bouvard
Well-known member
Inizio questo commento ammettendo subito che non conoscevo Leo Perutz, autore praghese contemporaneo di F. Kafka, è stato solo un puro caso a farmi imbattere in questo autore, anzi visto quanto mi è piaciuto il libro dico che è stato un fortunato caso a farmici imbattere.
Originale innanzitutto il modo in cui questo libro è scritto, una serie di racconti autonomi fra loro, ma nello stesso tempo legati - gli stessi personaggi presenti in più racconti, vicende che ritornano per ampliarsi e chiarirsi – tanto da far intravedere una sottile trama. Ma soprattutto a legare tutti i racconti – ancor più dei personaggi – è la città di Praga che potremmo considerare la vera protagonista del libro. Una Praga magica, esoterica, misteriosa, in cui realtà e “fantastico” si mescolano e coesistono, tanto che alla fine il “fantastico” sembra altrettanto reale e plausibile.
La città è flagellata da una moria di bambini, e la causa sembra essere un incantesimo fatto dal rabbino Low per consentire l’amore tra l’Imperatore Rodolfo II e la bella Esther moglie dell’ebreo Mordechai Meisl, uomo estremamente ricco e legato all’Imperatore da misteriosi interessi economici, e a questa storia se ne intrecciano altre: quella di un nobile boemo che non avrebbe mai dovuto pranzare alla tavola dell’Imperatore, o quella di un ebreo condannato a morte che ascoltando la conversazione tra due cani fa una sconvolgente scoperta, o la storia del matrimonio del nobile Waldstein nato sotto una strana stella e tante altre.
Lo stile di Perutz è raffinato, elegante, poetico in alcuni racconti, ironico in altri. Già solo per le bellissime pagine dell’amore tra il “rosmarino” e la “rosa rossa” varrebbe la pena leggere questo libro, ma sarebbe fare un torto a Perutz, alla sua fantasia e alla sua scrittura, leggerlo solo per questo racconto perché sono tutti i racconti a meritare di esser letti.
Io ho già messo in wish altri due libri di Perutz, meno male che ogni tanto capitano dei casi fortuiti così felici.
Originale innanzitutto il modo in cui questo libro è scritto, una serie di racconti autonomi fra loro, ma nello stesso tempo legati - gli stessi personaggi presenti in più racconti, vicende che ritornano per ampliarsi e chiarirsi – tanto da far intravedere una sottile trama. Ma soprattutto a legare tutti i racconti – ancor più dei personaggi – è la città di Praga che potremmo considerare la vera protagonista del libro. Una Praga magica, esoterica, misteriosa, in cui realtà e “fantastico” si mescolano e coesistono, tanto che alla fine il “fantastico” sembra altrettanto reale e plausibile.
La città è flagellata da una moria di bambini, e la causa sembra essere un incantesimo fatto dal rabbino Low per consentire l’amore tra l’Imperatore Rodolfo II e la bella Esther moglie dell’ebreo Mordechai Meisl, uomo estremamente ricco e legato all’Imperatore da misteriosi interessi economici, e a questa storia se ne intrecciano altre: quella di un nobile boemo che non avrebbe mai dovuto pranzare alla tavola dell’Imperatore, o quella di un ebreo condannato a morte che ascoltando la conversazione tra due cani fa una sconvolgente scoperta, o la storia del matrimonio del nobile Waldstein nato sotto una strana stella e tante altre.
Lo stile di Perutz è raffinato, elegante, poetico in alcuni racconti, ironico in altri. Già solo per le bellissime pagine dell’amore tra il “rosmarino” e la “rosa rossa” varrebbe la pena leggere questo libro, ma sarebbe fare un torto a Perutz, alla sua fantasia e alla sua scrittura, leggerlo solo per questo racconto perché sono tutti i racconti a meritare di esser letti.
Io ho già messo in wish altri due libri di Perutz, meno male che ogni tanto capitano dei casi fortuiti così felici.
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