Woolf, Virgina - La crociera

Minerva6

Monkey *MOD*
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Questo primo romanzo pubblicato nel 1915 è per stile e narrazione molto simile alla Austen, qui però c'è anche la splendida poesia della Woolf.
La prosa è scorrevole e fluida, quasi tradizionale, come avevo già riscontrato anche in Notte e giorno; entrambi infatti possono essere letti anche da chi ha un'idiosincrasia verso Virginia perchè in loro mancano quelle tecniche sperimentali come il flusso di coscienza che possono rendere più ostica la lettura. La descrizione dei personaggi è piuttosto nitida, sono anticonformisti ed originali, come il modo ironico di approcciarsi a loro da parte dell'autrice.
Ho scoperto dalla prefazione alla mia edizione che ci sono state successive modifiche e rievisioni, con addirittura nove diverse redazioni a causa dei continui dubbi e paure della Woolf (come opera d'esordio forse è normale, ma basta pensare al suo carattere e alla sua profonda sensibilità per comprendere in che stato d'animo poteva essersi trovata).
Il dolore nella felicità, le storie d'amore che non sono mai banali ed idilliache, l'amore stesso che non è solo quello tra uomo e donna... ho trovato molto interessanti questi temi presenti nell'opera.
La protagonista, Rachel, intraprende un viaggio che coinciderà con la scoperta della propria identità femminile e di musicista e le permetterà di confrontarsi con il mondo esterno dal quale è stata fin troppo lontana. Mi sembra inutile raccontare oltre la trama, preferisco che la scopriate da soli in questa lettura che consiglio caldamente.
Il personaggio che in parte ho sentito più vicino è stata Helen (la zia di Rachel) che ha quasi 40 anni come me, ma si sente già vecchia (io per fortuna non ancora), anche se poi si meraviglia dei suoi primi capelli bianchi (beata lei, io li ho già da diversi anni).
E' una donna forte (a differenza di me) però a volte catastrofica nei suoi pensieri e immagina spesso disgrazie (questo invece -purtroppo- mi succede).

Qui potete trovare le citazioni che ho preferito
http://www.forumlibri.com/forum/salotto-letterario/6332-pagine-15.html#post385950
 

ayuthaya

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Per quasi un centinaio di pagine ho temuto che il mio idillio con Virginia Woolf, di cui amo soprattutto le opere più sperimentali, fosse finito (tanto più che l'ultimo libro letto, Gli anni, non mi è piaciuto molto). E invece no: dopo una partenza in sordina, questo romanzo ha iniziato a conquistarmi; nessun colpo di fulmine quindi (così come nessun colpo di scena nella narrazione, se non alla fine), bensì un lento appropriarsi della mia attenzione e della mia ammirazione.

Opera prima e oggetto di infinite revisioni, La crociera risente di tutto ciò che di “positivo” e “negativo” è racchiuso nello sforzo compiuto da una giovane aspirante scrittrice, talentuosa e dotata di un’estrema sensibilità, ma anche profondamente insicura, di dare forma alla sua arte attraverso un lungo e tormentato processo creativo. Ne risulta un'opera in cui l'idea della donna, della felicità, dell’amore e della vita matrimoniale, dell’artista e del suo rapporto col mondo, della relazione fra anima e corpo, della morte – tutti temi cari alla Woolf – non è univoca, ma al contrario muta continuamente, quasi alla ricerca di una “formula giusta” che non arriverà mai perchè non esiste.

I personaggi di questo romanzo sono molti e ognuno di essi, com’è naturale, ha la propria storia, la propria natura, il proprio temperamento. Il loro incontro (si tratta spesso di coppie, quindi di persone che si conoscono “a due a due”) è assolutamente fortuito perchè avviene prima a bordo di una nave – che a dispetto del titolo non è affatto una nave da crociera, bensì un mercantile che conduce eccezionalmente con sè alcuni passeggeri – e poi nella fantomatica isola di Santa Marina, in America centrale, dove un gruppo di turisti, tutti di origine inglese, risiede chi in albergo e chi in una casa di proprietà. Perciò, quando personaggi si incontrano, la differenza fra queste nature e questi temperamenti è ancora più evidente, a volte persino stridente: sono diverse le opinioni che ognuno di essi ha sull’amore, la famiglia, la politica, sul modo di rapportarsi al prossimo e all’altro sesso in particolare. “Sentire con forza era creare un abisso tra sè e gli altri che sentono fortemente ma in maniera diversa" riflette Rachel.

Alcuni di questi “confronti” sono estremante interessanti: ad esempio quello sul rapporto fra ideali politici e bene comune che intercorre fra Rachel e Mr. Dalloway – marito della splendida Clarissa, futura protagonista dell’omonimo romanzo e che già in questo brilla come una comparsa che non si dimentica –, oppure fra Rachel e la stravagante e volitiva Evelyn, che non accetta di perdere la sua libertà col matrimonio. E la cosa più interessante è che al’interno di questi confronti viene spontaneo chiedersi quale sia l’opinione di Virginia e se ne abbia una, o piuttosto se non stia cercando una sua strada, come Rachel.

Rachel è il personaggio più importante in questo che può essere definito un romanzo di formazione: il viaggio e poi il soggiorno a casa dei coniugi Ambrose, suoi parenti, diventano per lei, ventiseienne che non ha ancora mai "vissuto", l’occasione di affacciarsi al mondo, di interrogarsi sul significato della vita e, alla fine, di trovare l’amore. “Perchè i metodi con i quali aveva raggiunto l’attuale posizione le sembravano molto strani, e la cosa più strana di tutte era che non aveva saputo dove la portavano. Era questa la cosa strana, che uno non sapeva dove andava, o che cosa voleva, e procedeva alla cieca, soffrendo in segreto, sempre impreparato e stupito e senza sapere niente; ma una cosa portava a un’altra e pian piano dal nulla veniva fuori qualcosa, e così alla fine uno raggiungeva questa calma, questa quiete, questa certezza, ed era questo il processo che la gente chiama vivere.”

La Woolf tuttavia solo in parte si identifica con questa ragazza introversa, insicura, che fa dell'arte (nel suo caso la musica) il mezzo privilegiato di comunicazione col mondo; la verità è che secondo me c’è un po’ della Woolf in ognuno dei personaggi di questo libro ed è proprio qui la sua bellezza e la sua ricchezza.

In questa che è la sua prima opera, quindi, la Woolf cerca faticosamente una forma espressiva personale, ma il suo rifiuto del romanzo classico è già evidente: benchè l'impostazione resti abbastanza tradizionale (siamo ancora lontani dal flusso di coscienza di Gita al faro e dal lirismo de Le onde), si sente forte il tentativo di dar voce a quella “miriade di impressioni – banali, fantastiche, evanescenti o scolpite da una punta di acciaio – (che la mente riceve) da tutte le parti. È come una pioggia incessante di atomi... Registriamo gli atomi così come essi cadono sulla mente e nell’ordine in cui ci cadono, tracciamo il disegno, per quanto sconnesso o incoerente sia all’apparenza, che ogni immagine o incidente incide sulla coscienza”. Perchè “la vita non è una serie di lampioni piantati in forma simmetrica, è un alone luminoso semitrasparente che avvolge la nostra coscienza dall’inizio alla fine”.

Tornando al titolo di questo romanzo, in inglese esso è “The voyage out” ovvero il “viaggio di partenza” ed è quindi molto più significativo, anche dal punto di vista metaforico, della semplice “crociera” che, in quanto traversata transoceanica per raggiungere l’America, occupa narrativamente meno di metà libro. Allo stesso tempo però la crociera diventa importante per il suo rapporto con l’acqua, un elemento che ricorre più volte nelle opere della scrittrice (basti pensare a Le onde) e in questo stesso romanzo (l’oceano prima, poi il fiume, poi ancora le onde...). Per questo chiudo con questa citazione, che mi culla nella conferma che leggere Virginia Woolf è sempre un incontro con la Poesia:

"Ma d’altro canto sulla nave era scesa una dignità immensa: era un’abitante del grande mondo, che ha così pochi abitanti, e viaggiava tutto il giorno attraverso un universo vuoto, trascinando veli davanti e dietro di sè. Era più sola di una carovana che attraversi il deserto; era infinitamente più misteriosa, mossa da una forza propria e sostenuta dalle sue risorse. Era una sposa che va al marito, una vergine ignota all’uomo; nel suo vigore e nella sua purezza avrebbe potuto essere paragonata a tutte le cose belle perchè, come nave, essa aveva una vita propria. "
 
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estersable88

dreamer member
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Un'assortita, ma pure esigua, compagnia di personaggi si ritrova a bordo di una nave mercantile in viaggio da Londra al Sud America: si tratta dei coniugi Helen e Ridley Ambrose, di una cameriera, della giovane Rachel – figlia dell'armatore della nave -, dello stesso armatore e di un uomo saccente e scontroso chiamato William Pepper. Gli Ambrose e la famiglia dell'armatore si conoscono già, intercorrono tra loro rapporti di parentela ed amicizia, per questo non deve stupire il fatto che Helen Ambrose decida di prendere con sé la giovane e inesperta Rachel così da educarla e prepararla al mondo mentre il padre proseguirà il viaggio. Una serie di altri personaggi compariranno e, sia fugacemente, sia in modo stabile, si uniranno al viaggio e al soggiorno sull'isola di Santa Marina, in un'atmosfera mista tra giovialità, noia, intraprendenza, nuove conoscenze e nuovi sentimenti che sbocciano. Ma il torpore della vacanza nelle assolate terre d'America è destinato ad essere interrotto da un fulmine a ciel sereno, da un temporale estivo, freddo e violento che, dopo il suo passaggio, lascerà la terra uguale a se stessa eppure profondamente mutata.
La crociera è un'opera che per i suoi tre quarti risulta "normale", comune, ben scritta, piacevole, ma tutto sommato prevedibile; nell'ultimo quarto, invece, Virginia Woolf sorprende e getta una luce completamente diversa a quanto si è raccontato dando nuovo valore all'intero romanzo. Tanti i temi trattati, sebbene in modo fugace e nebuloso; uno, invece, il messaggio soverchiante e centralissimo della storia: che senso ha fare piani, progetti, brigare e arrampicarsi per acquisire una migliore posizione sociale, una vita migliore, se basta un niente per spazzare via tutto, inesorabilmente? Cos'è l'uomo di fronte al dolore e all'ineluttabilità della vita e della morte? Quanto mai potrà, egli, essere preparato ad affrontare il destino che gli viene incontro? Un libro da leggere, foss'anche solo per la struttura e la maestria con cui è condotta la storia.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Da una parte questo romanzo mi è sembrato molto coraggioso ma dall’altra mi è sembrato ancora fortemente ancorato agli stereotipi del romanzo vittoriano, come se l’autrice avesse avuto paura di spingersi oltre. Le tematiche rivoluzionarie sono molteplici: l’ingiustizia sociale tra ricchi e poveri, il diritto di voto che le donne chiedono ma che non viene loro ancora riconosciuto, l’arrogante colonialismo inglese verso gli indigeni e le loro terre incontaminate ma, soprattutto, l’importanza dell’innamoramento rispetto al matrimonio. Rachel è un’antieroina nel senso che è una giovane donna che non sa nulla dei rapporti tra uomini e donne, è timida e insicura, tanto che all’inizio l’autrice ci tiene a sottolineare che ha una lieve balbuzie (caratteristica però che non menzionerà più mano a mano che Rachel prenderà coscienza di se stessa), non è bellissima, non si comporta secondo l’etichetta, è sempre alla ricerca delle risposte alle domande meno opportune in determinate circostanze (secondo l’etichetta è tabù per la donna parlare della sua vita domestica con un uomo così come è tabù rivelare ad un uomo che non si conosce nulla dei rapporti tra uomo e donna), dice sempre quello che pensa, non riesce a farne a meno. La domanda su cui principalmente fissa i suoi pensieri è cosa voglia significare essere innamorati e il processo che la porterà a capirlo sarà graduale, bellissimo ma anche sconcertante per lei, sa analizzare nel profondo il cambiamento percettivo e fisico che l’innamoramento provoca in lei, gli sbalzi d’umore, il bisogno di un contatto fisico. Il sentimento nuovo però non la stravolge, ama intensamente ma non perde di vista se stessa e il suo senso innato di solitudine, la sua voglia a momenti di rimanere da sola, è una personalità molto introspettiva. Il suo complesso mondo interiore si libera attraverso il sogno, e qui l’autrice raggiunge i livelli più alti di scrittura a mio parere. Tanti sono i momenti in cui la natura, con i suoi colori e con i suoi suoni, si presta a Virginia Woolf per diventare simbolo dei pensieri e delle emozioni di Rachel (ma anche di Terence che potrei definire come la versione di Rachel al maschile anche se non raggiunge la stessa profondità di autoanalisi di lei), delle sue visioni in cui è evidente più che mai come mente e corpo siano l’uno lo specchio dell’altro. La lettura da questo punto di vista mi ha coinvolto moltissimo ma altrettanto ho subìto momenti molto noiosi quando si descrivevano personaggi secondari verso cui non ho provato il minimo interesse. I momenti sociali rappresentati dalla gita e dall’escursione sono stati elementi nuovi, credo, rispetto al romanzo tradizionale ma i momenti dei pranzi, delle cene, dell’ora del tè, del ballo, li ho letti a fatica e secondo me occupano troppa parte nel romanzo. La carica emotiva nel terzultimo capitolo raggiunge il picco più alto e gli ultimi due capitoli mi hanno lasciato un senso di sconsolazione perché mi sono sembrati banali. L’inizio mi è piaciuto molto (tutta la parte svoltasi sulla nave mercantile) e mi ero immaginata una storia che continuasse su quella prospettiva, con pochi personaggi e descritti a tutto tondo, invece poi l’avvento di tutti gli altri personaggi, alcuni dei quali inutili alla storia, mi ha un po’ desolato e a volte scoraggiato nel proseguire la lettura, è stata infatti una lettura ad onde, nel senso che saliva improvvisamente e altrettanto improvvisamente scendeva.
 

velvet

Well-known member
A me questo romanzo è piaciuto molto. Come è stato già detto, è un po' una transizione tra il romanzo classico, ma solo nella forma, e il contenuto molto più innovativo, focalizzato sulla coscienza di sè. In questo libro la Woolf presenta tanti personaggi, alcuni principali, altri secondari ma tutti vengono presentati come un mondo a sè, incentrato su sè stesso prima che in relazione agli altri. Sembra un universo con i suoi pianeti, ognuno gira intorno a sè stesso prima che intorno o insieme agli altri. E Rachel è l'emblema di tutto questo impegnata nella ricerca di sè stessa più che nell'amore che pure trova. Da questo punto di vista potrebbe sembrare un romanzo di formazione ma per me è molto di più.
 

Spilla

Well-known member
Io mantengo un giudizio sospeso. Non indimenticabile, anche se certo frutto di una grande penna. Lettura interessante, senza essere mai appassionante.
 
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