Eco, Umberto - La misteriosa fiamma della Regina Loana

Questo romanzo, benchè illustrato a colori, è dominato dalla nebbia. Nella nebbia si risveglia Yambo, dopo un incidente che gli ha fatto perdere la memoria. Non la memoria che i neurologi chiamano "semantica" (Yambo ricorda tutto di Giulio Cesare e sa recitare tutte le poesie che ha letto in vita sua), bensì la memoria "autobiografica": non sa più il proprio nome, non riconosce la moglie e le figlie, non ricorda nulla dei genitori e della sua infanzia.
Accompagnandolo nel lento recupero di se stesso, la moglie lo convince a tornare nella casa di campagna dove ha conservato i libri letti da ragazzo, i quaderni di scuola, i dischi che ascoltava allora. Così in un immenso solaio tra Langhe e Monferrato Yambo rivive la storia della propria generazione, tra "Giovinezza" e "Pippo non lo sa", tra Mussolini, Salgari, Flash Gordon e i suoi temi scolastici di piccolo balilla. Si arresta di fronte a due vuoti ancora nebbiosi, le tracce di un'esperienza forse atroce vissuta negli anni della Resistenza e l'immagine di una ragazza amata a sedici anni e poi perduta.
Interviene un secondo incidente. Yambo è ora in coma, ma rivive a spirale, tra folate di nebbia intermittente, ogni momento degli anni tra infanzia e adolescenza, sino a quando, in una sorta di Apocalisse benevola, tra il trentatreesimo canto del Paradiso, Bing Crosby, don Bosco e le scale di Wanda Osiris, sta per avere la visione finale. Ma......

Non saprei dare un giudizio coerente a questo libro, a tratti l'ho amato, a tratti l'ho trovato noioso...sicuramente non è tra i capolavori di Eco.
Mi piacerebbe conoscere il vostro giudizio. :)
 
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A me personalmente la parte finale è quella che più mi è piaciuta...da pag 50 in poi, però mi è piaciuto molto l'idea di una memoria di carta, da allora ho cominciato a conservare tutte le carte che trovo interessanti...
 

luxi

New member
L'ho letto qualche anno fa. Ero alla ricerca di qualche libro di Eco e questo mi aveva incuriosito perchè alcune pagine contenevano delle illustrazioni; sfogliandolo mi sembrò che non fosse un romanzo particolarmente impegnativo e quindi lo acquistai.
Non mi è piaciuto molto, piuttosto noioso. Ho avuto l'impressione che l'autore abbia raccolto le istantanee del suo passato e le abbia allacciate fino a costituire un romanzo senza grandi ambizioni. Una sorta di operazione nostalgia direi. Ciao
 

El_tipo

Surrealistic member
eco ha scritto il libro più bello e il libro più brutto che abbia mai letto
forse per questo non riesco a farmi una idea precisa sull'autore!
Il nome della rosa è sicuramente il più bello...
indovinate qual'è il più brutto?
:mrgreen:
 
eco ha scritto il libro più bello e il libro più brutto che abbia mai letto
forse per questo non riesco a farmi una idea precisa sull'autore!
Il nome della rosa è sicuramente il più bello...
indovinate qual'è il più brutto?
:mrgreen:

Mmmm... Baudolino...? :)W)
Il pendolo...? :)OO)
Regina Loana...? :)paura:)
Tra menzogna e ironia...? :)MM)

C'è l'imbarazzo della scelta... :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
 
Sono solo le mie impressioni...
Il mio crocio è che dopo aver letto Il nome della rosa, mi sono completamente lasciata trasportare di Eco, ma poi, ogni altro suo libro, per me è stata una grandissima delusione...
E ancora non riesco a spiegarmi come è stato possibile che si tratta dello stesso autore...:W
Mistero.
 

stellonzola

foolish member
Non sono riuscita a finirlo! una noia mortale.
All'inizio mi aveva conquistato l'argomento trattato: un uomo che ha perso la memoria e deve abiutuarsi a riscoprire il mondo e se stesso attraverso i ricordi degli altri... poi comincia un interminabile ricerca di indizi sul suo passato nella soffitta di casa.... non ne potevo più!!! nemmeno saltando le pagine riuscivo ad uscire dall'incubo!!! Ho pensato : ma chi me lo fa fare??? e dire che il primo pezzo mi aveva conquistata...
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Anche io come Stellonzola sono stata attratta dalla presenza del protagonista che perde la memoria e deve quindi recuperarla attraverso i ricordi che gli trasmettono i suoi cari.
Ma nonostante alcune pagine a volte mi abbiano annoiata,ho resistito fino alla fine.La parte storica che mi è piaciuta molto è stata quella in cui si parla dei partigiani,infatti mi aspettavo di trovare un riferimento a loro.
E' interessante anche l'aspetto religioso,soprattutto come viene trattato dall'amico anarchico partigiano di Yambo attraverso l'analisi differenziata del ruolo di Dio e Gesù Cristo.
Mi sono immedesimata in Yambo,ho pensato ai fumetti,ai libri,alle riviste che leggevo io nell'infanzia e nell'adolescenza,ho cercato di rievocare il mio primo amore e le sensazioni legate alla fase dell'innamoramento,ho ritrovato vecchi amici persi col passare degli anni e oggetti a me cari.Tutto ciò solo col pensiero per ora,ma mi riprometto di farlo anche in pratica appena ne ho tempo,attraverso le pagine,le fotografie,i diari e tutto ciò che mi potrà permettere di fare un tuffo nel mio passato,anche se ad una distanza più breve di quella di Yambo,vista la mia età giovane in confronto a lui e senza doverlo fare perchè ne ho perso la memoria :wink:.
La parte iniziale mi ha fatto ritornare in mente il libro di Oliver Sacks "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" e i testi di psicologia fisiologica quando studiavo all'Università di Psicologia.
Quindi esprimo un parere positivo su questo romanzo,tranne forse per la fine che non mi aspettavo così (a proposito,voi come l'avete interpretata?) e per qualche pagina che è stata dificile da leggere.
 
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Lollina

New member
Il quinto romanzo di Eco conserva la struttura dell’indagine cara ad altre sue più celebri opere, ma il percorso di ricostruzione che siamo chiamati ad intraprendere insieme al protagonista Yambo, libraio antiquario alle soglie dei 60, è quello di un Io in frantumi, cancellato da un “incidente” cerebrale che ne ha causato una perdita transitoria di coscienza e permanente di memoria. Per una strana circostanza, pur avendo conservato la memoria “semantica”, ovvero il possesso dell’enciclopedia culturale condivisa, ha totalmente perso la memoria autobiografica, ovvero quella delle cose, luoghi e persone che ci hanno reso quello che siamo. Il che significa possedere un intero codice di segni, senza però poterlo riempire di significato. Grazie all’insistenza della moglie psicologa decide allora di trascorrere del tempo nella casa avita di Solara: qui comincia un percorso di ricostruzione dei ricordi, sia di quelli familiari e collettivi legati ad un’epoca fortemente impressa nella memoria nazionale (l’ascesa e il tramonto del fascismo, la guerra e la resistenza partigiana) sia di quelli personali, attraverso un lavoro filologico di collazione di pagine di libri di avventure alla Salgari, vignette di fumetti da Cino e Franco a Flash Gordon, suoni di un vecchio grammofono, canzonette e inni balilla, foto di attrici e quaderni di scuola: egli ricostruisce cioè lo sfondo visivo e sonoro degli anni della propria infanzia e adolescenza. E tuttavia i tasselli, pur combaciando a tratti, non si ricompongono in un quadro d’insieme, nonostante alcuni occasionali bagliori sembrino promettere l’illuminazione finale, che per Yambo si incarna in una sorta di demiurgo, che assume di volta in volta le fattezze esotiche di una femme fatale da fumetto (la regina Loana del titolo) o quelle evanescenti di una fanciulla amata in gioventù.
E’ proprio inseguendo lei, archetipo di ogni donna e ignara promessa di una rivelazione, che Yambo raggiunge infine l’illuminazione finale, in una sorta di estasi laica che ricalca quella sacra che è la meta del viaggio dantesco, modello neanche tanto implicito del vagabondare del protagonista per i gironi della memoria: ma un’estasi possibile solo nello stato di pura, lucidissima coscienza in cui un ultimo “incidente” proietta Yambo.
Nel pirotecnico varietà finale, in cui tutte le figure dell’immaginario di Yambo bambino e poi ragazzo (Flash Gordon e Mandrake, la regina Loana e Don Bosco) introducono l’apparizione della “divina”, l’amata e ineffabile Lila, l’esperienza di Yambo diventa l’esperienza di tutti, il passaggio attraverso la scoperta della bellezza e dell’orrore, dell’urgenza dell’amore e del sesso, della necessaria crudeltà della vita e della morte.
 
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