Ammaniti, Niccolò - Anna

alessandra

Lunatic Mod
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Se si dice “la Rossa” può venire in mente un’anziana, esperta e allegra prostituta di un romanzo di Amado o simili, felice di esserlo. Ma non è così: la Rossa è un morbo tremendo, che in breve tempo si è portato via tutti gli adulti lasciando al mondo solo i bambini, destinati anch’essi a scomparire una volta diventati “grandi” (difficile vivere più di quattordici anni). In questa Sicilia desolata Anna passa il tempo a procurare il cibo per sé e il fratellino Astor - che, quando morì la mamma qualche anno prima, aveva quattro anni e che quindi non ricorda quasi nulla del mondo pre-catastrofe – e ad accudirlo.
Ho letto diversi libri di questo filone “post-catastrofico”: ho trovato analogie con La strada, Cecità, Nel paese delle ultime cose di Auster. Perciò, soprattutto all’inizio, la sensazione di “già visto” è stata prepotente. Ma ogni autore ha la sua penna e la sua particolarità, e presto ho ritrovato il caro, vecchio Ammaniti, con le sue assurdità calate in un contesto reale (non realistico, ma credibile come se tutto avvenisse qui e ora), la sua cruda ironia e l’innata capacità di immedesimarsi nei bambini e negli adolescenti. Cosa succederebbe se al mondo ci fossero solo bambini? L’autore ha immaginato ciò, secondo me, in modo verosimile, senza eccedere né nel bene (niente edulcorazioni poco credibili) né nel male (quanto i bambini, soprattutto se privi di controllo e se lottano per la sopravvivenza, possono essere cattivi?).L’autore ci regala ancora una volta una bella storia di formazione, pur ambientata in un contesto estremo; seppur non supportata da una società ordinata Anna, inevitabilmente, cresce e, pur avendo pensieri e una vita non comune nel mondo che conosciamo, prova gli stessi sentimenti che in esso si provano. Il messaggio che ho percepito alla fine è di surreale, forse immotivata speranza.
Credo che se Ammaniti smettesse di scrivere mi dispiacerebbe molto, è uno scrittore che sento profondamente vicino :)
 

alessandra

Lunatic Mod
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Volevo aggiungere che il libro è zeppo di particolari macabri, anche se sempre con un sottofondo ironico, perciò forse non a tutti piacerebbe :mrgreen:
 

TheBlack

New member
Appena terminata la lettura posso dire di essere abbastanza concorde con il giudizio di Alessandra: La abbastanza vasta gamma di scelta per il Filone Post-Apocalittico che si manifesta in un contesto di quasi totale solitudine e desolazione rende l'inizio della lettura parecchio fastidiosa.. E' troppo forte il richiamo a "La Strada", dove i protagonisti erano un padre e suo figlio, mentre qui siamo di fronte ad Anna, che è sì una bambina, ma è la madre reale di Astor, suo fratello. L'ambientazione, il clima.. Tutto richiama altro e questo è quasi scontato se si decide di battere una strada già parecchio percorsa da altri e in modo egregio (e non solo a livello letterario, ma anche cinematografico..). Detto questo, alla lunga viene fuori il carattere e la particolarità di Ammaniti, il suo modo di raccontare e la sua capacità di pensare e trascrivere scene al di fuori della realtà, ma che nella realtà poi risultano essere del tutto possibili. Il libro finisce con il catturare, complice la sua brevità (Quasi trecento pagine, ma scorrevolissime..), ma rimane a livello di una bella storia e poco altro. Ci sono frammenti in cui ci si emoziona (SPOILER-SPOILER-SPOILER: Quasi mi veniva fuori una lacrima quando ho scoperto che Coccolone non era morto!), ci sono passaggi forti e ben riusciti, ma il tutto rimane come sospeso in una dimensiona che avvicina il racconto quasi ad una favola, forse complice il fatto che ad esserne protagonisti sono dei bambini. Senza sminuire quanto di angosciante e triste e duro vien fuori da un libro che comunque narra di un contesto di morte e solitudine. L'immotivata speranza di cui parla Alessandra è presente, proprio come i lieto fine delle favole: Non siamo di fronte alla risurrezione dell'umanità, ma il finale non è cupo, perché qualcosa in cui credere e per cui combattere c'è comunque sempre.
Due sono le considerazioni fondamentali che voglio fare su Ammaniti: Dopo aver letto tre delle sue opere non ne posso più di avere sempre come protagonisti dei bambini. Così, molto soggettivamente e francamente. Alla lunga rischia di diventare banale e per me lo è diventato. Questo, lo ammetto, ha pesato molto sulla mia personale valutazione del libro. In secondo luogo, dopo "Ti Prendo e Ti Porto Via", che è un capolavoro, non ho ritrovato la stessa bellezza né in "I non ho Paura", né in "Anna", che per profondità narrativa sembra scritto da un altro autore, non comunque dall'Ammaniti di "Ti Prendo e Ti Porto Via".
Consigliata a leggere comunque quest'opera: Breve e leggera, piacevole per periodi in cui non si ha voglia di leggere o non si ha nulla di pronto da affrontare. Libro simpatico, che mette di buon umore, ma lo ripeto ancora: E' una storiella.

Voto: 5.5.
 

Jessamine

Well-known member
Questo è stato il mio primo approccio ad Amaniti: ho iniziato la lettura (anzi, l'ascolto) estremamente prevenuta, perché avevo letto solo critiche feroci. La storia di Anna mi ha accompagnata durante una intensa settimana di imbiancatura delle pareti di casa, dunque sono la prima a rendermi conto che, probabilmente, la mia attenzione ai dettagli era minima, ma sono rimasta piuttosto soddisfatta dalla lettura.
Che non è un capolavoro, ovviamente, ma non delude le promesse delle premesse: non c'è nulla di nuovo, in questo libro, ma quello che c'è cattura l'attenzione il giusto, distrae e intrattiene. Ci sono cliché e scene decisamente sopra le righe, ma, tutto sommato, mi sono sempre sentita intrattenuta e coinvolta.
Leggerò altro di Ammaniti? Forse durante il prossimo trasloco, chissà.
 

estersable88

dreamer member
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è il 2020. Un virus misterioso denominato La rossa ha colpito il mondo portando alla morte tutti gli adulti. Nella Sicilia settentrionale, nel paesino di Castellammare, da ben quattro anni due fratelli, la tredicenne Anna e il fratellino Astor, cercano di sopravvivere preservando la casa, il bosco e loro stessi dagli incendi, le razie, i cani affamati, le orde di bambini incattiviti e pronti a tutto. Ma un giorno Astor si ammala, non ha la rossa perché è troppo presto, ma ha un febbrone che non accenna a scendere. Nel quaderno delle cose importanti che la mamma le ha lasciato prima di morire, Anna legge che servono gli antibiotici. Li cerca per giorni, ma quando torna col prezioso bottino, la casa è a soqquadro e il fratellino è sparito. Anna non può perdere anche lui, ha promesso alla madre che se ne sarebbe presa cura, perciò parte alla sua ricerca e giura a se stessa che, quando l'avrà trovato, partirà con lui per il continente, attraverserà lo Stretto e cercherà i grandi e il loro vaccino, sempre ammesso che qualcuno, al di là del mare, sia sopravvissuto. Ma la sua missione si rivela tutt'altro che facile. Ad accompagnarla in quest'avventura di sopravvivenza estrema ci sono Pietro, un ragazzino con la passione per i motori e l'ossessione per un determinato tipo di scarpe, e un nuovo amico a quattro zampe la cui storia ha quasi dell'incredibile. In questo bel romanzo di formazione, Niccolò Ammaniti affronta, con apparente semplicità, tematiche importantissime del vivere: l'affetto, la famiglia, la sopravvivenza ad ogni costo, l'amicizia, l'altruismo, l'amore per e degli animali, l'adolescenza, la malattia, la perdita di persone care… un romanzo distopico che, letto in un tempo in cui un virus ha veramente invaso il mondo, appare ancor più potente nel suo realismo. Non si può dire che sia un libro originale, non è un capolavoro, ma coinvolge e cattura: di certo è una buona lettura.
 
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