Kurosawa, Akira - Madadayo - Il compleanno

brenin

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Un anziano professore giapponese, poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, va in pensione. Per tutto il periodo bellico e negli anni a venire fino alla sua morte, i suoi ex allievi si adoperano affinché l'anziano insegnante possa fare fronte alle piccole e grandi esigenze della vita. Ogni anno alunni e insegnante si danno convegno e in una sorta di rituale scacciano il pensiero della morte. Akira Kurosawa appartiene alla ristretta cerchia dei grandi registi di fronte ai quali è impossibile non provare ammirazione e rispetto. Alla pari di John Ford, Billy Wilder, Kubrick, Fellini e pochi altri non appartiene a una cultura settaria, ma è patrimonio di tutti, al di là delle incognite che la società giapponese presenta agli occhi degli occidentali. In Kurosawa ha il sopravvento lo strepitoso talento espresso con energia negli anni della giovinezza e da un pacifismo lirico e pacato negli anni che ogni uomo affronta sul finire della sua esistenza. Il pudore, la petulanza e la fragilità dell'insegnante, così autentica e toccante, viene mostrata in un trascinante crescendo dal quale è impossibile distaccarsi. Una salutare lezione di cinema con il suggerimento che una gemma di questo valore, per i suoi contenuti morali e per la mancanza di retorica, possa un giorno essere proiettata nelle scuole. Una lezione tenuta da un impagabile maestro con la discrezione di chi ha visto più in là di buona parte dell'umanità.
Breve nota sul titolo : Madadayo significa " non ancora " , frase propiziatoria che, nella tradizione nipponica, gli anziani ( per i giapponesi dai 60 anni in poi ) pronunciano il giorno del loro compleanno, riferendosi alla morte.
Altresì la stessa parola viene usata dai bambini quando giocano a nascondino,alla domanda " Maadha Kaj " ( sei pronto ? ) rispondono per l'appunto con "Madadayo ". Ed il film si chiude con spazi aperti di verde campagna,sole e nuvole bianche leggere nel cielo azzurro, e con dei bambini che giocano rumorosi a nascondino.
Kurosawa sceglie un “buon maestro” ed il folto stuolo di ex allievi per raccontarci con leggerezza, tocchi di umorismo, stile minimalista di sapore molto orientale, si potrebbe dire Zen, la storia di un legame che, nella tipologia varia delle forme di amicizia tra uomini, è uno dei più singolari. E’ quel filo sottile e indistruttibile che unisce per tutta la vita gli allievi ad un buon maestro e nasce da ammirazione, rispetto, condivisione, fino a diventare vero e proprio affetto, uno dei più solidi della vita.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Considerato un film minore dai critici non posso che dire il contrario, è un film bellissimo girato da una grande regista a 83 anni e che mette al centro del suo testamento cinematografico i suoi valori più profondi quali il lavoro, l'amicizia, la fedeltà, la famiglia, l'amore per gli animali. E' uno di quei film che racconta in modo superbo la vita e l'anima di una persona nel suo momento più intimo e completo, l'anzianità. E poi chi al giorno d'oggi non sarebbe commosso nel vedere che quarantacinque minuti del film sono dedicati all'amore assoluto per un gatto da parte del protagonista?
 
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