Denni
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In uno straziante monologo, Eszter, famosa attrice teatrale, si rivolge all’uomo che ama per ricapitolare le ragioni del loro rapporto e passare in rassegna la propria esistenza. Il ritratto di una donna dilaniata fra l’odio e l’amore.
E’ un lungo sfogo crudele e astioso, quello con cui Eszter, fra le più affermate attrici teatrali nell’Ungheria del secondo dopoguerra, si rivolge a Lòrinc, il grande amore della sua vita. Astio che ha motivazioni antiche perché Eszter è figlia di due persone legate da una passione profonda, ma proprio per questo esclusiva; perche pur di origini aristocratiche, la famiglia è poverissima e lei subisce tutte le frustrazioni legate a queste condizioni; perché, infine, la sua compagna di scuola è Angela Graff, incarnazione di tutto ciò che lei non è - bella, e amabile - di tutto ciò che non può avere: una famiglia ricca e armoniosa, un fratello eroe, vestiti decenti. E’ su Angela che si concentrano l’odio e la gelosia di Eszter: sentimenti tanto radicati da indurla a compiere azioni moralmente inaccettabili.
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Sono bastate poche pagine per avere la sensazione di essere davanti ad un bel libro. Apprezzo particolarmente la scrittura della Szabò ; i periodi sono brevi, le parole semplici e secche. La scrittrice sembra farsi trasportare dal flusso dei ricordi, non c’è costruzione, non c’è storia. I pensieri di Eszter, i suoi ricordi, i suoi racconti si succedono saltando tra passato e futuro. I fatti non si susseguono in modo ordinato; sono i ricordi, le sensazioni, a decidere l’andamento. Le immagini richiamano altre immagini. La scrittrice sembra aver impresso la sua nudità su di una forma di cera, ogni più sottile sentimento è rimasto impresso. Eszter è vera, sincera in modo spietato, non si nasconde dietro ad un velo di falsa e comoda bontà, decide di svelarsi in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più scomode, maligne, sgradevoli. Mi sono affezionata a lei come ci si affeziona agli amici veri, quelli con cui hai costruito una tale familiarità da poterli anche sinceramente odiare. Eszter non è la protagonista, è ciò che succede attorno ai protagonisti, ciò che di importante accade ai lati. Ma tutto questo solo nella carta, perché fuori dalla carta eszter è attrice, cela la sua realtà sotto le maschere, dietro ai copioni, è trattenuta, arginata. In questo suo monologo sembriamo trovarci davanti al suo sfogo, al suo urlo lacerante di liberazione. Il libro mi è piaciuto talmente che a metà della lettura sono corsa in libreria a comprare un altro romanzo della scrittrice.
Consiglio vivamente questo romanzo.
E’ un lungo sfogo crudele e astioso, quello con cui Eszter, fra le più affermate attrici teatrali nell’Ungheria del secondo dopoguerra, si rivolge a Lòrinc, il grande amore della sua vita. Astio che ha motivazioni antiche perché Eszter è figlia di due persone legate da una passione profonda, ma proprio per questo esclusiva; perche pur di origini aristocratiche, la famiglia è poverissima e lei subisce tutte le frustrazioni legate a queste condizioni; perché, infine, la sua compagna di scuola è Angela Graff, incarnazione di tutto ciò che lei non è - bella, e amabile - di tutto ciò che non può avere: una famiglia ricca e armoniosa, un fratello eroe, vestiti decenti. E’ su Angela che si concentrano l’odio e la gelosia di Eszter: sentimenti tanto radicati da indurla a compiere azioni moralmente inaccettabili.
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Sono bastate poche pagine per avere la sensazione di essere davanti ad un bel libro. Apprezzo particolarmente la scrittura della Szabò ; i periodi sono brevi, le parole semplici e secche. La scrittrice sembra farsi trasportare dal flusso dei ricordi, non c’è costruzione, non c’è storia. I pensieri di Eszter, i suoi ricordi, i suoi racconti si succedono saltando tra passato e futuro. I fatti non si susseguono in modo ordinato; sono i ricordi, le sensazioni, a decidere l’andamento. Le immagini richiamano altre immagini. La scrittrice sembra aver impresso la sua nudità su di una forma di cera, ogni più sottile sentimento è rimasto impresso. Eszter è vera, sincera in modo spietato, non si nasconde dietro ad un velo di falsa e comoda bontà, decide di svelarsi in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più scomode, maligne, sgradevoli. Mi sono affezionata a lei come ci si affeziona agli amici veri, quelli con cui hai costruito una tale familiarità da poterli anche sinceramente odiare. Eszter non è la protagonista, è ciò che succede attorno ai protagonisti, ciò che di importante accade ai lati. Ma tutto questo solo nella carta, perché fuori dalla carta eszter è attrice, cela la sua realtà sotto le maschere, dietro ai copioni, è trattenuta, arginata. In questo suo monologo sembriamo trovarci davanti al suo sfogo, al suo urlo lacerante di liberazione. Il libro mi è piaciuto talmente che a metà della lettura sono corsa in libreria a comprare un altro romanzo della scrittrice.
Consiglio vivamente questo romanzo.