Il film ripercorre la vita del poeta Giacomo Leopardi, a partire da un breve cenno alla sua infanzia per poi raccontare la sua gioventù in famiglia, preso dallo "studio matto e disperatissimo", e la sua vita adulta vissuta tra Firenze, Roma e Napoli, tra salotti, intellettuali e qualche amico fidato.
Premetto che 2h e 23' sono tante e la vita di Leopardi non è proprio avventurosa , insomma ammetto che qualche momento di noia c'è stato...
Però il film è bello. Il regista e il bravissimo Elio Germano ci restituiscono l'immagine di un Giacomo, sì, malinconico e sofferente, ma arguto, ironico e anche autoironico, e soprattutto bramoso di vita, quella vita che, in parte, in un certo senso lo rifiuta, non gli concede le possibilità che concede ad altri, lo deride passandogli accanto, sfiorandolo e poi fuggendo, per lo meno per quanto riguarda i sentimenti. E' questo stridente contrasto tra la sua vitalità e la realtà della sua vita - dapprima rinchiuso in una biblioteca, vittima di un padre troppo esigente ma, forse, ancor più di una madre fredda e dalla mentalità chiusa; poi, a contatto con il mondo, spesso emarginato sentimentalmente se non socialmente, e sempre più sofferente fisicamente - che rende il personaggio e la storia affascinante e struggente allo stesso tempo, che stride e disturba lo spettatore, lo strazia, seppur delicatamente. Il Leopardi uomo, con le sue sofferenze umane e di salute, però, si fonde con il Leopardi genio, e giungerà il momento decisivo in cui egli si renderà conto di avere gli strumenti per ampliare i propri orizzonti e staccare il cordone ombelicale lasciando la famiglia e la città di origine. E' allora che scrive L'Infinito. Ci riuscirà, dopo varie peripezie, persino un tentativo di fuga, e vivrà in modo diverso e molto intenso il rapporto con ognuna delle città che lo ospiteranno, stringendo l'importante amicizia con Ranieri e conoscendo diversi ambienti, persone, intellettuali, spesso portati a criticare e a diffidare della sua opera rivoluzionaria. Ma il poeta non rinnegherà mai la sua personalità e le sue idee.
Mi ha colpito anche il modo dell'attore di immedesimarsi in lui anche fisicamente, di rendere il suo aspetto progressivamente sempre più sofferente.
Intensa la recitazione delle poesie, sempre al momento giusto.
Vale la pena di vederlo.
Premetto che 2h e 23' sono tante e la vita di Leopardi non è proprio avventurosa , insomma ammetto che qualche momento di noia c'è stato...
Però il film è bello. Il regista e il bravissimo Elio Germano ci restituiscono l'immagine di un Giacomo, sì, malinconico e sofferente, ma arguto, ironico e anche autoironico, e soprattutto bramoso di vita, quella vita che, in parte, in un certo senso lo rifiuta, non gli concede le possibilità che concede ad altri, lo deride passandogli accanto, sfiorandolo e poi fuggendo, per lo meno per quanto riguarda i sentimenti. E' questo stridente contrasto tra la sua vitalità e la realtà della sua vita - dapprima rinchiuso in una biblioteca, vittima di un padre troppo esigente ma, forse, ancor più di una madre fredda e dalla mentalità chiusa; poi, a contatto con il mondo, spesso emarginato sentimentalmente se non socialmente, e sempre più sofferente fisicamente - che rende il personaggio e la storia affascinante e struggente allo stesso tempo, che stride e disturba lo spettatore, lo strazia, seppur delicatamente. Il Leopardi uomo, con le sue sofferenze umane e di salute, però, si fonde con il Leopardi genio, e giungerà il momento decisivo in cui egli si renderà conto di avere gli strumenti per ampliare i propri orizzonti e staccare il cordone ombelicale lasciando la famiglia e la città di origine. E' allora che scrive L'Infinito. Ci riuscirà, dopo varie peripezie, persino un tentativo di fuga, e vivrà in modo diverso e molto intenso il rapporto con ognuna delle città che lo ospiteranno, stringendo l'importante amicizia con Ranieri e conoscendo diversi ambienti, persone, intellettuali, spesso portati a criticare e a diffidare della sua opera rivoluzionaria. Ma il poeta non rinnegherà mai la sua personalità e le sue idee.
Mi ha colpito anche il modo dell'attore di immedesimarsi in lui anche fisicamente, di rendere il suo aspetto progressivamente sempre più sofferente.
Intensa la recitazione delle poesie, sempre al momento giusto.
Vale la pena di vederlo.