McEwan, Ian - Miele

velmez

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Serena Frome, è una figlia degli anni Sessanta senza slogan né rivoluzioni, una figlia borghese cresciuta dal padre vescovo entro i confini protetti di una cattedrale, lontana dalle inquietudini politiche e sociali che sferzano la Gran Bretagna dei primi anni Settanta. La sua iniziazione al mondo si compie attraverso un amante maturo, docente di storia e amico personale del ministro dell'Interno, che a Serena insegna ad accostare il giusto vino al giusto cibo e a contemperare la baldanzosa lettura di Solzenicyn con quella approfondita di Churchill, e che, prima di sparire misteriosamente dalla sua vita, le spezza il cuore e le regala un mestiere: un incarico all'MI5. Che cosa possono volere ai piani alti della prestigiosa agenzia d'intelligence britannica da una bionda ragazza di buona famiglia con una mediocre preparazione matematica faticosamente rimediata a Cambridge e una prodigiosa, ancorché superficiale, rapidità di lettura? Farne una pedina nella cosiddetta "guerra fredda culturale": Serena parteciperà all'operazione "Miele", con la quale l'agenzia intende finanziare occultamente scrittori ritenuti affini alla causa dell'Occidente trasformandoli in inconsapevoli agenti della propaganda anticomunista. Il candidato ideale è individuato in Tom Haley, promettente autore di alcuni apprezzati racconti e di qualche articolo critico nei confronti del blocco sovietico.

secondo libro che leggo di McEwan, dopo Bambini nel tempo.

Ho trovato la trama piuttosto superflua, cedevole, inconsistente... non mi è tutt'ora chiaro l'intento dell'MI5 nel voler finanziare scrittori, senza però far loro sapere chi li finanzia e senza influenzarne le idee... insomma mi è sembrata una missione piuttosto inutile... la protagonista mi è sembrata piuttosto fragile nella sua costruzione... molto volitiva e influenzabile... in generale i personaggi li ho trovati piuttosto piatti...
Però, se il 93% del libro (ho fatto i conti delle pagine!) mi ha dato questa impressione di vacuità, l'ultimo capitolo dà finalmente una sferzata alla storia, gli fa guadagnare la piena sufficienza!
Anche in Bambini nel tempo avevo trovato questa bravura in McEwan a saper comporre il finale di un libro, ma, forse perché in quel caso il libro era molto più consistente, qui trovo che il finale sia proprio perfetto, che sia quasi un bene che le precedenti pagine siano così piatte...
 

bernoccolo

Vivo, e vegeto.
Serena Frome, è una figlia degli anni Sessanta senza slogan né rivoluzioni, una figlia borghese cresciuta dal padre vescovo entro i confini protetti di una cattedrale, lontana dalle inquietudini politiche e sociali che sferzano la Gran Bretagna dei primi anni Settanta. La sua iniziazione al mondo si compie attraverso un amante maturo, docente di storia e amico personale del ministro dell'Interno, che a Serena insegna ad accostare il giusto vino al giusto cibo e a contemperare la baldanzosa lettura di Solzenicyn con quella approfondita di Churchill, e che, prima di sparire misteriosamente dalla sua vita, le spezza il cuore e le regala un mestiere: un incarico all'MI5. Che cosa possono volere ai piani alti della prestigiosa agenzia d'intelligence britannica da una bionda ragazza di buona famiglia con una mediocre preparazione matematica faticosamente rimediata a Cambridge e una prodigiosa, ancorché superficiale, rapidità di lettura? Farne una pedina nella cosiddetta "guerra fredda culturale": Serena parteciperà all'operazione "Miele", con la quale l'agenzia intende finanziare occultamente scrittori ritenuti affini alla causa dell'Occidente trasformandoli in inconsapevoli agenti della propaganda anticomunista. Il candidato ideale è individuato in Tom Haley, promettente autore di alcuni apprezzati racconti e di qualche articolo critico nei confronti del blocco sovietico.

secondo libro che leggo di McEwan, dopo Bambini nel tempo.

Ho trovato la trama piuttosto superflua, cedevole, inconsistente... non mi è tutt'ora chiaro l'intento dell'MI5 nel voler finanziare scrittori, senza però far loro sapere chi li finanzia e senza influenzarne le idee... insomma mi è sembrata una missione piuttosto inutile... la protagonista mi è sembrata piuttosto fragile nella sua costruzione... molto volitiva e influenzabile... in generale i personaggi li ho trovati piuttosto piatti...
Però, se il 93% del libro (ho fatto i conti delle pagine!) mi ha dato questa impressione di vacuità, l'ultimo capitolo dà finalmente una sferzata alla storia, gli fa guadagnare la piena sufficienza!
Anche in Bambini nel tempo avevo trovato questa bravura in McEwan a saper comporre il finale di un libro, ma, forse perché in quel caso il libro era molto più consistente, qui trovo che il finale sia proprio perfetto, che sia quasi un bene che le precedenti pagine siano così piatte...

Trovo anch'io che Miele non sia uno dei libri più riusciti di McEwan. Resta che, quando un autore sa scrivere, anche le sue produzioni mediocri restano una buona spanna sopra il resto del panorama letterario. Se ti va di continuare nel filone, io ti consiglio Sabato, Amsterdam, Solar o il celebre Espiazione. Solar e Sabato sono forse più scorrevoli, Amsterdam è un po' più letterario - ma tutti valgono la lettura prima dell'ultimo capitolo!
 
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