Bell, Quentin - Virginia Woolf, mia zia

Jessamine

Well-known member

A differenza della maggior parte dei biografi, Quentin Bell, nipote di Virginia Woolf, è stato capace di catturare ogni sfumatura del carattere della zia, avendo avuto quest'ultima un ruolo fondamentale nella sua infanzia. È in queste pagine che ritroveremo la vera Virginia, al di là delle molte ipotesi che la sua vita e le sue opere hanno suscitato negli ultimi settant'anni.
Oltre a tutto quello che già si conosceva di lei, Quentin Bell si sofferma su aspetti sconosciuti che ne hanno influenzato l'esistenza, rivelando anche segreti dolorosi e intimi: il comportamento morboso dei fratellastri sia verso di lei che verso la sorella Vanessa, madre di Quentin, e il rapporto di grande amore e gelosia che le legava e le portò quasi a una separazione. La vita non certo facile della grande scrittrice fu segnata anche da altri eventi terribili, come la morte dell'amato fratello Thoby e quella del suo migliore amico Lytton Strachey, il tutto sullo sfondo della seconda guerra mondiale e dell'Inghilterra terrorizzata dai bombardamenti e dalla minaccia di un'invasione tedesca. Quentin Bell ricostruisce in maniera magistrale anche il clima culturale di quegli anni, disegnando le figure di rilievo e i rapporti talvolta tempestosi e ambigui che Virginia ebbe con colleghi e amici, ma soprattutto rivela nitidamente sia le angosce di un'esistenza segnata da un male oscuro sia le grandi capacità dell'artista.
Una storia nella Storia che si legge come un romanzo. Questa biografia resta ancora oggi, secondo i critici letterari, saggisti e studiosi, un testo insuperabile per chiarezza e ricchezza di fonti. Piena di ricordi, citazioni, frammenti di lettere e brani dei diari: tutto ciò ne fa una lettura meravigliosa ed educativa.


Non avrei mai pensato di trovare così interessante una biografia. E invece è vero, queste pagine scivolano via proprio come se si stesse leggendo un romanzo: un romanzo narrato da un uomo forse un po' petulante e compiaciuto, ma pur sempre un romanzo interessante.
Questa biografia ci dà la possibilità di camminare assieme a Virginia Woolf, di vederla crescere da ragazzina insicura e piena di timidezza fino a diventare la fragile ma grandissima scrittrice che tanto ha dato al mondo della letteratura.
E accanto all'immagine austera e malinconica della Virginia intellettuale, sempre china sui suoi fogli, devastata da una malattia mentale che tanto ha tolto alla donna e forse tanto ha dato all'artista, Quentin Bell, anche grazie all'abbondante utilizzo di materiale epistolare, ci permette di conoscere anche una Virginia più umana, una donnina dalla lingua troppo lunga, incapace di mantenere un segreto e sempre pronta a parlare alle spalle a chiunque.
Non deve essere stato facile stare accanto a Virginia e alle sue frasi fuori luogo, alle sue invidie e gelosie, ai suoi tormenti e ai suoi entusiasmi. Eppure, accanto a tutto questo Virginia sembra emergere ad ogni pagina come una donna straordinaria, piena di difetti, certamente, ma davanti alla quale è impossibile restare indifferenti.
Già nei primi capitoli si viene travolti dalla quantità di dolore che Virginia ha dovuto sopportare fin dalla più tenera età: la perdita della madre, della sorellastra, del padre, dell'amatissimo fratello, gli abusi da parte del fratellastro... difficile stupirsi quindi della malattia mentale (depressione? Un disturbo bipolare? Bell non cerca mai di definire in maniera precisa il male che ha tormentato sua zia, si limita a parlare di "tremende crisi" che seguono e precedono periodi di febbrile entusiasmo) che si manifesterà già in età adolescenziale e condurrà Virginia più volte sull'orlo del precipizio, fino a quell'ultima lettera al marito Leonard e a quella passeggiata nella campagna di Rodmell, conclusa con un fiume e una grossa pietra nella tasca della giacca.
In questa biografia trovano posto aneddoti di vita quotidiana, viaggi, il ritratto degli intellettuali che hanno arricchito la vita di Virginia e soprattutto il tormentato processo di creazione artistica, che sembra scandire la vita della donna, segnando i momenti di euforia e quelli di disperazione più cupa. È infatti quasi impossibile pensare alla vita di Virginia senza pensare alla sua produzione letteraria, così intrisa di autobiografia, così legata ad ogni anfratto della sua psiche, così importante per lei da essere al tempo stesso necessaria e responsabile di buona parte dei suoi tormenti.
Virginia Woolf è la sua scrittura, e in un certo senso credo che questo possa essere valido per tutti gli scrittori: non si può negare però che per alcuni - e Virginia è senza dubbio una di essi - esista un legame ancora più profondo, più intimo, istintivo fra la profondità della psiche e la loro produzione letteraria. Chissà che, quindi, la lettura di questa biografia non mi permetta di avvicinarmi una virgola di più alla complessità e alla grandezza delle opere di questa immensa donna.
 
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