Opinioni controcorrente

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Esistono, in un libro, verità indiscutibili? Secondo me no.

Quando si legge qualcosa che viene dai più riconosciuto come capolavoro e a noi, invece, non è piaciuto, il rischio è quello di non esprimere la nostra opinione. Ho letto utenti che si scusavano perchè non avevano trovato nel libro qualcosa che andava per forza trovato. Quasi ci vergognamo e quasi abbiamo paura, perdendo così una possibilità unica; quella di parlare con una voce diversa.

Vi piace Fabio Volo?:HIPP
Non vi piace Dante Alighieri? :HIPP

E’ il momento di dirlo. L'unica cosa che vi chiedo è di motivare la vostra opinione.
 
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bernoccolo

Vivo, e vegeto.
Non ho coming out particolari da fare, ma ammetto che il famoso de gustibus mi ha sempre lasciato perplesso. E in un certo senso difendere questa punto di vista significa andare controcorrente, o almeno contro un luogo comune largamente diffuso. Insomma, non dovrei essere troppo OT.

Mi spiego, o ci provo, che in qualche riga non mi par cosa semplice. Che qualcuno possa preferire una canzone degli 883 a una di De André - per prendere un esempio extraletterario, ma la stessa cosa potrebbe dirsi per la Tamaro e la Austen - mi sembra normalissimo: ognuno ha il diritto di leggere o ascoltare quel che meglio si abbina al suo stato d'animo o agli strumenti di cui dispone per confrontarsi ad un libro o ad un brano. Il punto è che, se tutti conosciamo stati d'animo mutevoli, gli strumenti di cui disponiamo sono invece molto differenti e, ahimé, non dipendono solo da noi.

Ne "La distinzione", Pierre Bourdieu ha dimostrato bene come i nostri gusti siano meno soggettivi, meno personali di quello che siamo soliti ritenere: persino a tavola, le condizioni sociali nelle quali siamo cresciuti influenzano il nostro rapporto al cibo. Non mi sto facendo portavoce di determinismi sociali immutabili, no, sottolineo solo come in fondo non si può essere altro che il frutto di quel che si è vissuto, e poi elaborato. Esistono anche appassionati di musica classica autodidatti, ovvio: ma la stragrande maggioranza del pubblico presente a questi concerti viene famiglie in cui l'orecchio classico è già stato coltivato da tempo...

Tornando al quesito iniziale, mi sembra quindi legittimo (e auspicabile) che ognuno abbia le proprie preferenze, meno invece che si voglia negare, solo in virtù del proprio (ce poi così proprio non è!) giudizio, che alcune opere abbiano in assoluto più valore di altre. Si arriva in questi casi a forme di politically correct che contribuiscono, sempre secondo me, a livellare verso il basso la cultura, confondendo la ricerca artistica con prodotti meramente commerciali, quando invece sarebbe tempo di farla uscire dai musei e riportarne un po' nella vita di tutti i giorni. (E adesso vediamo se avrò il coraggio di rileggere quanto scritto, senza passare per un irrimediabile snob!)
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
mi sembra quindi legittimo (e auspicabile) che ognuno abbia le proprie preferenze, meno invece che si voglia negare, solo in virtù del proprio (ce poi così proprio non è!) giudizio, che alcune opere abbiano in assoluto più valore di altre. Si arriva in questi casi a forme di politically correct che contribuiscono, sempre secondo me, a livellare verso il basso la cultura, confondendo la ricerca artistica con prodotti meramente commerciali, quando invece sarebbe tempo di farla uscire dai musei e riportarne un po' nella vita di tutti i giorni. (E adesso vediamo se avrò il coraggio di rileggere quanto scritto, senza passare per un irrimediabile snob!)



Non ho negato il valore di alcune opere in virtù del mio giudizio. Ho detto che non esistono, per me, verità indiscutibili.

Quali sono, secondo te, quelle opere di valore assoluto che non escono dal museo?

Non ho capito bene l'atteggiamento politically correct al quale facevi riferimento. Non mi è chiara la causa per cui la cultura si livellerebbe verso il basso a discapito di quella assoluta.
 

bernoccolo

Vivo, e vegeto.
Non ho negato il valore di alcune opere in virtù del mio giudizio. Ho detto che non esistono, per me, verità indiscutibili.

Quali sono, secondo te, quelle opere di valore assoluto che non escono dal museo?

Non ho capito bene l'atteggiamento politically correct al quale facevi riferimento. Non mi è chiara la causa per cui la cultura si livellerebbe verso il basso a discapito di quella assoluta.

Quando parlavo del de gustibus, non facevo davvero riferimento a te, ma appunto al discorso generale, considerato come politicamente corretto, che tende all'indifferenziazione e/o a indicare come altezzoso chi ha il coraggio di far notare che no, non tutti i libri hanno lo stesso valore.

Per me (ma sono opinioni, va da sè) la cultura si livella verso il basso quando si vuol fare credere che un'opera culturale e un prodotto commerciale abbiano in fondo le stesse radici e la stessa funzione sociale. Ora, per me la prima sottointende un'emozione, una riflessione, mentre il secondo gioca piuttosto su di un impulso, un riflesso - quello di farti mettere la mano al portafoglio per "consumare". In altre parole ancora, il prodotto commerciale arricchisce chi lo vende, l'opera culturale - libro, spettacolo o concerto - chi ci si confronta.

Quanto alla battuta sui musei, secondo me sono l'altra faccia di una società che ha annegato l'idea stessa di cultura popolare all'interno del mare magnum della cultura di massa, che ha folklorizzato le proprie tradizioni, usi e costumi locali per amore della modernità, del progresso e della globalizzazione... Insomma, quando stacchiamo il biglietto di un museo, andiamo a consumare quella Cultura con la c maiuscola che è sparita dalla vita di tutti i giorni, spesso anche solo per dare a noi stessi un "tono". Quando dico che i muri dei musei andrebbero abbattuti, è perché mi sembra, ad esempio, che lo spazio pubblico potrebbe essere abitato in modo più intelligente che non con centinaia di cartelli pubblicitari e relative ingiunzioni al consumo: fare uscire la cultura dai musei significa allora rivendicare questi spazi per altri tipi di messaggi, socialmente più utili al vivere assieme.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Quando parlavo del de gustibus, non facevo davvero riferimento a te, ma appunto al discorso generale, considerato come politicamente corretto, che tende all'indifferenziazione e/o a indicare come altezzoso chi ha il coraggio di far notare che no, non tutti i libri hanno lo stesso valore.

Per me (ma sono opinioni, va da sè) la cultura si livella verso il basso quando si vuol fare credere che un'opera culturale e un prodotto commerciale abbiano in fondo le stesse radici e la stessa funzione sociale. Ora, per me la prima sottointende un'emozione, una riflessione, mentre il secondo gioca piuttosto su di un impulso, un riflesso - quello di farti mettere la mano al portafoglio per "consumare". In altre parole ancora, il prodotto commerciale arricchisce chi lo vende, l'opera culturale - libro, spettacolo o concerto - chi ci si confronta.

Quanto alla battuta sui musei, secondo me sono l'altra faccia di una società che ha annegato l'idea stessa di cultura popolare all'interno del mare magnum della cultura di massa, che ha folklorizzato le proprie tradizioni, usi e costumi locali per amore della modernità, del progresso e della globalizzazione... Insomma, quando stacchiamo il biglietto di un museo, andiamo a consumare quella Cultura con la c maiuscola che è sparita dalla vita di tutti i giorni, spesso anche solo per dare a noi stessi un "tono". Quando dico che i muri dei musei andrebbero abbattuti, è perché mi sembra, ad esempio, che lo spazio pubblico potrebbe essere abitato in modo più intelligente che non con centinaia di cartelli pubblicitari e relative ingiunzioni al consumo: fare uscire la cultura dai musei significa allora rivendicare questi spazi per altri tipi di messaggi, socialmente più utili al vivere assieme.

Il 3d che ho aperto voleva essere altro da questo. Nello specifico sono assolutamente d'accordo con te.
 

ila78

Well-known member
Bella discussione.

Mi vengono in mente subito le diatribe infinite su 50 sfumature, dove chi l'ha letto (evidentemente l'hanno letto in tanti) qui, ma anche altrove, se gli è piaciuto si trova a doversi "giustificare" verso gli altri lettori che fanno un po' gli snob (io mi ci metto dentro per prima eh.....).
Io personalmente, lo dico senza vergogna, sono stata fermata solo dal prezzo dell' ebook (non volevo comprarlo in cartaceo) altrimenti l'avrei letto anch'io, per puro spirito "scientifico" e come attenta osservatrice di tendenze (TUTTE le tendenze) e poi per farmi un'opinione mia che non fosse dettata semplicemente dal non volersi uniformare alla massa.
Nella mia carriera di lettrice posso "vantare" altre sperimentazioni di questo genere compiute per la stessa ragione: da Melissa P. a Dan Brown passando per la Tamaro, li ho letti perchè facevano "moda" perchè se ne parlava, dovrei vergognarmi? Forse....:boh:
Poi per la maggior parte per chi ha un palato "allenato" da lettore si rivelano obbiettivamente nè più e nè meno di fenomeni commerciali (schifezze abominevoli letterariamente parlando). Però non vedo perché dovrei vergognarmi di averli letti; allo stesso modo non mi vergogno di dire che Anna Karenina per me è brutto e noiosissimo. Il punto è che non dobbiamo vergognarci delle nostre opinioni, e se vanno controcorrente ben venga.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Bella discussione.

Mi vengono in mente subito le diatribe infinite su 50 sfumature, dove chi l'ha letto (evidentemente l'hanno letto in tanti) qui, ma anche altrove, se gli è piaciuto si trova a doversi "giustificare" verso gli altri lettori che fanno un po' gli snob (io mi ci metto dentro per prima eh.....).
Io personalmente, lo dico senza vergogna, sono stata fermata solo dal prezzo dell' ebook (non volevo comprarlo in cartaceo) altrimenti l'avrei letto anch'io, per puro spirito "scientifico" e come attenta osservatrice di tendenze (TUTTE le tendenze) e poi per farmi un'opinione mia che non fosse dettata semplicemente dal non volersi uniformare alla massa.
Nella mia carriera di lettrice posso "vantare" altre sperimentazioni di questo genere compiute per la stessa ragione: da Melissa P. a Dan Brown passando per la Tamaro, li ho letti perchè facevano "moda" perchè se ne parlava, dovrei vergognarmi? Forse....:boh:
Poi per la maggior parte per chi ha un palato "allenato" da lettore si rivelano obbiettivamente nè più e nè meno di fenomeni commerciali (schifezze abominevoli letterariamente parlando). Però non vedo perché dovrei vergognarmi di averli letti; allo stesso modo non mi vergogno di dire che Anna Karenina per me è brutto e noiosissimo. Il punto è che non dobbiamo vergognarci delle nostre opinioni, e se vanno controcorrente ben venga.

Cosa pensi di Melissa P.?

Dal punto di vista commerciale, in fondo, non ha fatto altro che la stessa operazione di Nabokov 60 anni prima.

Personalmente non l'ho mai letta.
 

bernoccolo

Vivo, e vegeto.
[...] Però non vedo perché dovrei vergognarmi di averli letti; allo stesso modo non mi vergogno di dire che Anna Karenina per me è brutto e noiosissimo. Il punto è che non dobbiamo vergognarci delle nostre opinioni, e se vanno controcorrente ben venga.

Provo allora a tornare più esplicitamente nel thread partendo dall'ultima frase.

Credo anch'io che non sia il caso di parlare di vergogna, ma giusto di riconoscere che si può leggere per un sacco di motivi diversi. Uno fra questi è lo svago, la distrazione - e allora ben venga la letteratura di consumo. Quel che infastidisce me, però, è il trovarmi talvolta impelagato in discussioni - non questa, non mi fraintendete! - in cui sembra effettivamente che tra une pennivendolo e uno scrittore non ci sia differenza. Quando andare controcorrente significa ostinarsi a difendere best seller studiati a tavolino (23% di suspense, 19% di erotismo, ecc. ecc.) ad imitazione di prodotti televisivi, riconosco volentieri che il mondo è bello perché è vario, ammetto di non aver particolarmente voglia di spingere piû in là il dialogo.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Provo allora a tornare più esplicitamente nel thread partendo dall'ultima frase.

Credo anch'io che non sia il caso di parlare di vergogna, ma giusto di riconoscere che si può leggere per un sacco di motivi diversi. Uno fra questi è lo svago, la distrazione - e allora ben venga la letteratura di consumo. Quel che infastidisce me, però, è il trovarmi talvolta impelagato in discussioni - non questa, non mi fraintendete! - in cui sembra effettivamente che tra une pennivendolo e uno scrittore non ci sia differenza. Quando andare controcorrente significa ostinarsi a difendere best seller studiati a tavolino (23% di suspense, 19% di erotismo, ecc. ecc.) ad imitazione di prodotti televisivi, riconosco volentieri che il mondo è bello perché è vario, ammetto di non aver particolarmente voglia di spingere piû in là il dialogo.

A me interesserebbe parlare di ciò che non ci è piaciuto e invece è generalmente piaciuto agli altri. E viceversa.

Le nostre personali "esperienze contro corrente", al di là della dicotomia classici\letteratura di consumo.

Non bisogna ostinarsi in nulla, ma solo dire ciò che abbiamo provato.
 

Dory

Reef Member
Non sono riuscita ad appassionarmi a Tolstoj o a Murakami, due esempi di indiscusso-capolavoro-classico e molto-apprezzato-contemporaneo.
La cosa più stramba è che di entrambi mi piacerebbero moltissimo le storie e i contenuti dei loro romanzi, ma di fatto non sono riuscita a leggerli perché non mi piace assolutamente il loro stile di scrittura.
Abbandonati Anna Karenina e Guerra e pace (dopo un centinaio di pagine credo), letto tutto Norwegian Wood (non piaciuto) e abbandonato Kafka sulla spiaggia.

Ci ho riflettuto spesso su cos'è che mi disturba esattamente del loro stile, ma non ho ancora trovato una risposta.
 

Raniero Toscano

Lettore dell'estremo sud
Io ho avuto diverse esperienze su libri considerati capolavori (o quasi) e poi personalmente valutati diversamente. Un ultimo ricordo è "Qualcuno con cui correre" di David Grossman: a me non è sembrato un bellissimo libro (come invece dicono diversi commenti qua e là sulla rete), pur avendo una buona storia che poteva essere strutturata meglio.
 

Prometheus

New member
Senza metterne in dubbio le capacità letterarie, Benni e Baricco non mi sono proprio andati giù. Antipatia a pelle (prima volta :boh:) per il primo e troppa accademia nel secondo
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Senza metterne in dubbio le capacità letterarie, Benni e Baricco non mi sono proprio andati giù. Antipatia a pelle (prima volta :boh:) per il primo e troppa accademia nel secondo

Su Benni la penso come te.

Di Baricco ho letto due libri:

- Oceanomare e ne ho ricavato la stessa tua impressione.

- "Novecento" che, invece, trovo sia un capolavoro...
 

ila78

Well-known member
Cosa pensi di Melissa P.?

Dal punto di vista commerciale, in fondo, non ha fatto altro che la stessa operazione di Nabokov 60 anni prima.

Personalmente non l'ho mai letta.

Naaaaa...siamo lontani anni luce dalla "raffinatezza" e dall' erotisimo "velato" anche se malato e negativo di Nabokov. Personalmente non ne ho un ricordo nitido perchè ho letto "100 colpi di spazzola" quand'è uscito, avevo tipo 16 anni ed era il libro del momento, tutte le mie compagne di classe l'avevano letto (cervelli per cui la pagina della posta del cuore di Cioè era alta letteratura per intenderci.....:paura:) così l'ho letto anch'io. Ovviamente si è rivelato per quello che era: una furbissima operazione di marketing che aveva come target le ragazzine di allora che, forse, erano meno "scafate" di quelle di adesso per le quali leggere di scene di sesso più o meno esplicite (e nemmeno tanto fantasiose) tra una tredicenne e uomini adulti (a volte più di uno contemporaneamente) era scandalosissimo. Scritto malissimo e di una banalità sconcertante, questo è quello che ricordo più nettamente.:wink: E ricordo anche che ho nascosto l'acquisto ai miei genitori....lo leggevo di nascosto in camera mia. Beata innocenza.
 

bernoccolo

Vivo, e vegeto.
A me interesserebbe parlare di ciò che non ci è piaciuto e invece è generalmente piaciuto agli altri. E viceversa.
.

Mi sono risultati indigesti (lista non esaustiva)
- "Il giovane Holden" di Salinger, probabilmente perché letto troppo tardi;
- Orham Pamuk, "Il mio nome è rosso", al punto che non sono riuscito a prenere in mano altri libri, nonostante in molti me ne parlano bene;
- Murakami, a cui non riconosco nessuna delle qualità che gli vengono attribuite;
- al femminile, Banana Yoshimoto e Amélie Nothomb

Ho letto invece con piacere il primo Baricco (Castelli di Rabbia, Oceano Mare e Novecento), nonostante l'antipatia che ispira anche a me e il suo sistematico saccheggio di idee altrui (Perec in primis)
 

Dory

Reef Member
Senza metterne in dubbio le capacità letterarie, Benni e Baricco non mi sono proprio andati giù. Antipatia a pelle (prima volta :boh:) per il primo e troppa accademia nel secondo

Su Benni la penso come te.

Di Baricco ho letto due libri:

- Oceanomare e ne ho ricavato la stessa tua impressione.

- "Novecento" che, invece, trovo sia un capolavoro...

Accademia in Baricco? Non capisco cosa intendete.
Non sono una sua fan, ma Oceano mare e Novecento sono due dei miei libri preferiti, e credo che neanche lui sappia come gli sono usciti, perché nessuno degli altri suoi libri è neppure lontanamente paragonabile a questi due.
 

Prometheus

New member
precisazione doverosa, per benni mi riferisco a bar sport, il bar sotto il mare e blues in sedici, per baricco a oceanomare e seta. Per accademia intendo esercizio di stile, alla d'annunzio, ecco. Indubbiamente molto bravi "tecnicamente", ma non sono riuscito a cogliere il cuore, lo spirito delle loro opere.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Umberto Eco non mi piace per niente.

Ho mollato a metà il Nome della Rosa e, molto prima, il terribile Pendolo di Focault.

Soprattutto in quest'ultimo faticavo a tenere alta la concentrazione e spesso a capire la trama.

Mi dicono che Il cimitero di Praga sia diverso, vorrei dargli un'altra possibilità.
 

ila78

Well-known member
Umberto Eco non mi piace per niente.

Ho mollato a metà il Nome della Rosa e, molto prima, il terribile Pendolo di Focault.

Soprattutto in quest'ultimo faticavo a tenere alta la concentrazione e spesso a capire la trama.

Mi dicono che Il cimitero di Praga sia diverso, vorrei dargli un'altra possibilità.

Il Nome della Rosa è STUPENDERRIMO! E se ti può interessare ho il Cimitero di Praga in wishlist!:wink:
 
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