18° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Io ci riprovo ... allora? Ci siete? :mrgreen:

Regolette :BLABLAper i nuovi (ma anche vecchi) utenti:
ciascuno posta una poesia (anche propria). Terminata la fase delle proposte, si passa ai commenti poesia per poesia.

Vi aspetto numerosi e briosi :mrgreen:
 

Prometheus

New member
presente! :YY io posto questa:

I Sentieri del Cuore di Giusy Maugeri

…percorsi disegnati
lungo il greto del fiume della vita
Inciampare nei sassi
che il fiume trascina con sé
è inevitabile…
Rialzarsi
e riscoprire la limpidezza delle acque
è un dono d’amore
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Back Office


Nel palmo di una mano ostaggio l’altra
Gomiti appoggiati, in blasfema prece
Sospese sopra la tastiera impolverata

Dita stringono convulsamente altre dita,
Intreccio, falso nervosismo, agitazione
Moto riflesso di viva agonia inconscia
Forza dall’una, dolore fratricida all’altra

Cambio, nocche scrocchiano impotenti
Separazione, pollici a sfregare sugli indici
Pizzichi di sale, conto di banconote…

Divisa scolorita, gomiti consunti,
Bottoni d’oro opachi, battaglie perse
Reminiscenze di antica gloria; orgoglio spento
Generale degradato, scampoli di dignità esiliata
Stracci amorfi sull’attaccapanni la carriera
Cappello rigido dorato, ragnatele, acari

Gambe distese, allungate tra cestini e cavi.
Ora un calcagno sull’altra caviglia grava
Gambe accavallate, formicolio, rantolo vitale
Vertebre dolenti contro lo schienale stanco
Ventre soffocato contro il tavolo obsoleto
Plastica scadente, pandemici riflessi cronici

Carta ammucchiata carta arrotolata
Stampate vecchie da riciclare, “orecchi”,
Impronte digitali di toner, silicosi
Penne biro, col tappino, senza
Matite mordicchiate; evidenziatori secchi:
Rantoli di colore nel grigiore della stanza

Aria viziata, stantio sudore surriscaldato
Tubi giallognoli di obsoleto neon esausto
Epilettici flash, patetici finali colpi di coda

Tacco puntato a terra, brevi stereotipate spinte
Autistiche oscillazioni della sedia cigolante
Piastre di linoleum come cartografie
Striscioni di scarpe, briciole di crackers
Rotte improbabili per isole che non ci sono

Occhi ipermetrici fissano annebbiati il monitor
Luminosa anticaglia tecnologica quadrata
Ditate di unto dei colleghi degli altri turni
Strisce nella polvere superficiale, pennellate:
Artistici dipinti degli addetti pulizie
Simulazione di svogliato inutile passaggio

Non riesco ormai più a focalizzare nulla
Le icone galleggiano a distanza indefinibile
Caleidoscopio tridimensionale autonomo
Solo lo sfondo vedo quasi con chiarezza
Come fossi davanti a uno stereogramma
O facessi la radiografia allo schermo in coma.
O in quel monitor cercassi la mia storia

Cadono le grevi dita in alternata incostanza,
Alchemici glifi neri al posto del nulla appaiono:
Forme rotonde spigolose appuntite, incroci
Che dovrebbero tradurre in un linguaggio
I miei pensieri.

I miei pensieri…



Hot
 

unkadunka

New member
Erich Fried

Brama

mi auguro talvolta
di poter
saziarmi di baci con te
ma poi dovrei morire
per la fame che ho di te
perché più ti bacio
e più devo baciarti:
I baci non nutrono me
solo la mia fame
 
La pioggia a Foggia, di A. Dilorenzo

Languiscono a macchie le vacche
podoliche; là, in una zolla brulla,
una rondine becca; poi si trastulla
su un viticcio cinto da bacche

– il tralcio si flette tenue come
uno stelo ceruleo -. Lì, nella brezza
frizzante, una farfalla accarezza
l’aria con le sue ali policrome.

Una nuvola plumbea smorza
l’azzurro; e un’altra ancora
e un’altra: una gazzarra di bora
rade le biche levandole con forza.

In un attimo scende la pioggia.
Le gocce picchiettano i pampini,
mille spilli palpitano gravi e argentini
sulle cimase campestri di Foggia.

E l’aria, tosto, si fa ebbra di vino…
Sotto la quercia un cane abbaia
alla rondine tardiva che, nell’aia,
rincorre un chicco polito, diasprino.

Laggiù dardeggia; da lontano
s’illuminano le vette acclive, i colli
falbi, i picchi grigio-calvi e quelli
verdi che irrorano il Gargano.

In una casa sparuta c’è un lume
acceso; un vecchio Don va mescendo
reliquie di vite in vino; poi, uscendo,
si avvolge nel suo tabarro implume.

Il tempo dirupa, così come l’Eterno
si addipana: è già sulla via della casa
primigenia. Non è certo un’attesa
beata quella di chi non paventa l’inverno.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Il postino - Nazim Hikmet

Notizie della patria, dell'uomo, del mondo, .
notizie degli uccelli, delle bestie, degli alberi,
all'alba e a mezzanotte
ho portato agli uomini
nella borsa
del mio cuore.

Da ragazzo volevo fare il postino,
ma il postino vero, non come i poeti.
Con mozziconi di matite colorate
disegnavo ritratti di postini,
disegnavo, come i bambini sulla ghiaia,
goffo,
ma esatto,
disegnavo postini
sui libri di geografia
e sui romanzi di Jules Verne.


Ecco un uomo in passamontagna.
I cani tirano la slitta sul ghiaccio.
Sui pacchi postali
e sulle scatole di conserva
splende l'aurora boreale.
Stretta la cinghia ancora d'un buco,
io attraverso lo stretto di Behring.


Eccomi con la borsa nella steppa
sotto il peso delle nubi,
distribuisco lettere di soldati
e bevo tiepido latte.


Oppure cammino
per una via rumorosa,
e cerco un indirizzo.
Dov'è questo nome?
Nella mia borsa
porto soIo buone notizie,
solo speranza.


Oppure, ecco
tempesta, neve,
tenebre alla finestra.
Una piccola ragazza è ammalata,
brucia di febbre.


Come è lunga questa notte...
Qualcuno bussa alla porta:

« Posta! ».
Gli occhi della piccola ragazza
guardano come fiordalisi dal buio.
Domattina
suo padre
uscirà di prigione. .
E proprio io, postino, l'ho trovata qui,
proprio io nella neve e nel gelo
ho portato a questa ragazza
la più bella notizia del mondo.


Da ragazzo volevo fare il postino,
anche se nella mia Turchia
questo è un mestiere duro:
nelle lettere c'è dolore e tristezza, .
raramente qualche buona notizia.






 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Grazie dei like, anche se dovrebbe ringraziarvi Nazim :mrgreen:

Iniziamo a commentare? Poi chi vuole può aggiungersi :wink:

Prima proposta TUNZZZ

I Sentieri del Cuore di Giusy Maugeri

…percorsi disegnati
lungo il greto del fiume della vita
Inciampare nei sassi
che il fiume trascina con sé
è inevitabile…
Rialzarsi
e riscoprire la limpidezza delle acque
è un dono d’amore
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Grazie dei like, anche se dovrebbe ringraziarvi Nazim :mrgreen:

Iniziamo a commentare? Poi chi vuole può aggiungersi :wink:

Prima proposta TUNZZZ

I Sentieri del Cuore di Giusy Maugeri

…percorsi disegnati
lungo il greto del fiume della vita
Inciampare nei sassi
che il fiume trascina con sé
è inevitabile…
Rialzarsi
e riscoprire la limpidezza delle acque
è un dono d’amore

credo che il significato sia inequivocabile
tanto chiaro come limpide sono quelle acque

vi è la volontà di trasmettere un messaggio
che sia positivo e incoraggiante
e non lasci dubbio alcuno.

ciascuno ha un suo percorso
la vita è un fiume
la sua corrente ti porterà sicuramente
ostacoli, è inevitabile.

potrai perciò inciampare, cadere
ma l'acqua rimane limpida
ed è lì pronta a darti ancora la sua limpidezza
se solo sei disposto a riconoscerla
e sforzarti a rimetterti in piedi
e seguire la sua corrente
 

Prometheus

New member
Trovo chiaro ma non banale il riferimento agli inciampi, e` praticamente ovvio cozzare dentro qualche pietrone prima o poi, nella pozza, nella palude che e` la vita. La forza di rialzarsi la vedo come una forma d'amore verso se stessi; amor proprio, nel senso
piu` puro del termine, senza secondi fini o desiderio di compiacere chissa` chi. Puro amore verso se stessi.
 

maclaus

New member
Io in questi versi ci trovo molta spiritualità.
Non conosco l'autrice e non so nemmeno se è cattolica, ma la limpidezza dell'acqua associata al dono d'amore è un pensiero tipicamente "evangelico"...
L'acqua che ci aiuta ad attraversare il deserto di questa vita terrena, che è solo un passaggio verso la vita vera: le cadute fanno parte del percorso.
Si deve cadere per potersi rialzare...si deve toccare il fondo per poter risalire...bisogna peccare per potersi redimere...:HIPP
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Io in questi versi ci trovo molta spiritualità.
Non conosco l'autrice e non so nemmeno se è cattolica, ma la limpidezza dell'acqua associata al dono d'amore è un pensiero tipicamente "evangelico"...
L'acqua che ci aiuta ad attraversare il deserto di questa vita terrena, che è solo un passaggio verso la vita vera: le cadute fanno parte del percorso.
Si deve cadere per potersi rialzare...si deve toccare il fondo per poter risalire...bisogna peccare per potersi redimere...:HIPP

giuro che l'avevo vista anch'io
come molto cattolica ...

ma non ho voluto darti
soddisfazione !

:mrgreen:
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
La seconda poesia è dell'amico Hot :D

Back Office


Nel palmo di una mano ostaggio l’altra
Gomiti appoggiati, in blasfema prece
Sospese sopra la tastiera impolverata

Dita stringono convulsamente altre dita,
Intreccio, falso nervosismo, agitazione
Moto riflesso di viva agonia inconscia
Forza dall’una, dolore fratricida all’altra

Cambio, nocche scrocchiano impotenti
Separazione, pollici a sfregare sugli indici
Pizzichi di sale, conto di banconote…

Divisa scolorita, gomiti consunti,
Bottoni d’oro opachi, battaglie perse
Reminiscenze di antica gloria; orgoglio spento
Generale degradato, scampoli di dignità esiliata
Stracci amorfi sull’attaccapanni la carriera
Cappello rigido dorato, ragnatele, acari

Gambe distese, allungate tra cestini e cavi.
Ora un calcagno sull’altra caviglia grava
Gambe accavallate, formicolio, rantolo vitale
Vertebre dolenti contro lo schienale stanco
Ventre soffocato contro il tavolo obsoleto
Plastica scadente, pandemici riflessi cronici

Carta ammucchiata carta arrotolata
Stampate vecchie da riciclare, “orecchi”,
Impronte digitali di toner, silicosi
Penne biro, col tappino, senza
Matite mordicchiate; evidenziatori secchi:
Rantoli di colore nel grigiore della stanza

Aria viziata, stantio sudore surriscaldato
Tubi giallognoli di obsoleto neon esausto
Epilettici flash, patetici finali colpi di coda

Tacco puntato a terra, brevi stereotipate spinte
Autistiche oscillazioni della sedia cigolante
Piastre di linoleum come cartografie
Striscioni di scarpe, briciole di crackers
Rotte improbabili per isole che non ci sono

Occhi ipermetrici fissano annebbiati il monitor
Luminosa anticaglia tecnologica quadrata
Ditate di unto dei colleghi degli altri turni
Strisce nella polvere superficiale, pennellate:
Artistici dipinti degli addetti pulizie
Simulazione di svogliato inutile passaggio

Non riesco ormai più a focalizzare nulla
Le icone galleggiano a distanza indefinibile
Caleidoscopio tridimensionale autonomo
Solo lo sfondo vedo quasi con chiarezza
Come fossi davanti a uno stereogramma
O facessi la radiografia allo schermo in coma.
O in quel monitor cercassi la mia storia

Cadono le grevi dita in alternata incostanza,
Alchemici glifi neri al posto del nulla appaiono:
Forme rotonde spigolose appuntite, incroci
Che dovrebbero tradurre in un linguaggio
I miei pensieri.

I miei pensieri…


Hot
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
I sentieri del cuore

E' una di quelle poesie che fanno sì che io presti più attenzione al suono delle parole, dolce e rilassante proprio come le limpide acque, che al significato. Ad una prima lettura mi è parsa un po' banale ma, ripensandoci, ciò che c'è scritto non è scontato ed è espresso bene, con delicatezza.
 

Prometheus

New member
La mia attenzione si è focalizzata sul ritmo, mi ha messo un po' d'ansia :mrgreen: e mi sono reso conto di aver accelerato la lettura e di aver finito col fiato corto, come dopo una corsa. Intensa.
 

unkadunka

New member
I Sentieri del Cuore di Giusy Maugeri

…percorsi disegnati
lungo il greto del fiume della vita
Inciampare nei sassi
che il fiume trascina con sé
è inevitabile…
Rialzarsi
e riscoprire la limpidezza delle acque
è un dono d’amore

Poesia semplice,ma che ci fa mediare ad un esame più approfondito. Questo rischio di fare errori,ma che possono essere rimediati,perché l'acqua ogni volta si rigenera e si rinnova,un altro modo per esprimere quello che Eraclito disse agli albori della civiltà occidentale:"Non puoi bagnarti due volte nella stessa acqua del fiume".
 

viki

New member
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…
Tienimi per mano…
portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano…
nei giorni in cui mi sento disorientata…
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate…
Tienimi la mano,
e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…
Tienimi per mano e non lasciarmi andare…
mai…
 

bouvard

Well-known member
Back Office


Nel palmo di una mano ostaggio l’altra
Gomiti appoggiati, in blasfema prece
Sospese sopra la tastiera impolverata

Dita stringono convulsamente altre dita,
Intreccio, falso nervosismo, agitazione
Moto riflesso di viva agonia inconscia
Forza dall’una, dolore fratricida all’altra

Cambio, nocche scrocchiano impotenti
Separazione, pollici a sfregare sugli indici
Pizzichi di sale, conto di banconote…

Divisa scolorita, gomiti consunti,
Bottoni d’oro opachi, battaglie perse
Reminiscenze di antica gloria; orgoglio spento
Generale degradato, scampoli di dignità esiliata
Stracci amorfi sull’attaccapanni la carriera
Cappello rigido dorato, ragnatele, acari

Gambe distese, allungate tra cestini e cavi.
Ora un calcagno sull’altra caviglia grava
Gambe accavallate, formicolio, rantolo vitale
Vertebre dolenti contro lo schienale stanco
Ventre soffocato contro il tavolo obsoleto
Plastica scadente, pandemici riflessi cronici

Carta ammucchiata carta arrotolata
Stampate vecchie da riciclare, “orecchi”,
Impronte digitali di toner, silicosi
Penne biro, col tappino, senza
Matite mordicchiate; evidenziatori secchi:
Rantoli di colore nel grigiore della stanza

Aria viziata, stantio sudore surriscaldato
Tubi giallognoli di obsoleto neon esausto
Epilettici flash, patetici finali colpi di coda

Tacco puntato a terra, brevi stereotipate spinte
Autistiche oscillazioni della sedia cigolante
Piastre di linoleum come cartografie
Striscioni di scarpe, briciole di crackers
Rotte improbabili per isole che non ci sono

Occhi ipermetrici fissano annebbiati il monitor
Luminosa anticaglia tecnologica quadrata
Ditate di unto dei colleghi degli altri turni
Strisce nella polvere superficiale, pennellate:
Artistici dipinti degli addetti pulizie
Simulazione di svogliato inutile passaggio

Non riesco ormai più a focalizzare nulla
Le icone galleggiano a distanza indefinibile
Caleidoscopio tridimensionale autonomo
Solo lo sfondo vedo quasi con chiarezza
Come fossi davanti a uno stereogramma
O facessi la radiografia allo schermo in coma.
O in quel monitor cercassi la mia storia

Cadono le grevi dita in alternata incostanza,
Alchemici glifi neri al posto del nulla appaiono:
Forme rotonde spigolose appuntite, incroci
Che dovrebbero tradurre in un linguaggio
I miei pensieri.

I miei pensieri…

Hot

Io non lavoro in un ufficio, eppure la scena descritta da Hot l'ho vissuta tante volte - senza la vecchia divisa però e l'aria viziata :mrgreen: - più o meno tutte le volte che devo scrivere un commento ad un libro o ad una poesia :boh: Lo so la poesia non esprime tanto la difficoltà di mettere per iscritto i propri pensieri che, magari, verranno letti anche da altri, quanto piuttosto il fatto che a trovarsi "a nudo" di fronte allo schermo di un computer sia una persona un po' avanti negli anni, una persona che deve fare quindi i conti con tutta una serie di aspettative, di sogni che nel corso degli anni, dei decenni, sono andate sfiorendo o sono del tutto scomparse. Magari quella stessa persona era entrata a lavorare tanti anni prima in quell'ufficio piena di sogni, di speranze, magari l'aria viziata e le matite mangiucchiate c'erano già allora, ma erano dettagli insignificanti, perché da giovani si pensa di poter cambiare tutto, di poter "spaccare" tutto, magari si vede un vecchio impiegato che sospira pensando a quanta parte della propria vita ha sprecato lì dentro senza neppure un "grazie" o una pacca sulla spalla e si pensa "a me non succederà, io non diventerò invisibile qui dentro". Invece poi gli anni passano e diventa tutto routine. Restano solo i propri pensieri se ancora li si riesce ad esprimere.

P.S. In genere faccio i commenti a più puntate quindi non è detto che non mi venga in mente altro :mrgreen:
 

unkadunka

New member
Back Office


Nel palmo di una mano ostaggio l’altra
Gomiti appoggiati, in blasfema prece
Sospese sopra la tastiera impolverata

Dita stringono convulsamente altre dita,
Intreccio, falso nervosismo, agitazione
Moto riflesso di viva agonia inconscia
Forza dall’una, dolore fratricida all’altra

Cambio, nocche scrocchiano impotenti
Separazione, pollici a sfregare sugli indici
Pizzichi di sale, conto di banconote…

Divisa scolorita, gomiti consunti,
Bottoni d’oro opachi, battaglie perse
Reminiscenze di antica gloria; orgoglio spento
Generale degradato, scampoli di dignità esiliata
Stracci amorfi sull’attaccapanni la carriera
Cappello rigido dorato, ragnatele, acari

Gambe distese, allungate tra cestini e cavi.
Ora un calcagno sull’altra caviglia grava
Gambe accavallate, formicolio, rantolo vitale
Vertebre dolenti contro lo schienale stanco
Ventre soffocato contro il tavolo obsoleto
Plastica scadente, pandemici riflessi cronici

Carta ammucchiata carta arrotolata
Stampate vecchie da riciclare, “orecchi”,
Impronte digitali di toner, silicosi
Penne biro, col tappino, senza
Matite mordicchiate; evidenziatori secchi:
Rantoli di colore nel grigiore della stanza

Aria viziata, stantio sudore surriscaldato
Tubi giallognoli di obsoleto neon esausto
Epilettici flash, patetici finali colpi di coda

Tacco puntato a terra, brevi stereotipate spinte
Autistiche oscillazioni della sedia cigolante
Piastre di linoleum come cartografie
Striscioni di scarpe, briciole di crackers
Rotte improbabili per isole che non ci sono

Occhi ipermetrici fissano annebbiati il monitor
Luminosa anticaglia tecnologica quadrata
Ditate di unto dei colleghi degli altri turni
Strisce nella polvere superficiale, pennellate:
Artistici dipinti degli addetti pulizie
Simulazione di svogliato inutile passaggio

Non riesco ormai più a focalizzare nulla
Le icone galleggiano a distanza indefinibile
Caleidoscopio tridimensionale autonomo
Solo lo sfondo vedo quasi con chiarezza
Come fossi davanti a uno stereogramma
O facessi la radiografia allo schermo in coma.
O in quel monitor cercassi la mia storia

Cadono le grevi dita in alternata incostanza,
Alchemici glifi neri al posto del nulla appaiono:
Forme rotonde spigolose appuntite, incroci
Che dovrebbero tradurre in un linguaggio
I miei pensieri.

I miei pensieri…



Hot

C'è tutto il lavoro d'ufficio in questa poesia del nostro Hot,mi ricorda Monsieur Travet o Bartleby lo Scrivano,dunque dei riferimenti "alti",quelle ore sedute alla scrivania per poi cosa? Quanto tempo si perde in faccende inutili...:wink:
 
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