Jessamine
Well-known member
QUARTA DI COPERTINA:
“La notizia del suicidio di Charly, il mio fratellino minore, mi arrivò una sera per telefono. [...] Poco prima che partissi, passò a salutarmi un amico. Mi abbracciò e mi disse: ‘Un’altra vittima della Shoah’. Ero in un tale stato di shock che non prestai attenzione a quella riflessione, che mi tornò poi in mente durante il volo. Avevo già sentito parlare della sindrome della ‘seconda generazione’.E io? Ero al riparo, da quella malattia?”
COMMENTO:
Questa graphic novel è una delle cose più sincere e meno retoriche che io abbia mai letto sulla Shoah. Michel Kichka, figlio di un ebreo sopravvissuto a Buchenwald, si racconta con una semplicità disarmante. È un fumetto che è anche memoir, e risulta particolarmente efficace e toccante proprio perché non ha alcuna pretesa di commuovere, stupire o colpire tasti deboli.
La terribile storia di suo padre emerge lentamente, dapprima attraverso i ricordi di un Michel bambino ossessionato dalla storia, che legge ossessivamente tutti i libri del padre, terrorizzato all'idea di riconoscere nei volti deformati dall'orrore delle fotografie scattate nel gennaio '45 gli occhi del genitore, per poi assumere chiarezza e definizione con la crescita di Michel e l'invecchiare padre, che scrive un libro di memorie e comincia a trincerarsi dietro testimonianze che ripete a chiunque, come se raccontare la propria storia costruisse un muro abbastanza resistente da arginare i ricordi veri e propri.
Si potrebbe dire molto di questo fumetto, ma la verità è che la lettura è talmente gustosa ed emotivamente travolgente, nonostante la semplicità di termini e l'assenza di escamotage narrativi e retorici, che la sua forza sta proprio nell'immediatezza con cui riesce a mostrare il groviglio di sensi di colpa e difficoltà che si abbattono sulle spalle della "seconda generazione", e cercare di parlarne rischierebbe solamente di scafire un po' di questa forza.
Io non posso che consigliare caldamente questa lettura.
“La notizia del suicidio di Charly, il mio fratellino minore, mi arrivò una sera per telefono. [...] Poco prima che partissi, passò a salutarmi un amico. Mi abbracciò e mi disse: ‘Un’altra vittima della Shoah’. Ero in un tale stato di shock che non prestai attenzione a quella riflessione, che mi tornò poi in mente durante il volo. Avevo già sentito parlare della sindrome della ‘seconda generazione’.E io? Ero al riparo, da quella malattia?”
COMMENTO:
Questa graphic novel è una delle cose più sincere e meno retoriche che io abbia mai letto sulla Shoah. Michel Kichka, figlio di un ebreo sopravvissuto a Buchenwald, si racconta con una semplicità disarmante. È un fumetto che è anche memoir, e risulta particolarmente efficace e toccante proprio perché non ha alcuna pretesa di commuovere, stupire o colpire tasti deboli.
La terribile storia di suo padre emerge lentamente, dapprima attraverso i ricordi di un Michel bambino ossessionato dalla storia, che legge ossessivamente tutti i libri del padre, terrorizzato all'idea di riconoscere nei volti deformati dall'orrore delle fotografie scattate nel gennaio '45 gli occhi del genitore, per poi assumere chiarezza e definizione con la crescita di Michel e l'invecchiare padre, che scrive un libro di memorie e comincia a trincerarsi dietro testimonianze che ripete a chiunque, come se raccontare la propria storia costruisse un muro abbastanza resistente da arginare i ricordi veri e propri.
Si potrebbe dire molto di questo fumetto, ma la verità è che la lettura è talmente gustosa ed emotivamente travolgente, nonostante la semplicità di termini e l'assenza di escamotage narrativi e retorici, che la sua forza sta proprio nell'immediatezza con cui riesce a mostrare il groviglio di sensi di colpa e difficoltà che si abbattono sulle spalle della "seconda generazione", e cercare di parlarne rischierebbe solamente di scafire un po' di questa forza.
Io non posso che consigliare caldamente questa lettura.