Pamuk, Orhan - Il mio nome è Rosso

Elena.90

Curly member
Mi dispiaceva che questo grande scrittore turco (premio Nobel 2006) non fosse mai stato menzionato su questo forum, così ho pensato di rimediare.

Dalla quarta di copertina:
"Istanbul, 1591. In una città scossa da antiche inquietudini e nuovissime tentazioni, tra i miniaturisti del Sultano si nasconde un feroce assassino. Per smascherarlo, Nero è disposto a tutto, anche a rischiare la vita. Perchè se fallisce, per lui non ci sarà futuro con la bella Sekure, non ci sarà l'amore che ha sognato per dodici anni.
Libro corale, ricco di passione e di suspense, questo straordinario romanzo restituisce la ricchezza e la malinconia di un mondo al tramonto. Nel contrasto tra i due vecchi miniaturisti, Zio Effendi e Maestro Osman, Pamuk riassume una discussione che continua ancora oggi nel mondo islamico, diviso tra modernità e tradizione."

Molto belle le descrizioni del mondo dei mianiatursti e dell'atmosfera di Istanbul. Caratteristico è lo sguardo quasi "infantile" dell'autore, che tratteggia personaggi e luoghi con chiarezza e semplicità.
Un po' pesante riuscire a districarsi tra tutti i personaggi e le vicende storiche citate nel romanzo, ma penso che renda bene l'idea di un mondo assurdo, strano e ormai rassegnato al proprio declino...
 
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quando l'ho letto aveva appena vinto il nobel per la letteratura.
L'ho iniziato ed una frase mi è balzata all'occhio: "uno (dei mendicanti) era cieco e sorrideva guardando la neve cadere."
L'autore ha comunque un pregio ... è del 1952!
Se Umberto Eco con "Il nome della rosa" ci aveva raccontato una storia medioevale dove veniva punito chi, vivendo in un monastero italiano, osava "leggere" un testo del greco Aristotele, in questo libro ci raccontano una analoga storia medioevale dove viene punito chi, vivendo immerso nell'Islam, osa dipingere all'italiana! Ancora una volta (l'aveva già fatto Dan Brown, rifacendosi al "Pendolo di Focault", ricordate!?) una rielaborazione di idee nate dal genio italico!? Forse sarebbe ora di pensare che il nobel lo merita ... Eco?
Paolo
 
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nunzio

New member
E' bellissimo questo libro! Geniale la narrazione che cambia punto di vista capitolo per capitolo, fino a far narrare le vicende pure agli oggetti! tutto il libro è un grande riflessione sull'arte e sulle tradizioni - oltre che sull'incontro-scontro tra culture diverse...e affronta tematiche serissime con una leggerezza unica - a suo modo è un romanzo perfetto. E poi, chi come me è un caffeinomane convinto ( 8) )non potrà che apprezzare l'ode al caffè che nel libro Pamuk fa fare ad alcuni personaggi.
A me è piaciuto moltissimo pure "Neve"...se non l'avete ancora letto, fatelo!
 
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Elena.90

Curly member
Sì sì, bellissimo anche "Neve"... Forse più affascinante ancora di "Il mio nome è rosso".
 
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Miag

New member
Salve a tutti. Io ho letto "Il mio nome è rosso" e, come voi, l'ho trovato geniale nel cambiamento del narratore (che può essere anche un colore!) a ogni capitolo e molto affascinante nelle descrizioni dell'arte dei miniaturisti musulmani (di cui non ero minimamente a conoscenza).
Ho anche iniziato "Neve", ma l'ho interrotto più volte: non so perchè, ma non riusciva a "prendermi" come il primo...Però dopo aver letto del vostro entusiasmo credo che lo riprenderò definitivamente, grazie!

Miag
 
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elena

aunt member
Mi è piaciuto molto "il mio nome è rosso", soprattutto mi ha affascinato la ricostruzione degli eventi attraverso un continuo rinvio a storie del passato:mi sembrava di leggere le "mille e una notte" ! Il mondo dei miniaturisti è descritto con grande minuzia ed è un'occasione per l'autore per descrivere usanze, costumi e religione del magico oriente.
Bellissimo :ad:
 

Palmaria

Summer Member
Davvero un libro molto ben scritto ed estremamente affascinante!
Trovo che alcuni capitoli, soprattutto quelli in cui voce narrante è un oggetto, come una moneta, o addirittura Satana, siano vera poesia!
In particolare ho avuto la sensazione che con questo romanzo Pamuk intendesse principalmente presentare al lettore le molteplici contraddizioni del mondo ottomano, particolarmente evidenti nell'ambiente dei miniaturisti e dei calligrafi, prendendo come mero pretesto il mistero di sangue la cui soluzione viene offerta nelle ultime pagine!

Non dico che per alcuni tratti, in cui vengono descritte scene della storia o della mitologia persiana e cinese dipinte dai miniaturisti, la narrazione non perda un pò di ritmo, ma il risultato d'insieme è davvero meritevole: insomma, un libro da assaporare lentamente....

Voto 4/5
 

Biblio50

New member
Che altro aggiungere? Libro da non perdere. Bellissimo immedesimarsi nelle varie parti. Invidie e rivalità, ma anche diverse forme di amore, arte e religione, in una ridda di storie dentro altre storie, come quelle raccontate dalla bella Sheherazade nelle Mille e una notte, per tracciare un grandioso arazzo di un mondo che non ha ancora deciso se lasciarsi incantare dalle novità dell’Occidente o restare ancorato alle tradizioni.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
quando l'ho letto aveva appena vinto il nobel per la letteratura.
L'ho iniziato ed una frase mi è balzata all'occhio: "uno (dei mendicanti) era cieco e sorrideva guardando la neve cadere."
L'autore ha comunque un pregio ... è del 1952!
Se Umberto Eco con "Il nome della rosa" ci aveva raccontato una storia medioevale dove veniva punito chi, vivendo in un monastero italiano, osava "leggere" un testo del greco Aristotele, in questo libro ci raccontano una analoga storia medioevale dove viene punito chi, vivendo immerso nell'Islam, osa dipingere all'italiana! Ancora una volta (l'aveva già fatto Dan Brown, rifacendosi al "Pendolo di Focault", ricordate!?) una rielaborazione di idee nate dal genio italico!? Forse sarebbe ora di pensare che il nobel lo merita ... Eco?
Paolo


Mi mancano cento pagine per finire questo libro complesso e affascinante e devo spiegare l'apparente assurdità della frase che cita Paolo, quella del cieco che sorride perchè vede la neve cadere. Non mi ricordo la frase specifica ma posso senz'altro affermare che non è una "svista" ma una delle fondamenta dell'arte islamica e dei miniaturisti in particolare, protagonisti del libro, che devono arrivare con l'esercizio ripetuto a disegnare a memoria, perchè loro non disegnano con i loro occhi ma con gli occhi di Allah, anzi la cecità, che sopraggiunge per tutti i miniaturisti, viene auspicata, perchè permette proprio di disegnare senza guardare il foglio.

Per quanto riguarda l'imparentamento con Eco devo anche qui sottolineare che non è il disegnare alla veneziana che viene ostracizzato, ma il mettere in discussione le fondamenta stesse della religione, in quanto il miniaturista non riproduce la realtà che cade sotto i suoi sensi, soggettiva e imperfetta, ma la perfezione che solo Allah riesce a creare. La profondità religiosa e filosofica delle due culture, quella occidentale ed orientale, in questo libro non vengono banalizzate come potrebbe essere leggendo le parole di Paolo, anzi vengono approfondite attraverso il focus del disegno e della pittura e quindi dell'arte specifica che si esprimeva in quel periodo di contatti tra Istambul e Venezia, un punto di incontro/scontro nè politico nè militare ma culturale ed artistico che alcuni vorrebbero che diventasse confronto.
 

sergio Rufo

New member
Gran libro Il mio nome e' rosso.
Pero' di Pamuk c'e' di meglio...per l'antitesi occidente e oriente o per la relativa intersecazione.
Il Mio nome e' rosso e' un po' troppo " miniaturista"...:)
 

lettore marcovaldo

Well-known member
Questo è un libro che ho molto apprezzaato. Bella l'idea dei diversi capitoli dove i personaggi raccontano uno stesso fatto dalla loro personale prospettiva. Interessante l'ambientazione nella antica instanbul dei sultani e il racconto della vita e del mestiere dei miniaturisti ( è consigliabile andare a vedere alcune delle splendide immagini di miniature turche o afgane che si possono trovare sul web, danno maggior sostanza al racconto ).
Forse verso la fine la narrazione si dilunga troppo ma è comunque un "peccato" veniale. Un libro che mi sento di consigliare .
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Indubbiamente è un libro che fa riflettere molto sul rapporto tra occidente ed oriente visto attraverso l'arte delle due culture e la rappresentazione del mondo che attraverso la pittura viene fatta dagli artisti stessi. E' estremamente affascinante la storia della tecnica delle miniature e della personalità che i miniaturisti assumono esprimendosi attraverso questo tipo di pittura. Storicamente trovo questo romanzo molto preciso ed articolato, alla fine della lettura si hanno alcuni strumenti di comprensione dell'arte islamica e della cultura del periodo molto maggiori di quelli che si avevano prima di leggerlo. Riesce poi con un linguaggio molto ricco ma nello stesso tempo molto descrittivo e ripetitivo a farti immergere in modo quasi ipnotico in questo mondo dove l'orizzonte non andava al di là del foglio di carta che si aveva sotto il naso. Libro complesso che proprone molte chiavi di lettura e che riesce anche ad essere un piacevole romanzo, in cui un po' ci si perde come in un labirinto. Ti lascia la voglia di vedere le miniature del grande Bezhat e di tutti gli artisti menzionati nella storia.

La storia di Cosroe e Shirin
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Spilla

Well-known member
Esco da questa lettura non del tutto soddisfatta. Non ripeto i giudizi, che condivido, sulla capacità dell'autore di trasmettere l'atmosfera dell'epoca, la cultura tipica dell'ambiente dei miniaturisti e la minuziosità della produzione artistica nella Istambul del periodo ottomano. Bella anche la narrazione a più voci, che dà vivacita ad un racconto che ne è un po' privo (forse volutamente). Quel che mi ha lasciata perplessa è la caratterizzazione dei personaggi, poco indagati psicologicamente nonostante siano immersi in una vicenda che li vede pericolosamente coinvolti. Anche alcuni passaggi della storia mi sono parsi un po' forzati. Insomma, ho avuto l'impressione di leggere un bel testo "cerebrale" in cui l'autore ha esposto con maestria la propria conoscenza dell'argomento e ha costruito in modo un po' meccanico una vicenda plausibile, che consentisse di mostrare appieno un mondo consapevole, ma non rassegnato, di essere ormai giunto al tramonto.Voto: 3,5/5
 

pigreco

Mathematician Member
Vorrei leggere qualcosa di Pamuk, di cui non possiedo niente. Mi consigliate il migliore da cui partire? A naso questo romanzo è quello che mi attira di più, ma forse chi conosce bene questo autore può darmi dei buoni consigli...
 

Meri

Viôt di viodi
L'ho terminato oggi e non sono rimasta particolarmente colpita, a tratti noioso e pesante. Non ho amato nessuno dei personaggi, nemmeno Nero o Sekure, poco caratterizzati e poco chiari nel loro agire.
 

fernycip

New member
La trama è ben congegnata, ma la narrazione è decisamente prolissa: interminabili e stancanti le descrizioni delle miniature e delle leggende, non sempre funzionali al racconto.
 

alexyr

New member
Ho avuto la sensazione,per tutto il libro,di non avere il bagaglio culturale sufficiente. Non distinguerei una miniatura dall'altro,non conosco così bene la cultura islamica,né la storia del periodo.Mi sono lasciata incantare dalla storia, ma non ho potuto cogliere tutte le sfumature e tutta la profondità del romanzo..
 

Shakti

New member
Il mio nome è Rosso mi ha stregata, sia per la riscoperta dell'affascinante mondo orientale a cui, per origine, sono legata, sia per la particolarità dei punti di vista narrativi.
E' un inno alla cultura, all'arte, un ponte fra due mondi.
Non posso descriverlo meglio di così, ma posso citarne un pezzo (scusate se non lo ricordo in modo letterale) che esprime tutta la favola del libro.

"Io non voglio essere un vero albero, ma il suo significato".

Un capolavoro.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Questo libro non riuscirò mai a definirlo... per più di metà ne sono rimasta stregata, ritenendolo un capolavoro... Verso la fine però anch'io sono stata "vinta" dall'eccessiva prolissità, a scapito della scorrevolezza della narrazione (considerando che comunque è pur sempre quasi un "thriller" benchè di altissimo livello culturale!)...
Comunque credo che sia uno di quei contemporanei che assolutamente debbano essere letti.
 
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Cold Deep

Vukodlak Mod
E' stato un viaggio attraverso la cultura artistica orientale vicina alla fine. La storia è interessante, bella la scelta di cambiare voce narrante ad ogni capitolo e l'uso di cornici narrative come ne Le mille e una notte, molto approfondita la ricerca storica. Personaggi forse poco delineati e reali, tanto da dover sempre richiamare sempre le stesse leggende per metaforizzare i fatti, in certi tratti si finisce nelle divagazioni filosofiche-teologiche-artistiche di qualche personaggio che si dilunga in ragionamenti lunghi un intero capitolo su una decorazione in oro affossando il fluire del racconto. Alla fine il libro non mi è dispiaciuto, se fosse stato meno prolisso e più concentrato sui personaggi ed i fatti poteva entrare tra i miei preferiti. Proverò ad approfondire questo autore, con molta attenzione però.
 
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