Cupellini, Claudio - Alaska

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Attraverso questa breve recensione-che condivido in ogni sfumatura-di Barsotti
di un quotidiano del nord-est,
desidero farvi conoscere quel bel film concitato ed intenso

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Alaska, le anime che si sono riconosciute

Il talento di Elio Germano e lo sguardo di Astrid Berges-Frisbey nel film di Claudio Cupellini


di Leandro Barsotti





"Alaska" di Claudio Cupellini.


Elio Germano è un grande talento, Astrid Berges-Frisbey ha un volto che racconta oltre la pelle. E poi c'è questa storia intensa.

Ti dice che c'è un destino di anime che si incontrano oltre al corpo e alla materia. E in ogni modo in cui la materia si manifesti: che sia un lavoro ben pagato, una ricchezza improvvisa, una nuova vita agiata. Nulla conta più del loro destino.

Parlo di quel momento (che è un attimo, è uno sguardo) capaci di cambiare per sempre una vita. Per quanto ne sfuggi via, prima o dopo la tua anima ti riporta lì. Come se ogni nostra scelta pensata, ragionata, obiettiva non contasse nulla davanti al torrente impetuoso dell'amore di due anime.

Sto dicendo due anime, non due persone. Qualcosa oltre la carne e la stessa presenza fisica. Due anime che come fossero calamite tra le leve sensoriali


del cosmo ti riportano sempre in quello stesso attimo in cui, con un solo sguardo, anche dopo migliaia di anni, si sono riconosciute.
 

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La recensione del Messaggero Veneto

L'Alaska di Cupellini: un’odissea per due sull’amore che non muore

Il regista sarà domenica ospite del Visionario di Udine e di Cinemazero di Pordenone. «Elio Germano? Mai stato così in forma. Amo gli estremi per scatenare pensieri»
di Gian Paolo Polesini


Crudo come deve essere il cinema che ti lavora dentro con la giusta distanza. Inquieto come dev’essere il cinema che vuole arrivare al cuore del pensiero. Passionale, perché soltanto l’amore estremo vive veramente nell’intensità del tempo. Alaska batte bandiera italiana, ma guardandolo non lo diresti.
«Evidentemente è vero, me lo sottolineano in tanti dopo aver visto i miei film» - ammette Claudio Cupellini. Il regista padovano è quello di Un uomo tranquillo e, anche qui, la situazione sfugge di mano. A lui piace, e gli riesce, creare disordine senza per questo spostare l’asse della storia.
Alla Festa del cinema di Roma Alaska ha scosso e intrigato e, ora, è lasciato libero nelle sale italiane. La serie Incontri con l’autore di Visionario e di Cinemazero offrirà l’accoppiata pellicola/Cupellini e ciò avverrà oggi, domenica, alle 17.10 a Udine e alla fine della proiezione delle 16.45 a Pordenone.
Una coppia nella bufera dei sensi e dal cammino precario. Fausto e Nadine non hanno futuro, esistono aggredendo i momenti e, in ogni sequenza temporale, decideranno il destino dell’attimo. Si conoscono su una terrazza per una sigaretta con vista. Il solito aggancio del «mi fai accendere?» e la fiamma innescherà avventure.
Elio Germano è l’attore inquadrato «già in fase di scrittura» - ammette Claudio. «Impossibile immaginare senza un volto chiaro a cui riferirsi ed Elio, un amico fra l’altro, comincia a girami attorno appena decido che questa sarà la mia nuova storia da raccontare. Non mi sbagliavo: Germano è in forma strepitosa». Per Nadine «ho faticato», confessa. Lunghi provini a Parigi per scegliere una ragazza nonsolobella. Volevo che sapesse esprimere la voglia di non mollare mai, nemmeno quando ti sembra tutto finito. E ho detto sì a Astrid Berges-Frisbey». Un’Odissea per due. Fausto finisce in gattabuia per una scazzottata e Nadine, seppure la loro minima conoscenza, lo aspetterà.
Non è un mondo tenero, eppure va aggredito per non soccombere. «Un’educazione sentimentale - precisa Cupellini - un romanzo di formazione. Ho insistito sulla tenacia di un’attrazione, credo negli estremi». Provocano sommosse, non v’è dubbio. Col rischio emulazione. Il cinematografo ne è pieno, di casi. «Sta a noi mantenere equilibrato il volume del dolore».
Alaska ti punge nelle fragilità. Chi non riesce a reggere il ritmo alto del coraggio richiesto, pum, si consola con un proiettile. Fine della vicenda terrena. «Difficile individuare la causa che ha scatenato la scrittura, direi una somma di fattori contemporanei. Ho semplicemente seguito il corso del tempo, guardandomi sempre in giro». Cupellini è sul set di Gomorra 2, la serie di Sky Atlantic in formazione. Pistole, ancora pistole. Oggetti inevitabili da esibire se sotto i fari ci metti la cronaca.
«Non seguo le mode, agisco seguendo il desiderio più urgente, ciò che ho digerito». Cupellini confessa le sue
pulsioni giovanili. «Adoravo la Nouvelle Vague e gli americani dei Settanta, Coppola e Malick. Ho plasmato il mio cinema servendomi di loro. D’altronde nulla s’inventa, da Shakespeare a oggi. L’importante è . riprodurre con originalità».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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La recensione di LETTERA43

Una stupenda storia d'amore, ma non senza tempo. Ambientata molto bene ai tempi nostri dove sempre più spesso si pensa di identificare la felicità nella ricerca del modo di fare soldi e di conquistare con rapacità ed ossessione alti tenori di vita. Ma, raggiunto un primo scalino, con ambizione e rabbia, si cerca di raggiungere il secondo, poi il terzo e così via, molto spesso sacrificando veri affetti che sono invece la reale fonte per una soddisfacente realizzazione personale. Quando Fausto ( Elio Germano), cameriere italiano che sogna di diventare maître, conosce per caso la giovanissima aspirante modella francese Nadine ( Astrid Berges-Frisbey)sul tetto di un albergo a Parigi, si scambiano immediatamente la loro reciproca povertà e solitudine affettiva che crea rapidamente il cemento per costruire una falsa idea di felicità che sembra irraggiungibile.

Parte così una lunga storia d'amore piena di personaggi, storie parallele ed ostacoli vari che il destino sembra continuamente porre sul percorso dei due giovani per allontanarli, rendendo 'Alaska ' simile ad un film d'azione tanto è pieno di grandi eventi e sbandamenti, di inseguimenti e decisioni repentine come se, per la prima volta, il cinema drammatico volesse usare il ritmo rapido del cinema d'avventura. Senza però perdere la giusta intensità emotiva ed affettiva in tutti i ruoli dei personaggi e questo è un il grande merito del regista Cupellini che ricorre generosamente nelle inquadrature ai primi piani per scovare forze e sensazioni nuove che scaturiscono in ogni fotogramma di pellicola da una interpretazione profonda, sensibile e feroce dei due 'amanti disperati ' realizzata dai bravissimi Elio Germano e Astrid Berges-Frisbey.


Da seguire con attenzione ed interesse anche la storia parallela di Sandro (Valerio Binasco), il sensibile ideatore della discoteca Alaska, perchè rappresenta la vittima sacrificale ,come Nadine, immolata nella forsennata scalata economica e sociale di Fausto . Ottima la musica

LETTERA43
 

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La recensione dell' ESPRESSO

Al terzo lungometraggio,
Claudio Cupellini trova una misura congeniale e realizza il proprio miglior film, "Alaska", purtroppo apprezzato meno del dovuto alla Festa del cinema di Roma. Elio Germano, cameriere emigrato in Francia, per farsi bello con una ragazza, che si trova nello stesso albergo a fare un provino, si mette nei casini e finisce in galera. Da lì, continua a scriverle per anni senza risposta, ma quando esce la trova ad aspettarlo. È l'inizio di una storia d'amore appassionata e violenta, altalenante, in cui il bene dell'uno sembra tragicamente implicare la sventura dell'altro: quando lei è una modella in ascesa lui è uno spiantato, poi lei ha un incidente e lui fa fortuna... Nella tenuta dell'insieme e in certe scene si sente l'ispirazione e il tocco del regista vero: c'è una scena di suicidio emozionante, magistrale, e certi scontri fisici tra i due amanti, certe tensioni, sono resi senza esibizionismo e senza freddezza. Elio Germano è bravissimo. Ha un'energia fisica contagiosa che ci fa credere subito al personaggio, e Astrid Bergès-Frisbey, nata a Barcellona da madre americana, sarà per molti una scoperta. Intorno a questa coppia, anche Valerio Binasco, che finora ha sviluppato soprattutto in teatro la propria dimensione, convince, alle prese con un personaggio un po' più letterario ma funzionale all'atmosfera. Certo, il film ha anche alcuni difetti vistosi. È allagato da una musica ordinaria che, anziché sostenere i momenti forti, rischia di banalizzarli. Fa fatica a reggere le oltre due ore di durata; e nel finale rischia di perdersi. Ma ha un'idea forte, quasi un impulso, che lo sostiene: partire dal rispetto delle regole di un genere, in questo caso il mélo, non come pretesto intellettuale o come schema narrativo che garantisca la quadratura della narrazione. Cupellini prende sul serio equivoci e colpi di scena, e crede che possano raccontare personaggi di oggi.
Personaggi che lui ama e segue, e che finiscono col restituire un momento e una società senza sociologismi.
In queste vite tese al riscatto e all'autodistruzione, "Alaska" coglie un disagio cieco, un conato feroce verso il cambiamento, qualcosa di profondamente contemporaneo.
 
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