Vallée, Jean Marc - Wild -

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Quando si affrontano temi non proprio originalissimi (e quello del viaggio come rinascita è di certo fra questi) bisogna stare attenti a non scivolare nello stereotipo e nel “già detto”. E qui non solo Vallèe ci scivola, ma ci sprofonda in tutto e per tutto. E’ la fiera della banalità e per un’ora e mezzo ho sperato in un colpo di coda, un lampo, una frase, un’inquadratura, che invece non ci sono stati.

La protagonista è talmente sbadata che le sue mancanze sembrano imputabili a deficit di intelligenza. Quando parte per una lunga tratta nel deserto con mezzo litro d’acqua, ad esempio, mi sono trovato a pensare che se fosse morta sarebbe stato il semplice risultato dell’evoluzione. Un altro momento comico (ma che non voleva esserlo) è all’inizio, quando sapendo di partire per un trekking di 1500 chilometri (la maggior parte dei quali attraverso il deserto), parte con uno zaino pieno di preservativi, cerette, binocoli e cose che solitamente si portano quando fai un viaggio in auto con famiglia al seguito.

I bloopers (sbagli nei montaggi, oggetti che un minuto prima ci sono per poi sparire come d’incanto ecc) sono talmente tanti che Vallèe sembra voler imitare la protagonista nel fare le cose un tanto al chilo.

Se proprio vogliamo trovare un motivo per vederlo, direi che il fatto che si basi su una storia vera potrebbe esserlo, ma consiglierei il libro, che non credo possa essere peggio del film.
 
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