di un ottimo scrittore.

Votato 2/5
 
Alto