Houellebecq, Michel - Sottomissione

Wilkinson

Member
Houellebecq per me non scrive grandi romanzi, ma romanzi interessanti questo si. L'eroe di questo libro è il solito dello scrittore francese, nichilista e depresso, ma intelligente e soprattutto riflessivo. La trama è tristemente nota per la coincidenza dei fatti delittuosi svoltisi in Francia e contemporanei all'uscita del romanzo.

Francia*2022: alla fine del secondo mandato di*François Hollande, la vittoria alle elezioni presidenziali va a favore di un partito islamico (Fratellanza Musulmana), che riesce a battere il*Front National*di*Marine Le Pen, grazie all'alleanza repubblicana siglata con il*Partito Socialista Francese, l'Unione per un Movimento Popolare*e l'Unione dei Democratici e Indipendenti, i raggruppamenti politici di socialisti, liberali e moderati. Il governo di Mohammed Ben Abbes (il nuovo presidente) impone una sorta di Sharia attenuata, cui le élite francesi si adeguano quasi con piacere, collaborando con il nuovo regime, deliziati non solo dall'idea di convertirsi ma di fare un vero e proprio atto di "sottomissione" all'Islam e al suo autoritarismo rassicurante

Il protagonista, Francois, professore alla Sorbona assiste in prima persona all'epocale cambiamento e si trova suo malgrado a dover cambiare la sua vita e le sue abitudini. Il tratto essenziale di François (e dei suoi colleghi) è infatti una definitiva, irreversibile*stanchezza. «La sensazione che non ci fosse alcun motivo per allarmarsi, e neanche nulla di veramente nuovo» (p. 96). L'uomo l'europeo è sazio e non desidera più. Quello che è più interessante a mio avviso è il tono disincantato ma pervaso di una sottile triste allegria (l'allegria dei naufragi si direbbe) che riesce a illuminare diversi aspetti dell'attualità a cui forse poniamo un'attenzione troppo distratta.

Già solo per questo varrebbe la pena di leggere questo libro. Esso pone una domanda fondamentale per lo stanco uomo europeo pieno di tecnologia ma povero di idee : quanto vale ancora la sua libertà? La libertà è diventata un peso, qualcosa che sarebbe più facile delegare a altri in cambio di un po' di tranquillità ?

Houellebecq ha scritto forse il suo 1984. Una radiografia dell'uomo europeo in primo luogo. Il suo protagonista sembra sconfitto dal peso della storia europea prima di tutto, aprendo un vaco in cui l'islam dolcemente si insinua. Fantapolitica? Chi può dirlo. Certo questo romanzo fa sorgere diversi quesiti a cui non sempre è facile rispondere. Ma già il fatto di porli è uno degli scopi dell'arte.
Consigliato.
 

Dory

Reef Member
Ero molto curiosa di sapere com'era questo libro, soprattutto perché sento parlar bene di questo scrittore, ma ho avuto un'esperienza disastrosa con La possibilità di un'isola, il libro più brutto che abbia mai letto.
C'è una recensione di Goffredo Fofi sull'internazionale che non ho ancora letto perché non è ancora disponibile on line, che titola 'Irritante e geniale'.
 

catoate

New member
Non sto a presentare Houellebecq, ormai che il suo ultimo romanzo ha fatto la dovuta polemica letteraria ma soprattutto mediatica.
Scrittore post-modern, osservatore attento e sensibile della quotidianità e della disperata solitudine umana, amato e odiato, insultato e sputato, è nucleo comunque e sempre di attenzione...strano che io non abbia quindi beccato una discussione già aperta sul suo "caso" :)

La premessa è che di Houellebecq ho letto soltanto il penultimo romanzo intitolato in italiano La carta e il territorio, per il quale ricevette il prestigioso premio Goncourt.
Ora sono a metà della sua ultima opera, Sottomissione, sotto la luce dei media sempre affamati di polemiche sterili. Perché al mio avviso sterili lo sono state. Con grande sorpresa, rido leggendo Sottomissione e provo tenerezza per il personaggio-narratore, reale protagonista dell'opera (e non l'Islam con le sue correnti più estremiste).
Romanzo esilarante, fluido (che in questo mio periodo di vita è una grande qualità), estremamente giusto nei toni (chi non si riconosce in questo piccolo uomo di niente solitario che mangia cibo pronto e ama più di tutte le serate televisive speciali elezioni), reale nella rassegnazione che descrive, uno stile asciutto lontano dai post-moderni americani ma vicino a loro nella sua esigenza di contemporaneità.
Mi spiace che Houellebecq sia dovuto scappare nella sua Irlanda di adozione per un romanzo come questo, che non minaccia, non violenta, non insulta, che "fantascienza" e "ipotizzi" un mondo, tutto qui...l'immaginare non è una delle mansioni dello scrittore ?

Sono curiosa di scoprire recensioni di chi del forum ha letto Sottomissione, sapendo che dopo la prima settimana di vendita in Italia era numero 1 (davanti addirittura l'intoccabile Umberto Eco).
 
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Zingaro di Macondo

The black sheep member
Non sto a presentare Houellebecq, ormai che il suo ultimo romanzo ha fatto la dovuta polemica letteraria ma soprattutto mediatica.
Scrittore post-modern, osservatore attento e sensibile della quotidianità e della disperata solitudine umana, amato e odiato, insultato e sputato, è nucleo comunque e sempre di attenzione...strano che io non abbia quindi beccato una discussione già aperta sul suo "caso" :)

La premessa è che di Houellebecq ho letto soltanto il penultimo romanzo intitolato in italiano La carta e il territorio, per il quale ricevette il prestigioso premio Goncourt.
Ora sono a metà della sua ultima opera, Sottomissione, sotto la luce dei media sempre affamati di polemiche sterili. Perché al mio avviso sterili lo sono state. Con grande sorpresa, rido leggendo Sottomissione e provo tenerezza per il personaggio-narratore, reale protagonista dell'opera (e non l'Islam con le sue correnti più estremiste).
Romanzo esilarante, fluido (che in questo mio periodo di vita è una grande qualità), estremamente giusto nei toni (chi non si riconosce in questo piccolo uomo di niente solitario che mangia cibo pronto e ama più di tutte le serate televisive speciali elezioni), reale nella rassegnazione che descrive, uno stile asciutto lontano dai post-moderni americani ma vicino a loro nella sua esigenza di contemporaneità.
Mi spiace che Houellebecq sia dovuto scappare nella sua Irlanda di adozione per un romanzo come questo, che non minaccia, non violenta, non insulta, che "fantascienza" e "ipotizzi" un mondo, tutto qui...l'immaginare non è una delle mansioni dello scrittore ?

Sono curiosa di scoprire recensioni di chi del forum ha letto Sottomissione, sapendo che dopo la prima settimana di vendita in Italia era numero 1 (davanti addirittura l'intoccabile Umberto Eco).

Conosco Houellebeck e, forse proprio per questo, non ne ho un’opinione precisa. A tratti mi sembra di leggere qualcuno di molto vicino ad un Celine “post moderno” (come lo hai giustamente definito), altre volte, semplicemente, non lo capisco e credo di essere di fronte ad un nemmeno troppo astuto commediante.

C’è, in lui, un estremismo che alle volte diventa confusione. Una tristezza che non ha nulla a che vedere con la malinconia. Mi verrebbe da dire, però, che ha giocato con la sua depressione ricavandone ottimi risultati artistici.

Ha detto tutto su tutti e “Sottomissione” è stato criticato da ogni punto di vista. A me è piaciuto e credo che l’”islamizzazione della cristianità” sia solo un pretesto per parlare di un non-sense della vita che mi fa provare simpatia per questo antipatico, cinico e misantropo autore.
 

catoate

New member
Conosco Houellebeck e, forse proprio per questo, non ne ho un’opinione precisa. A tratti mi sembra di leggere qualcuno di molto vicino ad un Celine “post moderno” (come lo hai giustamente definito), altre volte, semplicemente, non lo capisco e credo di essere di fronte ad un nemmeno troppo astuto commediante.

C’è, in lui, un estremismo che alle volte diventa confusione. Una tristezza che non ha nulla a che vedere con la malinconia. Mi verrebbe da dire, però, che ha giocato con la sua depressione ricavandone ottimi risultati artistici.

Ha detto tutto su tutti e “Sottomissione” è stato criticato da ogni punto di vista. A me è piaciuto e credo che l’”islamizzazione della cristianità” sia solo un pretesto per parlare di un non-sense della vita che mi fa provare simpatia per questo antipatico, cinico e misantropo autore.

depressione o carattere solitario ? Poi molti artisti hanno fatto del loro stato di depressione un'arte appunto...penso a Bukowski (fra i miei scrittori preferiti)....ma se traggono da questo stato d'animo, non è solo per far vendite, ma perché è parte loro. Lo dice Houellebecq stesso all'inizio di Sottomissione...dietro ogni scrittore si nasconde un uomo, che scriva bene o no.

Stessa cosa per Céline che citi e che spesso citiamo quando parliamo di Houellebecq...
dividere l'uomo dall'artista è fondamentale nel suo caso...ho messo anni prima di leggere il suo Viaggio appunto per questa mia difficoltà di distinguere...

L'ultimo romanzo di Houellebecq interroga sul divino o meglio sull'assenza del sentimento religioso nella vita di un uomo...
mette a disagio perché rinvia a se. Pur nei momenti in cui non credi di poter riconoscerti...invece si,sei tu. Il tipo che ruba una birra mentre devi far benzina e che al posto del benzinaio vedi tre corpi stesi morti... mette a disagio perché mette un dito sul conscio e sull'inconscio, sull'accettabile ma soprattutto l'inaccettabile dell'essere umano.
 

bernoccolo

Vivo, e vegeto.
Non ho letto Sottomissione, ma i suoi precedenti libri sì, e pure - a tratti - con un certo entusiasmo. Ciò nonostante, mi rendo conto che non ho fretta di leggere il suo ultimo. Un po' perché l'immenso circo mediatico che ne ha ovviamente accompagnato l'uscita mi ha stancato (vivo nella Svizzera francofona, e la cosa ha preso davvero proporzioni fastidiose), un po' perché con il passare dei libri mi sembra di aver colto qualche meccanismo ricorrente delle sue storie, e questo fa scemare non poco la mia curiosità.

Di Houellebecq apprezzo l'acuità dell'analisi del mondo contemporaneo e il suo talento nel tratteggiare la totale assenza di valori delle società neoliberali, meno il fatto che dia sempre l'impressione di essere un po' troppo cosciente di questo talento e che "ci mangi sopra", al punto che ogni tanto la malizia mi pare sfociare nel cinismo più bieco. Un po' troppo personaggio, per i gusti di chi come me non ama la provocazione fine a se stessa. E da ultimo, ma non è un dettaglio da poco, trovo i suoi romanzi del tutto privi di stile.
 

catoate

New member
Non ho letto Sottomissione, ma i suoi precedenti libri sì, e pure - a tratti - con un certo entusiasmo. Ciò nonostante, mi rendo conto che non ho fretta di leggere il suo ultimo. Un po' perché l'immenso circo mediatico che ne ha ovviamente accompagnato l'uscita mi ha stancato (vivo nella Svizzera francofona, e la cosa ha preso davvero proporzioni fastidiose), un po' perché con il passare dei libri mi sembra di aver colto qualche meccanismo ricorrente delle sue storie, e questo fa scemare non poco la mia curiosità.

Di Houellebecq apprezzo l'acuità dell'analisi del mondo contemporaneo e il suo talento nel tratteggiare la totale assenza di valori delle società neoliberali, meno il fatto che dia sempre l'impressione di essere un po' troppo cosciente di questo talento e che "ci mangi sopra", al punto che ogni tanto la malizia mi pare sfociare nel cinismo più bieco. Un po' troppo personaggio, per i gusti di chi come me non ama la provocazione fine a se stessa. E da ultimo, ma non è un dettaglio da poco, trovo i suoi romanzi del tutto privi di stile.

Sullo stile sono in parte d'accordo con te...leggendo le prime pagine di Sottomissione ho pensato ad alta voce "ma cos'è sta robaccia !" poi mi sono lasciata prendere...e questo lasciare partire è merito del suo "non stile" a volte stancante a volte toccante. Sarà la ricerca stessa di Houellebecq, il non-stile per sfiorare meglio la contemporaneità stessa...come scrivere di un oggi dove la popolazione si reca in pigiama al mc donalds per ottenere una colazione gratuita con stile ? tuttavia certe volte trova una sua forma, una sua enfasi, spesso quando parla del rapporto con le donne, nonostante la misoginia che amiamo attribuirgli, forse ingiustamente...
 

bernoccolo

Vivo, e vegeto.
Sullo stile sono in parte d'accordo con te...leggendo le prime pagine di Sottomissione ho pensato ad alta voce "ma cos'è sta robaccia !" poi mi sono lasciata prendere...e questo lasciare partire è merito del suo "non stile" a volte stancante a volte toccante. Sarà la ricerca stessa di Houellebecq, il non-stile per sfiorare meglio la contemporaneità stessa...come scrivere di un oggi dove la popolazione si reca in pigiama al mc donalds per ottenere una colazione gratuita con stile ? tuttavia certe volte trova una sua forma, una sua enfasi, spesso quando parla del rapporto con le donne, nonostante la misoginia che amiamo attribuirgli, forse ingiustamente...

Sì, mi sembra un'ipotesi più che plausibile.:) Poi però ammetto di avere una predilezione per quegli autori che il mondo lo sanno trasformare, o almeno farmelo vedere diversamente. Anche attraverso la lingua...
 

catoate

New member
Sì, mi sembra un'ipotesi più che plausibile.:) Poi però ammetto di avere una predilezione per quegli autori che il mondo lo sanno trasformare, o almeno farmelo vedere diversamente. Anche attraverso la lingua...

la forza di Houellebecq è sicuramente quella dei post modern, ovvero di metterti faccia a faccia con il tuo mondo. Non riesco a ad accettare e ad apprezzare lo specchio che propongono i post moderni americani (ho provato a leggere Wallace e Don Delillo senza successo). Ma Houellebecq conviene meglio alla mia estetica anche se ho una predilezione per la frase breve a pugno. Amo ad esempio Izzo che il mondo contemporaneo lo dipinge di giallo e di omicidio ma narra una contemporaneità vera. Questo è solo un esempio.
Ultimamente sento di aver bisogno di una scrittura reale, presente. Mi sto pur lanciando nella lettura di contemporanei italiani (cosa rarissima per quanto mi riguarda...ho appena finito l'ultimo di Marco Missiroli "Atti osceni in luogo privato" e la prossima opera in italiano sarà il primo romanzo di Carmen Pellegrino intitolato "Cade la terra")
 

ariano geta

New member
Non ho letto Sottomissione, ma i suoi precedenti libri sì, e pure - a tratti - con un certo entusiasmo. Ciò nonostante, mi rendo conto che non ho fretta di leggere il suo ultimo. Un po' perché l'immenso circo mediatico che ne ha ovviamente accompagnato l'uscita mi ha stancato (vivo nella Svizzera francofona, e la cosa ha preso davvero proporzioni fastidiose), un po' perché con il passare dei libri mi sembra di aver colto qualche meccanismo ricorrente delle sue storie, e questo fa scemare non poco la mia curiosità.

Di Houellebecq apprezzo l'acuità dell'analisi del mondo contemporaneo e il suo talento nel tratteggiare la totale assenza di valori delle società neoliberali, meno il fatto che dia sempre l'impressione di essere un po' troppo cosciente di questo talento e che "ci mangi sopra", al punto che ogni tanto la malizia mi pare sfociare nel cinismo più bieco. Un po' troppo personaggio, per i gusti di chi come me non ama la provocazione fine a se stessa. E da ultimo, ma non è un dettaglio da poco, trovo i suoi romanzi del tutto privi di stile.

Condivido anche le virgole. Però "Sottomissione" intendo comunque leggerlo perché la prosa di Houellebecq mi piace e quando si incontra un autore che piace "a prescindere" meglio non lasciarselo sfuggire, pur con tutte le giuste riserve che hai sottolineato nel tuo post.
 
Ho terminato oggi questo libro. Ieri ho letto un articolo sull'inserto del corriere sull'islamizzazione della laica Turchia ad opera del Sultano Erdogan.

Non mi è mai stato simpatico Recep, l'ho sempre considerato un Mario Scelba dei poveri, ma con più potere e manie di grandezza.

Torniamo al libro. Le elezioni in Francia le vince Mohammed Ben Abbas della Fratellanza Musulmana. Non aspettatevi un novello Khomeini, Ben Abbas ha tra i suoi miti l'immenso Augusto e come il suo eroe vorrebbe ricostruire l'Impero Romano, con l'aggiunta, buon peso, dei paesi del Nord Europa. Spostare la capitale politica a Roma e finanziaria ad Atene. Non solo la cittadinanza come collante, ma anche la religione. Ed ovviamente la religione è quella islamica.

Nessun integralismo, ma un passaggio dolce ad un regime musulmano partendo dall'Istruzione. Donne a casa a fare le mogli e uomini al lavoro. Sussidi familiari altissimi, morigeratezza nei costumi e patriarcato a go go. Dimenticavo la poligamia come regola principale della società.
La prima moglie per i lavori di casa, la seconda perché leggermente innamorati, la terza, generalmente giovanissima, per risparmiare sulla badante quando si diventa vecchi.

Le prime 110 pagine mi avevano turbato, il libro nel suo complesso mi ha fatto sorridere.

Ben Abbas mi ricorda il sindaco islamico di Rotterdam e un po' anche Recep.

Scritto benissimo, o almeno la sua traduzione è ottima.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Sottomissione è il primo romanzo che leggo di Michel Houellebecq, questo scrittore francese così discusso e così controverso sul quale, solo da queste pagine, non sono riuscita a farmi un'opinione chiara. Sottomissione è un romanzo apparentemente ordinario, apparentemente normale, apparentemente tante cose… cosa sia in realtà, io non l'ho ben capito. Di sicuro il suo protagonista, per quanto voglia apparire ordinario ed integrato in una società di suoi simili, è tutt'altro che un uomo come tanti. François è un professore universitario quarantaquattrenne, studioso di Huysmans, misantropo, apparentemente cinico e sicuro di sé; in realtà è un uomo in balia degli eventi, delle proprie pulsioni e degli eccessi di una mente intellettualoide convinta di rimuginare sui massimi sistemi ma che si arrovella e si avvita incessantemente su se stessa. È un uomo solo, le cui relazioni si sostanziano in qualche bevuta coi colleghi, in qualche incontro sessuale senza impegno con giovani studentesse. È un uomo che, nel mezzo del cammin della sua vita, nel momento fatale in cui deve decidere se legarsi a una donna (concetto inconcepibile, puro abominio), o morire suicida per mancanza di altri stimoli, viene – se così si può dire – salvato dagli sconvolgimenti politici, economici e sociali derivanti dalla vittoria elettorale del candidato islamico. I progetti di islamizzazione del Paese, apparentemente moderati, dolci, poco invasivi ma in realtà radicali e pregnanti, coinvolgono tutto e tutti, a cominciare proprio da Miriam, l'unica giovane donna con cui, ipoteticamente, forse in una vita successiva, François avrebbe potuto legarsi. Il momento di decidere procrastinato fino ad allora e che possibilmente avrebbe rimandato all'infinito gli viene così strappato dal futuro, bruscamente, con un taglio netto, un velo nero, un sipario calato su una delle poche cose che davvero contano per François, il sesso e il piacere fisico. Ed è singolare che, con tutto ciò che di assurdo, sconvolgente, folle gli sta accadendo intorno, sia questo il primo – e forse unico – vero momento in cui lo vediamo provare emozioni. "Sottomissione" scorre specularmente alla vita del suo protagonista, con andamento discontinuo ed a singhiozzo, fra pagine di stasi e riflessioni sterili e fini a se stesse e pagine dinamiche, febbrili in cui si percepisce addirittura una contenuta tensione. Non mi sento di esprimere un giudizio definitivo su questo libro, peraltro molto criticato prima, durante e dopo la sua uscita nel 2015; non mi sento di bocciarlo né di consigliarlo, perciò a voi la scelta, se vi incuriosisce anche un pochino, dategli una possibilità… magari vi innamorerete di un autore che, attraverso queste pagine, vorrebbe parlarci forte e chiaro, anche se non è altrettanto chiaro cosa voglia veramente dirci. Probabilmente, per quanto nella sua boria sia convinto del contrario, non lo sa bene neanche lui, troppo preso dalla propria autoreferenziale genialità che lo porta a guardarci dall'alto in basso, ad indottrinarci ed illuminarci per puro atto d'indulgenza… ma questa è solo una mia impressione: leggendo altro potrei ricredermi. Chissà che non mi sbagli e Houellebecq geniale lo sia davvero…
 
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