Frisch, Max - Il silenzio. Un racconto della montagna

bonadext

Ananke
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Questo racconto è stato una piacevole scoperta! La tematica esistenzialista ha sempre avuto un grande fascino su di me, perchè da sempre spunti di riflessione importanti sul senso della vita.
Il protagonista è in cerca di se stesso ed è combattuto tra un'esistenza ordinaria (mediocre) e un'esistenza all'insegna dell'avventura (una vita degna di essere vissuta). Nel suo cammino incerto e solitario capirà che spetterà solo a lui trovare la pace interiore a costo di fare scelte dolorose ma consapevoli.
Mi è piaciuto in particolar modo il personaggio di Irene, così piena di vita e spensierata, da diventare adorabile.
Una lettura molto attuale, che consiglio vivamente a tutti!

"In una terra qualunque, dice lui, dove non c'è il quotidiano, dove non si conosce nessuno, dove si potrebbe davvero vivere senza costrizione e senza considerare le conseguenze, senza nulla di ciò che non c'entra, una vita vera, una vita senza abitudine, una vita piena di esperienze, la vita che è nei nostri aneliti, una vita nuova e diversa, una vita che valga la pena di vivere!"
 
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Minerva6

Monkey *MOD*
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Ho letto anche io questo racconto nello stesso periodo di bonadext e nella stessa versione uscita in edicola (ma la copertina originale è migliore :wink:), poi però per pigrizia ho posticipato la mia recensione.
Anche per me questo autore è stata davvero una piacevole scoperta, la storia è densa di riflessioni (come piace a me) ma potete trovarci pure le parti descrittive e di azione, quindi è adatto a tutti, non solo ai fissati delle citazioni.

Mi ha impressionato già dalla parte iniziale in cui si parla dell'attesa di qualcosa di speciale, mentre si fa finta di fare quello che fanno le altre persone, quelle ordinarie e si sorride nel proprio intimo perché in fondo si sa (o forse si spera!) di non essere affatto persone ordinarie e che è solo tutta una finzione.
E' una donna, non vive nei pensieri, ma nei contesti... per questa frase avevo tacciato di maschilismo l'autore (proprio io che alla fine mi identifico sempre di più negli uomini :mrgreen:, però vivo profondamente nei pensieri, perciò mi ha dato un certo fastidio), poi bonadext mi ha fatto riflettere che è questa donna, Irene, ad essere così, forse il modo di esprimersi è stato affrettato, quindi gliel'ho perdonata.
Proseguendo, il protagonista afferma che non c'è nulla di più tremendo del crimine di spostare la propria noia su di un successore mettendo al mondo un figlio solo per mancanza di altri interessi e scopi nella vita... condivido e aggiungo che un figlio è sì importante, ma bisogna diventare padre (ed anche madre) dopo essere già diventati completi da soli, non cercando questa completezza in un altro essere umano. Ma qui ci sarebbe troppo da discutere e qualcuno potrebbe accusarmi di non capirci nulla visto che madre non lo sono.
L'unica speranza che forse può tenere ancora aggrappati alla vita è il non conoscerla affatto, ma sapere solo il suo nome, così ogni giorno è buono per imparare qualcosa di nuovo e per raccogliere esperienze, accumulare ricordi e cercare quella felicità che forse invano vogliamo tutti raggiungere.
La natura ha tanti semi da far germogliare per far nascere uomini che vivano fino in fondo e riescano a conoscere questa felicità, ma quanti ne dovrà prima sprecare nel tentativo di crearli tutti perfetti?
Forse però la vita vera è proprio quella ordinaria da cui fugge il protagonista... l'importante comunque è avere il coraggio di agire, di fare delle scelte e di seguire i propri desideri visto che la vita è una sola e irripetibile.
 
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