Singer, Israel J. - La famiglia Karnowski

alessandra

Lunatic Mod
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La saga dei Karnowski attraversa tre generazioni di ebrei. Il capostipite, David, uomo serio e rigoroso, lascia la Polonia, terra che ospita un ebraismo poco evoluto e, a suo parere, oscurantista, per recarsi, tra le lacrime della moglie, a Berlino, che egli immagina come la patria di un ebraismo più "moderno". Vedremo invecchiare David e crescere prima il figlio Georg, che diventerà un medico rispettato, e poi il nipote Jegor, drammatica incarnazione di un nazismo superficiale e confuso, per questo non meno atroce. Assisteremo alle evoluzioni e ai cambiamenti nella vita e nella personalità dei personaggi, talvolta radicali, con quelli della Storia come sottofondo; seguiremo con trepidazione le conflittualità tra di loro, nonché altri spostamenti geografici dovuti ai drammatici eventi storici dell'epoca; conosceremo gli altri personaggi, le mogli e le compagne dei Karnowski, le loro famiglie, gli amici e vicini di casa e persone "di contorno", ciascuna con il proprio carattere ben delineato e la sua storia.
Quando la lettura di un libro causa un tale stato di immedesimazione, significa che è un gran libro, che l'autore sa scavare negli eventi e nella natura umana, peraltro guardando alla storia e alle persecuzioni degli ebrei da un punto di vista diverso da quello al quale siamo abituati: quello degli ebrei costretti ad emigrare, con dolore ma anche con speranza.
Voglio ricordare, in particolare, il personaggio di Jegor, superbamente descritto: forse il personaggio più inquietante di cui abbia letto negli ultimi tempi, agghiacciante, ricco di contraddizioni e di sfaccettature che ispirano orrore e pietà insieme.
Un romanzo profondo, molto bello, da leggere.
 
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momi

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Libro veramente molto bello, che è difficile smettere di leggere.
Concordo nel dire che Jegor (l'ultimo discendente Karnowski) è veramente inquietante, perchè rispecchia perfettamente l'uomo debole, che proprio per debolezza e frustrazione può diventare pericoloso e meschino. Di sicuro il personaggio che mi è piaciuto meno, mentre ho trovato fantastica la figura di Elsa e del padre.

Lo consiglio a tutti!
 

ayuthaya

Moderator
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Decisamente questo è un romanzo che ha tutte le carte in regola per essere un bel romanzo, uno di quelli che non si dimentica, uno di quelli che consiglierei a occhi chiusi a chiunque (benchè, per quanto mi riguarda, non sia riuscito a sfondare la soglia del capolavoro, superata solo dai libri che mi coinvolgono in modo quasi personale). Singer – in questo caso il fratello maggiore, che a quanto pare non aveva nulla da invidiare al più celebre premio Nobel – ci racconta un’affascinante saga familiare, senza farci mancare nulla e senza aggiungere alcun dettaglio inutile, in uno stile lineare e scorrevole.

Dalle nostre mani saranno passate decine di libri ambientati in Germania fra la prima e la seconda guerra mondiale, decine di libri che parlano di quel terribile momento storico che è stata l’ascesa e poi l’affermarsi del nazismo, decine di libri che parlano di ebrei e del loro disperato modo di opporsi (o di soccombere) a questa follia. Allora perchè aggiungere anche questo?
Innanzitutto perchè La famiglia Karnowski è, come accennato, una bellissima saga familiare molto prima di essere un libro che parla di nazisti ed ebrei. Per quanto tale argomento non possa dirsi marginale, è anche vero che non è questo a calamitare l’attenzione dell’autore e del lettore: il cuore pulsante del romanzo è tutto interno all’ambiente familiare, alla difficoltà dei rapporti padre/figlio, alla naturale distanza che caratterizza le diverse generazioni, agli inevitabili scontri e agli altrettanto inevitabili ricongiungimenti, quando – magari dopo aver trascorso tutta una vita a combattere le scelte non condivise del proprio figlio o del proprio padre – ci si riscopre comunque uniti dallo stesso sangue (e, questo è proprio il caso di dirlo, dalla stessa “razza”) e ci si ritrova, semplicemente. Una storia che si ripete, ogni volta diversa eppure sempre uguale a se stessa: in questo mistero risiede un fascino che si rinnova continuamente, soprattutto se raccontato in modo magistrale come in questo caso.
In aggiunta a ciò, questo romanzo offre un ingrediente in più: la “mescolanza” razziale, un elemento che già di per sè sarebbe una ricchezza e una complicazione, ma che in questo contesto diventa una vera e propria minaccia al delicato equilibrio familiare e storico. Ne consegue che persino una scelta d’amore, o comunque di sincero affetto, la quale conduce all’unione di un ebreo nato in Germania con una tedesca “autentica”, può diventerare una “colpa” che ricade sui figli, in questo caso il tormentato e infelice Jegor, incapace di riconoscersi ebreo così come ariano.

Io credo che se un elemento ricorrente e fondamentale faccia da filo conduttore all’intera vicenda, questo sia proprio il legame fra passato e presente, l’impossibilità di rinnegare le proprie origini – la quale in certi momenti sembra manifestarsi come una condanna – ma allo stesso tempo il rifugio che queste radici offrono nei momenti cruciali della propria vita, quando ci si sente estranei a tutto e a tutti e si rischia di rinnegare persino se stessi. Dalla Polonia, alla Germania, all’America: la storia che si dispiega davanti ai nostri occhi ci ricorda che è giusto e fecondo voltare pagina e ricominciare laddove ci sente più a “casa propria” che nella nostra vera terra, e che in un alcune epoche storiche questa scelta è stata il prezzo da pagare per la sopravvivenza, ma che in ogni tempo e in ogni luogo non possiamo sfuggire da noi stessi e da ciò che siamo veramente.
 
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gamine2612

Together for ever
Devo esprimere tutto il mio interesse nella lettura della saga di questa famiglia ebrea la cui storia si snoda nel periodo pre e durante la seconda guerra mondiale.
Uno spaccato di vita con tutti i risvolti conseguenti a quel periodo di folli persecuzioni.Le acquisizioni inziali e le perdite repentine di tutto e per qualcuno anche della dignità, nonchè l'instabilità generazionale conseguente alla discriminazione (Jegor).
I commenti di chi ha scritto prima di me sono esaurienti e non aggiungo altro se non che è la mia prima lettura di Singer.
Commento più che positivo.
 

IreneElle

Member
«È il nostro destino, e nessuno può sfuggire al proprio destino».

Mi accodo anche io alle recensioni positive ed entusiaste.
Bellissima saga familiare, scrittura tipicamente ottocentesca, fluisce bene, poche le descrizioni, ma una grande cura dei personaggi sia maschili che femminili.
Tra le donne, che contribuiscono NON poco alla storia, sono rimasta molto affascinata da Elsa Landau.
Un libro molto attuale, c'è l'odio razziale, il rapporto conflittuale padre-figlio, la donna sottomessa e quella rivoluzionaria, c'è il tema dell'emigrazione, dell'ascesa sociale e del sentirsi fuori luogo.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Una storia scritta in modo disarmante per la sua semplicità, chiarezza e nitidezza di pensiero; una storia fatta di contrasti, sia quelli generazionali - su cui si imperneano le vicende della famiglia protagonista – sia quelli di razza, etnia, religione – acuiti dall'incombere delle leggi raziali e del nazismo. Una storia che mi ha lasciato molto, sia in termini di conoscenze sugli usi, le tradizioni, i caratteri più tipici degli ebrei, sia per il modo acuto, schietto, pulito e rigoroso con cui è stata scritta. Un grande classico che mi ha colpito profondamente anche e soprattutto nelle emozioni: ho provato frustrazione, sconforto, senso di ingiustizia e di impotenza tante volte leggendo questa storia. Ho avuto i brividi nel leggere le umiliazioni e i concetti sbagliati che hanno portato un ragazzo già debole e confuso ad essere completamente traviato. Ed ho provato ammirazione e profonda vicinanza per persone come i Landau, il padre e la figlia, con la loro semplicità e le loro idee avvenieristiche e profondamente giuste. Un grande classico, dunque, che merita di essere letto ed interiorizzato.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ottimo romanzo ben collocato nel suo periodo storico, uscirà nel 1943, che ci dà un affresco di cosa voleva dire essere ebrei nella Berlino prima e dopo il nazismo e nell'emigrazione verso gli Stati Uniti. Ma oltre ad essere un interessante punto di vista storico lo è anche dal punto di vista sociologico e psicologico di come la variegata compagine religiosa e sociale ebraica convive negli stati di appartenenza e nella comunità ebraica in sé. Complessità e filosofia di vita sono un po' il filo conduttore di questo bel romanzo che oltre che biblico ha anche un finale secondo me evangelico.
 

Grantenca

Well-known member
E’ la saga famigliare di una famiglia ebrea (tre generazioni) , benestante, a Berlino dal primissimo novecento fino alla seconda guerra mondiale. E’ un genere che leggo sempre volentieri, e soprattutto in questo libro, tutto all’interno, si potrebbe dire, del mondo “ebraico” , il mio interesse è stato ancora maggiore. Qualche conoscenza di questo mondo, per me del tutto estraneo, anche per il mio insufficiente interesse per le religioni, da questo libro si può trarre ed è forse l’aspetto che più mi ha coinvolto. Certo non si riesce a capire neanche da questi avvenimenti il vero motivo che ha causato la mostruosità della shoah, e forse bisogna dire che solo la concomitanza della pazzia Hitleriana e dei suoi più intimi seguaci ha potuto partorire un simile mostro. Ma perché il silenzio di tutti gli altri? Certo gli ebrei si sentivano ( o forse ancora si sentono) il “popolo eletto” e traspare evidente, da questo libro, non dico il disprezzo, ma la scarsa considerazione verso tutti coloro che non condividono la loro religione. Certo la classe più elevata, che disprezza anche gli ebrei “poveri” che vengono dall’Est (polacchi, russi, galiziani) si sentiva Tedesca-ebrea e non ebrea-tedesca, ed era tanta la considerazione che avevano per la Germania che non pensavano minimamente che a loro potesse accadere ciò che è accaduto. Così il padre spiega al figlio che gli chiede perché viene dileggiato dai compagni di scuola in quanto “ebreo”: tu sei ebreo solo in casa, fuori sei tedesco. Purtuttavia, anche se la stima per la Germania è grande, e pur in una classe sociale abbastanza elevata, un matrimonio misto restava un fatto impensabile e questo è indicativo sull’importanza che annettevano alla loro religiosità. Il libro è scritto molto bene, scorrevole, invita alla lettura, forse solo l’ultimissima parte è un po’ romanzata, ma è un libro che consiglio a chiunque. In pratica è un libro perfetto, non riesco a trovare carenze evidenti. Dal punto di vista letterario non è però in me scattata la “scintilla”, che mi fa affermare, magari anche per opere inferiori, la parola capolavoro, ma è solo una questione di gusti personali
 

isola74

Lonely member
Romanzo molto bello che consiglio a tutti .
È la storia di tre generazioni che si evolvono nel tempo e nello spazio con sullo sfondo le ben note vicende storiche delle persecuzioni degli Ebrei.
È interessante vedere come ciascuno a seconda dell'età - nonno, padre, nipote - reagisca in modo diverso a ciò che accade a Berlino.
Mi sono molto piaciute anche le figure del dottore e della figlia dottoressa impegnata in politica, persone semplici fedeli a sé stesse e al prossimo che danno anche l'occasione all'autore di toccare il tema della vita delle donne impegnate nel mondo del lavoro e in politica a discapito della vita personale.
La prosa è molto scorrevole e anche nei momenti più drammatici scorre via facilmente. Finale un po' melodrammatico ma speranzoso.
 
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