I capolavori di oggi

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Dove sono? Ditemelo perché non li trovo. O forse non c'è ne sono?
A me capita spesso, quando vedo un nuovo titolo, controllare se l'autore è un contemporaneo o meno. Credo di essere un po' diffidente verso gli autori di oggi. Non guardo la TV, non vedo presentazioni di nuovi libri, promozioni, se non quando entro in una libreria. Perciò chiedo il vostro aiuto. Sono uno che non leggerebbe mai Tabucchi (o Tabucco? Non lo faccio apposta :boh:, credetemi), Vitali...

Ho letto che uno scrittore doveva accumulare esperienze prima di mettere nero su bianco. Che poi è vero solo in parte, visto i risultati dei vecchi romanzi. Una volta, nella prima metà del secolo novecento, ma anche un secolo prima, fino agli anni '70, sempre del novecento, c'era molto più fermento sociale, più cambiamenti che avrebbero sconvolto o anche, diciamo, alterato i punti di vista della società. Ora spesso film e libri raccontano, questi ultimi in lunghe descrizioni, le tecnologie che hanno avuto un ruolo determinante circa lo svolgersi del racconto o del romanzo. Ho capito che il mondo è cambiato, ma buoni libri ce ne sono, eccome. Ma io voglio i capolavori di oggi! Quelli che poi rileggerò fra qualche anno. Indicatemeli.
Lo sviluppo dei vecchi romanzi era basato molto di più sui sentimenti dei protagonisti, sulla storia toccante o sulle emozioni che essi suscitavano. Ricordavamo i nomi dei protagonisti. Oggi non ricordo quelli del mio penultimo libro.

Dove sono i Norman Mailer (personaggio dentro e fuori della letteratura), gli E. Hemingway, i James Baldwin (nero e gay dichiarato, che negli anni '50 era tutto un dire), gli Henry Miller. Dov'è la prosa di Sinclair Lewis, l'emozione che trasmetteva Steinbeck, i ruvidi e lunghissimi romanzi di James Jones da cui sono stati tratti bellissimi film sulla II guerra mondiale, con protagonisti e attori indimenticabili? Dove sono i Malamud, i Bellow, gli italiani con i loro capolavori scritti a cavallo fra le due grandi guerre?
Convincetemi a dare una possibilità agli scrittori contemporanei. Perché finora ne leggo cinque o sei, e sempre quelli... insomma, letto quei pochi libri che hanno scritto torno ai miei preferiti.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Nessuna indicazione da darti, perchè nemmeno io li trovo.

Ma ricordiamoci che molti degli autori passati, che oggi leggiamo con l'acquolina in bocca, sono quelli che avevano precorso i tempi. I famosi incompresi, in buona sostanza.

Forse esiste qualcuno che oggi non possiamo capire, e probabilmente i nostri figli non capiranno come abbiamo fatto a non capirli.

Comunque sia, con la mia piccola prospettiva di uomo del 2000, non me la sento di paragonare Murakami a Hemingway o Tabucchi a Svevo. Tanto per dire.
Scrittori buoni ce ne sono, ma nessuno ha tracciato un solco nuovo nella letteratura.

In letteratura si può essere rivoluzionari in due modi; scrivendo cose già scritte da altri in forme diverse oppure trovare nuovi contenuti adattandosi ai modi passati. Esiste, in verità una terza via, che, come tutte le "terze vie", è di difficilissima attuazione: sovvertire entrambi, canoni e contenuti. Nessuno lo fa, anzi chi c’ha provato, secondo me, ha fatto un buco nell’acqua.

Non reputo geniale nemmeno Foster Wallace, tanto per dire, che sapeva scrivere molto bene, ma si è fatto trascinare in una sorta di volontà di stupire a tutti i costi che non ha giovato ai suoi libri.

E tra gli altri americani attuali tanto di moda, De Lillo in testa, non trovo nulla che mi sconvolga.

Autori buoni ce ne sono, ma di capolavori assoluti no, anche se sono quasi convinto che ci siano e che sia io a non poter capire.

E' sempre stato così.
 

bouvard

Well-known member
Premesso che anch'io leggo poco i contemporanei soprattutto se italiani, ritengo comunque che bisognerebbe intendersi su quel "Capolavori", perché tu citi ad esempio Henry Miller, ma dubito che tutti siano disposti a considerare Capolavori i suoi libri - personalmente di suo ho letto solo Tropico del Cancro e mi ha lasciata alquanto interdetta :?
Ti faccio un altro esempio Il nome della rosa è un Capolavoro oppure no? In fondo si tratta di un libro che a 35 anni dalla pubblicazione non è ancora caduto nel dimenticatoio, anche se poi non tutti quelli che conoscono questo titolo hanno letto il libro - ma questo capita anche con I fratelli Karamazov o con l'Ulisse. Perciò resta la domanda cosa è un Capolavoro?
Personalmente degli autori contemporanei mi piace molto W.G. Sebald, non so se i suoi libri siano dei Capolavori, so che a me piace leggerli :)
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Premesso che anch'io leggo poco i contemporanei soprattutto se italiani, ritengo comunque che bisognerebbe intendersi su quel "Capolavori", perché tu citi ad esempio Henry Miller, ma dubito che tutti siano disposti a considerare Capolavori i suoi libri - personalmente di suo ho letto solo Tropico del Cancro e mi ha lasciata alquanto interdetta :?
Ti faccio un altro esempio Il nome della rosa è un Capolavoro oppure no? In fondo si tratta di un libro che a 35 anni dalla pubblicazione non è ancora caduto nel dimenticatoio, anche se poi non tutti quelli che conoscono questo titolo hanno letto il libro - ma questo capita anche con I fratelli Karamazov o con l'Ulisse. Perciò resta la domanda cosa è un Capolavoro?
Personalmente degli autori contemporanei mi piace molto W.G. Sebald, non so se i suoi libri siano dei Capolavori, so che a me piace leggerli :)

Se sono pochissime le cose “oggettive” della nostra esistenza, nei libri credo sparisca totalmente il concetto di assoluto. Ciò che per me è capolavoro, per te potrebbe non esserlo e viceversa.
Credo dovremmo, ognuno secondo la propria prospettiva, dire quali sono i nostri capolavori da affiancare a quelli del passato.

Quali sono i tuoi capolavori del passato? Esiste qualcosa, per te, di simile, oggi?


 

bonadext

Ananke
Per me i capolavori contemporanei sono libri di questo calibro: "Dance Dance Dance" di Murakami, "Molto forte incredibilmente vicino" di Foer, "Trilogia di New York" di Auster.

Ma non bisogna paragonarli ad altri libri o autori, sia del passato o che verranno in futuro, sono dei capolavori in se e non ha nessun senso fare inutili paragoni. :wink:
 

ila78

Well-known member
Mi hai fregato la risposta Ziggy...:mrgreen:

Io credo che prima di stabilire quali sono i capolavori dovremmo chiederci che cos'è un capolavoro, la famosa domanda da 1 milione di dollari. :)

Ho sentito gente definire "capolavoro" 50 sfumature di grigio. :OO

Per me Il Conte di Montecristo è un capolavoro assoluto mentre qualcuno (anche qui) lo definisce una ciofeca totale.

Per me tra i "capolavori" moderni si annoverano alcuni libri di Stephen King ma so già che qualcuno (anche qui) inorridirà e mi manderà un killer sotto casa...:wink:
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
@ coco in amicizia ;)

Ho poco tempo ora, perciò lo dedico solo al grande Antonio Tabucchi (si scrive così :wink:) -morto tre anni fa- che, come me, sul forum anche altri amano.
E' lui poi -come traduttore dal portoghese- che mi ha permesso di scoprire il mio adorato "Il libro dell'inquietudine" di Pessoa :ad:.
Sono una lettrice anche di Vitali, che da qualche anno però apprezzo meno, ma continuo a leggere per il nostro mitico MG qui sul forum.
Però non c'è paragone tra i due, Tabucchi è un'altra cosa, va approfondito (potresti provare almeno Sostiene Pereira, forse conosci il film con Mastroianni, per farti un'idea su di lui), non è da leggere per farsi due risate e come scacciapensieri (come faccio per Vitali), nei suoi scritti c'è poetica, c'è saudade https://it.wikipedia.org/wiki/Saudade, ci sono i sogni e la passione di chi ha messo nel suo mestiere la propria anima.

Da qualche anno sto apprezzando di più i classici sia italiani, sia stranieri (soprattutto russi) ma qualche autore contemporaneo valido c'è, certo non devi puntare a pretendere dei capolavori, perché quelli forse potranno giudicarli tali solo le generazioni future (non quelle che leggono le sfumature però :paura:), d'altronde anche gli autori classici di oggi al loro tempo erano poco considerati e le loro opere non ancora elette come capolavori :wink:.
Ai posteri l'ardua sentenza...

Se poi cerchi davvero dei nomi di contemporanei da leggere, quando ripasserò te ne darò qualcuno da provare in base ai tuoi gusti.
 
Ultima modifica:

malafi

Well-known member
Il concetto di fondo di questo thread si potrebbe estendere alle altre arti (musica, pittura, scultura, architettura .....). Ci sarà un perchè. O forse più di un perchè.

Tralascio, perchè trascende le mie competenze, la valutazione di quanto possa incidere nella depressione dei talenti la vita moderna, le tecnologie e bla bla.

Ma non posso non rilevare che in tutte le epoche (forse Rinascimento a parte) non vi è mai stata grande gloria immediata per i grandi artisti.
Probabilmente si tende a dare la patente di classico, di capolavoro, di imperituro a ciò che è passato indenne attraverso i decenni se non i secoli.

Certo anch'io fatico a riconoscere, per esempio, nell'architettura moderna qualcosa che tra 1000 o 2000 anni potrà essere guardato con meraviglia. Ma chi sa invece se Calatrava o Norman Foster saranno, tra 1000 anni, annoverati tra i grandi artisti come Bernini o l'architetto che costruì il Partenone (che non so chi sia, mi viene in mente Fidia, ma era uno scultore).
 

Dallolio

New member
A mio avviso, come è già stato affermato da Zingaro, il concetto di capolavoro è soggettivo e relativo:

1) Relativo da un punto di vista culturale. In culture diverse ci sono diversi concetti di "capolavoro", in un'altra cultura (Islamica?) la Divina Commedia potrebbe non essere considerato un capolavoro.

2) Relativo dal punto di vista del periodo storico. Dopo alla seconda guerra mondiale esplose la volontà di raccontarsi e di raccontare. Opere e autori considerati allora capolavori (Iovine ad esempio) non lo sono più, o vengono valutati in maniera più cauta.

3) Relativo da un punto di vista della consistenza delle correnti dominanti tra i critici. Ad esempio se l'università Italiana è composta da docente di letteratura italiana per la maggioranza con una formazione classica, si considererà (all'interno dell'università e poi in maniera più diluita nelle scuole e ancora più diluita nei mass media) un capolavoro un autore che fa in qualche modo riferimento alla classicità.
Caso storico emblematico è a mio avviso quel del Gruppo '63 in Italia, autori che di fatto scrivevano per un ristretto gruppo di critici proclamandosi capolavori a vicenda.

4) Relativo al lettore. La cultura non è che l'insieme di coloro che la fruiscono, per tale ragione non esiste un capolavoro in sè, ma un capolavoro per te, per me, ecc... Il nostro giudizio è influenzato da eventi personali (tutti nella propria vita hanno una fase "Piccolo Principe" ecc..)

5) Relativo all'offerta letteraria. In una società come la nostra, caratterizzata dall'esplosione delle poetiche (di fatto dopo al boom economico le pubblicazioni sono aumentate in modo VERTIGINOSO), occoreranno decenni perchè un libro venga dal grande pubblico e dal pubblico dei critici selezionato per essere un capolavoro.

In ogni caso, libri "capolavori" possono poi perdere il loro trono, e nella storia letteraria gli esempi abbondano: Le navigazioni di San Brandano è considerato un capolavoro nello stesso modo nel 1200 e nel 2015?
 

maclaus

New member
Il critico giudica capolavoro quello che legge soltanto lui e i familiari dello scrittore...
Quelli che vendono milioni di copie sono tutti scrittorucoli per la massa ignorante.

Questo vale per ogni epoca e per ogni tipo di "arte".

Per pura curiosità, se vi capita, leggete qualche recensione dei film di Totò dell'epoca: sempre stroncato da tutti. Da un paio di decenni è il Principe della risata.

Per restare in tema di letteratura, leggete qualche critica su Giorgio Faletti: fu strocato ferocemente...oggi è morto, viva Faletti!

p.s.: potrei fare un elenco lunghissimo, ma ve lo risparmio...quindi, capolavoro è per me quello che mi piace...:D
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
3) Relativo da un punto di vista della consistenza delle correnti dominanti tra i critici. Ad esempio se l'università Italiana è composta da docente di letteratura italiana per la maggioranza con una formazione classica, si considererà (all'interno dell'università e poi in maniera più diluita nelle scuole e ancora più diluita nei mass media) un capolavoro un autore che fa in qualche modo riferimento alla classicità.
Caso storico emblematico è a mio avviso quel del Gruppo '63 in Italia, autori che di fatto scrivevano per un ristretto gruppo di critici proclamandosi capolavori a vicenda.

Stavo anch'io citando il Gruppo '63, che lavorò in condizioni storiche, politiche e culturali del tutto particolari.

Le avanguardie non credo nascano con intenti autoreferenziali, quantomeno non sempre, ma poi finiscono per diventarlo in brevissimo tempo.

Interessante sarebbe vedere quanto di quei capolavori del Gruppo '63, che giustamente definisci "relativi" e che invece in quei tempi era "convenzionale" definire "assoluti", siano, non dico letti, ma per lo meno ricordati dagli stessi che si pavoneggiavano con quei testi tra le mani.

Non so se sei d'accordo; io credo che oggi si assista allo stesso fenomeno di autoreferenzialità di allora, in cerchie diverse e per motivi ormai legati esclusivamente al commercio.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Il critico giudica capolavoro quello che legge soltanto lui e i familiari dello scrittore...
Quelli che vendono milioni di copie sono tutti scrittorucoli per la massa ignorante.

Questo vale per ogni epoca e per ogni tipo di "arte".

Per pura curiosità, se vi capita, leggete qualche recensione dei film di Totò dell'epoca: sempre stroncato da tutti. Da un paio di decenni è il Principe della risata.

Per restare in tema di letteratura, leggete qualche critica su Giorgio Faletti: fu strocato ferocemente...oggi è morto, viva Faletti!

p.s.: potrei fare un elenco lunghissimo, ma ve lo risparmio...quindi, capolavoro è per me quello che mi piace...:D

abbiamo scritto lo stesso concetto in contemporanea :HIPP
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Il critico giudica capolavoro quello che legge soltanto lui e i familiari dello scrittore...
Quelli che vendono milioni di copie sono tutti scrittorucoli per la massa ignorante.

Questo vale per ogni epoca e per ogni tipo di "arte".

Per pura curiosità, se vi capita, leggete qualche recensione dei film di Totò dell'epoca: sempre stroncato da tutti. Da un paio di decenni è il Principe della risata.

Per restare in tema di letteratura, leggete qualche critica su Giorgio Faletti: fu strocato ferocemente...oggi è morto, viva Faletti!

p.s.: potrei fare un elenco lunghissimo, ma ve lo risparmio...quindi, capolavoro è per me quello che mi piace...:D

sulla tua scelta conclusiva
quoto al mille %

temo però mio malgrado
a suggerire che forse sono
le precedenti considerazioni
suscettibili di rivisitazione...

è un meccanismo vagamente analogo
a quello della sociologia di massa.
in una manifestazione di piazza
pare che il comportamento dei singoli
venga a livellarsi con quello
del più ignorante dei presenti ...

voglio dire che potrebbe esistere
una pseudo letteratura
diciamo "di massa"
che sebbene abbia il merito
di attrarre moltitudini di individui
tuttavia li livella in basso

facendo passare ciofeche
di facile presa consumistica
per opere d'arte
laddove la loro vera arte
sta solo in quello.

lo accenno solo a livello
avvocato del diavolo
poiché i limiti di simile argomento
non si sa dove stiano
e potrebbero arrivare
a mettere in discussione
il concetto stesso di democrazia
nel quale sarebbe sacrosanto
attribuire la ragione alla maggioranza.

ma in effetti
questo concetto deve per forza
essere sempre incontestabile ?

:BLABLA
 
Ultima modifica:

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Sono fondamentalmente d'accordo con tutti. Comunque, quello che rimane degli ultimi trentacinque anni circa è una media assai più bassa rispetto, guarda caso, a quella di almeno una generazione precedente (generazione letteraria).
Ho riscontrato anche un minor numero di argomenti originali. C'è meno da dire? Eppure ne stanno succedendo di cose al mondo a cui ispirarsi.

Può essere che quello che manca agli scrittori contemporanei e quello che è mancato agli scrittori moderni sfortunatamente deceduti sia un'analisi introspettiva dell'uomo? I testi moderni che ho approcciato trattano maggiormente avvenimenti più o meno importanti lasciando in secondo piano il protagonista "essere umano".
Non abbiamo più eroi. Personaggi famosi a cui ci possiamo ispirare. Quali sono i vostri eroi o i vostri idoli? Sono certo che non avrò molte risposte concrete ma mi farete qualche nome per il quale nutrite un sano rispetto.
Ora mettendo da parte il fatto che i capolavori di oggi verranno definiti tali fra una o due generazioni, riuscireste a dirmi il titolo di qualche romanzo che si possa paragonare a, che ne so, "Furore", "Il conte di Montecristo", "Martin Eden" oppure, tanto per cambiare genere "I tre moschettieri", "Dottor Jeckill e Mr. Hyde"... o i romanzi-documento di Levi e Capote? E ce ne sono a bizzeffe da trentacinque anni fa andando all'indietro. Potete scegliere qualsiasi lustro o decennio.
Ecco quello che mi chiedo.

Forse capolavoro o libro immortale è una parola troppo grossa (ma faceva titolo) e, come dite, ognuno ha i suoi. Ma non riesco proprio a trovare la stessa qualità oggi rispetto a quel passato. Che sia diventato troppo facile "fare" lo scrittore mentre una volta bisognava averne le qualità per esserlo? O forse è già stato detto tutto? Ma se così fosse, io, semplice lettore con un'intelligenza davvero media, mi accorgerei di una prosa raffinata ed elegante che si discosta da quella di tanti scrittori che hanno i loro libri in vetrina, in prima fila. Una prosa alla G. Flaubert, alla S. Lewis, alla D. H. Lawrence
 

Lark

Member
Avete presente quel passo di Leopardi nelle Operette Morali (mi pare, ma forse era lo Zibaldone) dove dice qualcosa come che pochi tra gli antichi erano saggi in tutto, mentre un numero maggiore tra i moderni (o meglio contemporanei, visto l'autore) sono acculturati, ma in misura minore - e quindi nessuno è veramente saggio? Mutatis mutandis penso che sia un paragone applicabile anche al caso dei capolavori della letteratura, o dei grandi classici. Per questo trovo che un paragone sia un po' impietoso, e miope.
Fino agli anni '50 il solo tasso di analfabetismo, in Italia e all'estero, era sconcertante. In tutta la storia meno recente, gli scrittori erano un'elite culturale molto ristretta, con qualche importante eccezione, e scrivere era un'attività del tempo libero. Si scriveva un libro in anni, spesso pubblicato a capitoli nelle riviste, rivolto ad un pubblico ristretto di lettori colti ed esigenti, ma coesi nel gusto e nelle necessità.
Negli ultimi decenni il pubblico è cambiato, il tipo di scrittura è cambiato, e ci sono libri ed autori eccezionali - non paragonabili però ai grandi classici semplicemente perché si tratta di esperienze radicalmente diverse. La tendenza che invece mi viene da sottolineare è che dove ci sono autori geniali, notevoli, piacevolissimi, profondi - dove quindi si può prendere in considerazione come capolavoro la "carriera" di uno scrittore - manca spesso il vero e proprio "capolavoro", come unica opera tra le tante che emerge e rimane.
 

maclaus

New member
Voglio fare un esempio concreto in merito alla discussione perchè proprio ieri sera ho avuto un interessante confronto con un musicista.
Non so se avete sentito parlare in questi giorni delle polemiche nei confronti di Giovanni Allevi: gli è stato commissionato l'inno della Serie A di calcio e lui l'ha composto (purtroppo...). Ebbene, è stato sbeffeggiato sui social e lo stanno massacrando tutti quanti (soprattutto chi di musica non ne capisce nulla...).
Ma il punto della discussione è questo: Allevi è un grande musicista e le opere che ha pubblicato sono capolavori oppure è un mediocre pianista come tanti altri che ha soltanto avuto la fortuna di vendere (presso la massa ignorante:?) migliaia di copie?
Non mi esprimo sul suo genio :)MM). Dico solo che gli addetti ai lavori (fin dal principio) lo hanno giudicato uno dei tanti musicisti in circolazione senza nessun talento particolare, eppure a livello mediatico e di vendite è divenuto un "personaggio".
Chi giudicherà la sua opera? Chi capisce di musica o la massa che compra i suoi dischi? La sua musica è capolavoro o ciofeca (ila docet...)?
A mio modesto parere, la sola risposta che trovo (e lo ribadisco) è la seguente: il capolavoro è quello che mi piace, a prescindere dai pareri degli esperti o dal numero di copie che un artista vende...
 

ila78

Well-known member
Voglio fare un esempio concreto in merito alla discussione perchè proprio ieri sera ho avuto un interessante confronto con un musicista.
Non so se avete sentito parlare in questi giorni delle polemiche nei confronti di Giovanni Allevi: gli è stato commissionato l'inno della Serie A di calcio e lui l'ha composto (purtroppo...). Ebbene, è stato sbeffeggiato sui social e lo stanno massacrando tutti quanti (soprattutto chi di musica non ne capisce nulla...).
Ma il punto della discussione è questo: Allevi è un grande musicista e le opere che ha pubblicato sono capolavori oppure è un mediocre pianista come tanti altri che ha soltanto avuto la fortuna di vendere (presso la massa ignorante:?) migliaia di copie?
Non mi esprimo sul suo genio :)MM). Dico solo che gli addetti ai lavori (fin dal principio) lo hanno giudicato uno dei tanti musicisti in circolazione senza nessun talento particolare, eppure a livello mediatico e di vendite è divenuto un "personaggio".
Chi giudicherà la sua opera? Chi capisce di musica o la massa che compra i suoi dischi? La sua musica è capolavoro o ciofeca (ila docet...)?
A mio modesto parere, la sola risposta che trovo (e lo ribadisco) è la seguente: il capolavoro è quello che mi piace, a prescindere dai pareri degli esperti o dal numero di copie che un artista vende...

Sono d'accordo con te Mac e al contempo mi chiedo perché un artista deve venir denigrato se presta la sua opera a qualcosa di "commerciale", non entro nel merito di Allevi perché non mi intendo di musica quindi non so assolutamente valutare se sia un musicista eccelso o un fenomeno mediatico solo mi chiedo: gli hanno proposto di comporre l'inno della serie A e ha accettato e allora? Comporre musica è il suo lavoro, questo vale forse di meno perché passerà su Sky ogni domenica prima delle partite? :? Non credo.
Personalmente sono convinta che se un personaggio come Alexandre Dumas fosse vissuto ai giorni nostri si sarebbe prestato volentieri a scrivere sceneggiature per serie TV e film e non credo minimamente che la sua opera o il suo talento sarebbero stati sminuiti per questo.
 

maclaus

New member
perfettamente d'accordo sul discorso commerciale... anzi, lo ritengo giusto che un artista debba guadagnare e non morire di fame per poi essere riconosciuto "un grande" solo dopo la morte...
Io "commerciale" lo associo con "popolare" e non nella sua accezione negativa...:)
 

Dallolio

New member
Il critico giudica capolavoro quello che legge soltanto lui e i familiari dello scrittore...
Quelli che vendono milioni di copie sono tutti scrittorucoli per la massa ignorante.

Questo vale per ogni epoca e per ogni tipo di "arte".

Per pura curiosità, se vi capita, leggete qualche recensione dei film di Totò dell'epoca: sempre stroncato da tutti. Da un paio di decenni è il Principe della risata.

Per restare in tema di letteratura, leggete qualche critica su Giorgio Faletti: fu strocato ferocemente...oggi è morto, viva Faletti!

p.s.: potrei fare un elenco lunghissimo, ma ve lo risparmio...quindi, capolavoro è per me quello che mi piace...:D

Mi viene anche in mente che Elvis Presley venne stroncato unanimamente dai critici musicali ma amato dal suo pubblico...
 

malafi

Well-known member
A mio modesto parere, la sola risposta che trovo (e lo ribadisco) è la seguente: il capolavoro è quello che mi piace, a prescindere dai pareri degli esperti o dal numero di copie che un artista vende...

Mac, non sono tanto d'accordo questa volta.
E' vero che è bello ciò che piace. E' vero che, in generale, la qualità di una cosa la si misura sulle proprie esigenze ed aspettative.
Però un conto è dire 'questo per me è un capolavoro' (e ci sta qui posso essere d'accordo), un conto è dire 'questo è un capolavoro'.

E poi però mentre lo scrivo, nego me stesso perché penso: esiste il capolavoro assoluto? Lo misuro in copie vendute o col parere degli (pseudo)esperti?
Ma non è forse un capolavoro ciò che incontra in modo totale le aspettative del pubblico cui è destinato?
Una canzone della Pausini che incontra perfettamente il gusto del suo pubblico è meno capolavoro di una produzione stilisticamente perfetta ma per pochi adepti?

Non ne esco più e decido: per me capolavoro è ciò la cui fama ed apprezzamento attraversa i decenni, i secoli, i millenni ..... anche se magari occorrono alcuni decenni perché sia apprezzata.
 
Alto