Serra, Michele - Ognuno potrebbe

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
In genere, quando si fa la recensione di un libro, si parte dalla storia, ma qui non ce n’è.
Diciamo allora che è ambientato a Capannonia, dove il nome dice tutto.
Il protagonista sarebbe Giulio, e dico sarebbe perché se in tutto il libro non fa nulla, chiamarlo protagonista mi sembra troppo.
In pratica, è la storia di Giulio che fa il ricercatore analizzando l’esultanza dei calciatori dopo il gol e deve vendere il capannone di suo padre.
L’andazzo è un po’ quello de Il giovane Holden di Salinger, ma non l’ambientazione e lo stile no, e onestamente nemmeno più i tempi, perciò il risultato, a mio modesto parere, è la pizza totale.
Credo di aver letto tutti i libri di Serra e questa è stata la prima volta che ho scorso velocemente le righe pur di finire il prima possibile.
Molto bella la descrizione dei a me non la danno a bere e la spiegazione del perché i-phone, in italiano, vada tradotto con egofono; ok, ma poi il nulla.

Mia moglie dice che non è certo un libro brillante, però è la giusta descrizione del nulla attuale.

Io penso che o descrivi il nulla facendomi ridere (come ha fatto per 25 anni e lo ringrazio), o sei Tolstoj e allora riesci a tenermi comunque incollato al libro, oppure viene fuori una pizza.
 
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