Il corpo nell'arte e nella letteratura

Volgere Altrove

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Vorrei partire da una immagine. Questa. Conosciuta, nota. Il Discobolo:


https://upload.wikimedia.org/wikipe...l_Roman_Museum_Palazzo_Massimo_alle_Terme.JPG


L'intento è di discutere attorno alla bellezza e alla salute del corpo, confrontandoci con la letteratura e con l'arte.
L'immagine del Discobolo è un buon incipit. Tradisce una fisicità piena di salute e di ...esercizio.
E una cultura classica che ne apprezza le qualità. Una cultura classica della bellezza, che assomiglia molto , visivamente, alla nostra idea di benessere e di salute (del corpo).
Volgere
 

Volgere Altrove

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"Corpo, ludibrio grigio
con le tue scarlatte voglie,
fino a quando mi imprigionerai?
anima circonflessa,
circonfusa e incapace,
anima circoncisa,
che fai distesa nel corpo?"

Alda Merini, “La Terra Santa”
 

Volgere Altrove

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Non riesco a vedere il tuo post. Se son i bronzi di riace, splendidi. Ma son corpi pensati/forgiati per la guerra piu' che per la bellezza-salute-atletica.Ma il confine, lo riconosco, in special mondo per il mondo classico, è labile.

V.A.
Li hai visto dal vivo? Io molte volte, stupendi,ma la testa di filosofo di piu'!!
 

ariano geta

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Per stare in tema col titolo bisogna accrescere il contenuto letterario di questo post (sinora trascurato preferendo invece le arti figurative). E a me viene in mente "Colori proibiti" di Yukio Mishima, costruito sullo strano accordo siglato fra lo scrittore Shunsuke, ormai vecchio ma dichiaratamente brutto anche quando era giovane, e il bellissimo Yuichi. Lo scrittore scopre l'esistenza di questo ragazzo poiché la sua giovane amante si incontra segretamente con lui. Shunsuke è quindi curioso di vedere colui che ha sedotto la sua amante e parte alquanto nervoso, ferito nell'orgoglio e arrabbiato, ma nel momento in cui lo vede la bellezza di Yuichi riesce a incrinare il suo odio. Cito l'intero passaggio (tratto dal capitolo 2 del romanzo) perché lo ritengo appropriato a questo topic:

Il sistema migliore era quello di avvicinarsi il più possibile all'antagonista.
Shunsuke Hinoki, nell'ambito delle sue relazioni sociali, affrontava le persone con la tecnica esperta che sembra ignorare le leggi della prospettiva, proprio come la recitazione di un attore famoso riesce a farlo sentire vicino a ognuno in particolare, tra migliaia di spettatori.
Nessuna lode o critica può ferire un simile attore, perché non sta ad ascoltare.
Solamente quando, come in quel momento, tremava nella previsione di una ferita e nel desiderio di riceverla, Shunsuke doveva ricorrere al suo particolare sistema di fuga, con l'ansia di giungere al momento in cui sarebbe stato chiaramente, materialmente ferito.
Ma l'immenso mare, che si cullava stranamente vicino, pareva placarlo.
Penetrando veloce e con astuzia fra gli scogli, giungeva talvolta fino a lambirlo, scorreva nel suo essere, tingeva di azzurro il suo intimo... e poi ancora si ritraeva.
Fu allora che sulla superficie del mare apparve una increspatura accompagnata come dalla schiuma di una cresta d'onda, e avanzò impetuosamente verso la riva.
Arrivato in acqua bassa, il nuotatore si alzò in piedi in mezzo alle onde che frangevano.
Per un istante il suo corpo scomparve sommerso da un cavallone per riapparire, imperturbato.
Procedeva calpestando l'acqua a passi vigorosi.
Era un giovane di stupenda bellezza.
Il corpo aveva l'essenza, quieta e impaziente insieme, di un Apollo non della Grecia arcaica, ma piuttosto di scuola peloponnesiaca: un collo nobilmente costruito, spalle armoniose, petto ampio e generoso, braccia elegantemente tornite, vita di una pura pienezza, gambe salde e vigorose come spade.
Sostando sulla battigia per osservare il gomito, che doveva essersi graffiato sugli scogli, girò il volto e portò la mano destra al braccio sinistro, piegandosi un poco.
Allora il riflesso dell'acqua, che rifluiva tra le sue gambe quasi arretrando davanti a un'apparizione, illuminò il profilo del viso reclinato.
Sopracciglia diritte e sottili, occhi profondi e tristi, labbra di una freschezza leggermente carnosa, questo era il disegno del suo raro profilo.
Inoltre il naso ben formato, insieme con le guance tese, conferivano a quel viso di giovane l'aspetto di una purezza selvatica.
Soprattutto, il suo sguardo scuro e indifferente, i denti bianchi e forti si accordavano col portamento vivace del corpo e gli davano l'aspetto di un giovane e bel lupo.
Ma nella gentile rotondità delle spalle, nella chiara innocenza del suo petto, nella grazia delle sue labbra... in quei lineamenti c'era una dolcezza indefinibile, qualcosa di simile alla "dolcezza del primo Rinascimento" come la chiamò Walter Pater.
Shunsuke Hinoki odiava tutti gli uomini giovani e belli del mondo; ma quella bellezza costrinse i suoi sentimenti al silenzio.
In un certo senso, convinto com'era che la bellezza fosse unita alla felicità, ciò che aveva fatto tacere il suo odio non era la perfetta bellezza del giovane ma la perfetta felicità che gli attribuiva.
 

ariano geta

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Egli tornò indietro, a testa arrovesciata traversò di corsa l'acqua bassa facendo sollevare in spuma l'onda che resisteva alle sue gambe; e vedere la forma viva, acerba e graziosa nella sua previrilità, sorgere con i ricci grondanti, bella come un giovane nume, dalle profondità del mare, uscire e fuggire dall'elemento, era uno spettacolo che suggeriva mitiche fantasie, qualcosa come una leggenda poetica di età primitive che narra le origini della forma e la nascita degli dèi. Aschenbach ascoltava con gli occhi chiusi quel canto che gli vibrava nell'anima, e di nuovo pensò che lì stava bene e che lì sarebbe rimasto.
Più tardi Tadzio si riposò del bagno, sdraiato sulla sabbia, avvolto in un lenzuolo bianco che passava sotto la spalla destra e con la testa appoggiata sul braccio nudo; e Aschenbach, anche se non lo guardava e leggeva invece qualche pagina del suo libro, non dimenticava mai che egli giaceva là, e che bastava voltare leggermente il capo verso destra per contemplare la mirabile visione
 
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Volgere Altrove

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Egli tornò
indietro, a testa arrovesciata traversò di corsa l'acqua bassa facendo sollevare in spuma l'onda che resisteva alle sue gambe; e vedere la forma viva, acerba e graziosa nella sua previrilità, sorgere con i ricci grondanti, bella come un giovane nume, dalle profondità del mare, uscire e fuggire dall'elemento, era uno spettacolo che suggeriva mitiche fantasie, qualcosa come una leggenda poetica di età primitive che narra le origini della forma e la nascita degli dèi. Aschenbach ascoltava con gli occhi chiusi quel canto che gli vibrava nell'anima, e di nuovo pensò che lì stava bene e che lì sarebbe rimasto.
Più tardi Tadzio si riposò del bagno, sdraiato sulla sabbia, avvolto in un lenzuolo bianco che passava sotto la spalla destra e con la testa appoggiata sul braccio nudo; e Aschenbach, anche se non lo guardava e leggeva invece qualche pagina del suo libro, non dimenticava mai che egli giaceva là, e che bastava voltare leggermente il capo verso destra per contemplare la mirabile visione

Ma che meraviglia! Che meraviglia di pagina!
V.A.








"Aschenbach ascoltava con gli occhi chiusi quel canto che gli vibrava nell'anima"
 
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