Fine capitolo 3 - vaghissimi spoiler
Mamma mia, avrei voglia di immergermi completamente in questo libro, che sembra proprio un iceberg: inizialmente si intravvede solo la superficie, ma si intuisce che sotto covano elementi enormi.
È vero, all'inizio si è buttati in un turbinio di nomi e personaggi che non vengono minimamente introdotti né presentati, perché in effetti si tratta di personaggi che il lettore (l'amato di Eszter) conosce perfettamente, perché fanno parte della sua vita e della sua quotidianità. Però non è difficile seguire il flusso di pensieri di Eszter, perché la forza del suo racconto, delle immagni che evoca anche solo con poche frasi è tale che si riesce perfettamente a godere del racconto.
Adoro il modo spontaneo in cui tutto fluisce, il colore dell'abito che Eszter indossava la prima volta che lei e il suo amato (amante?) hanno fatto l'amore le ricorda della tenda della sua cucina, e dunque di quella volta che sua madre dava lezioni di piano, e via così, all'infinito.
Per ora sta emergendo la figura di una donna estremamente complessa, che ha avuto un'infanzia terribile che ha cercato di dimenticare in ogni modo, ma che in qualche modo ritorna in maniera ossessiva. C'è un bel passaggio in cui dice di non avere lineamenti prima di truccarsi, ma solo maschere, e forse questa lettera-confessione rappresenta proprio il momento in cui il suo volto è bianco e tutte le maschere sono a terra, e lei può dunque descriverle. Almeno, questa è l'impressione ricavata da queste prime sessanta pagine, vedremo poi come continuerà.
In ogni caso mi sta piacendo moltissimo, e rimpiango di non avere nei prossimi giorni tempo di dedicarmici interamente.